Il 27% ritiene il risultato una vittoria in particolare di Fratelli d’Italia. Il 37% ritiene il campo largo non competitivo con la coalizione avversaria

(di Nando Pagnoncelli – corriere.it) – Il vento della riconquista, auspicato dal centrosinistra, in Abruzzo non ha soffiato. Nel nostro ultimo articolo dicevamo che solo uno scatto emotivo, che avesse portato alla mobilitazione dell’elettorato del campo largo, avrebbe potuto mettere in discussione la vittoria del centrodestra nella regione. Come abbiamo visto, questo scatto non c’è stato, anzi la partecipazione è stata, sia pur di poco, inferiore alle precedenti elezioni regionali.
L’analisi del voto, consegnataci dall’Istituto Cattaneo, segna sostanzialmente un fenomeno contrario: il centrodestra, citiamo, si consolida grazie ad un astensionismo relativamente basso tra i suoi elettori e al recupero soprattutto da elettori del cosiddetto Terzo polo; il centrosinistra (o, meglio, il campo «larghissimo») soffre di fuoruscite più consistenti verso l’astensione (gli elettori pentastellati più degli altri non sono andati a votare) o di flussi verso il centrodestra da parte degli elettori dell’area Azione/Italia viva, che per oltre il 40% (dati relativi alla città di Pescara) hanno scelto Marsilio.

Gli italiani, anche in questo caso, hanno guardato con un’apprezzabile attenzione questa competizione: quasi due terzi hanno seguito i risultati. E gli aspetti che più hanno colpito sono proprio quelli che erano al centro dei commenti: la contrazione della partecipazione (contro l’idea di una mobilitazione degli elettori del campo largo), e la larga vittoria del centrodestra nonostante le previsioni di un testa a testa e la presenza di un’opposizione unita.
La vittoria di Marsilio, appare come il frutto di successi articolati, sia di Fratelli d’Italia, partito di cui il presidente dell’Abruzzo è uno storico esponente, come sostiene il 27% dei nostri intervistati, sia della coalizione di centrodestra nel suo complesso, come pensa il 22%, mentre il 16% lo legge come un successo personale del candidato.
La sconfitta delle opposizioni è letta come una battuta di arresto della strategia del campo largo, che sembra non essere competitivo con la coalizione avversaria (37%), mentre 21% lo relega a una sconfitta locale e solo 9% lo pensa frutto della debolezza del candidato. È interessante rilevare che tra gli elettori Pd e pentastellati prevale l’idea che sia un fenomeno locale, ma una quota non irrilevante (30% nel Pd, 26% tra i pentastellati) lo legge come uno stop alla strategia del campo largo.
Le conseguenze delle elezioni abruzzesi, a parere degli italiani, saranno tutto sommato non irrilevanti sulle elezioni europee, lo pensa il 42% segnando il percorso indicato dalla consultazione di domenica: tenderanno a favorire il centrodestra e FdI in particolare, a penalizzare le opposizioni e il Movimento 5 Stelle in particolare. Da sottolineare che l’idea di una possibile sofferenza del Movimento è più elevata proprio tra gli elettori pentastellati (e, specularmente, l’ipotesi di un successo di FdI è più elevata tra gli elettori di questa formazione). Meno nette le ricadute sul governo, ma sicuramente in qualche modo positive: 19% ritiene che avranno effetti consistenti in questo senso, 22% pensa che l’effetto sarà meno consistente e di breve periodo, ma che comunque favorirà l’esecutivo. Infine, 29% ritiene che non ci saranno ricadute di sorta.
L’alleanza di campo largo (o larghissimo) subisce indubbiamente una battuta d’arresto, ma non sembra una pratica archiviata: solo 13% la dà infatti per finita (quasi nessuno nel Pd e l’8% dei pentastellati), 32% vede un segnale d’arresto ma non esclude che possa essere ripresa in futuro (rispettivamente 46% e 40% tra elettori Pd e M5S) e 21% non vede incrinature in un progetto ritenuto indispensabile se si vogliono far vincere le opposizioni (42% tra gli elettori Pd, 35% tra i pentastellati).
Insomma, le elezioni abruzzesi segnano un punto per il centrodestra, pur determinando un riassetto tra Lega e Forza Italia, e un segnale chiaro di difficoltà per l’opposizione. Ma staremo a vedere: tra meno di un mese si vota in Basilicata, e potrebbe ancora una volta spirare un qualche diverso vento.
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Quindi se ho capito bene, gli elettori ,diciamo di centro, quando i loro riferimenti partitici stanno nella coalizione di centro sinistra, votano la coalizione di destra, mentre gli elettori della controparte, per gli stessi motivi, si astengono……due piccioni con una fava! Se ne deduce che non esistono elettori di centro, ma elettori che pur di non astenersi, votano tranquillamente a destra, magari scegliendo all’ interno della coalizione il partito più centrista come Forza Italia , che infatti è andato bene nelle elezioni in Abruzzo! L’astensione , visto che l’ astensionismo è relativamente basso nel centro destra, penalizza gli altri, soprattutto il M5S! Questo era noto, perché da sempre l’ elettorato di centro destra non si astiene, magari si sposta fra un partito e l’altro, ma va a votare per far vincere chi è a lui “idealmente “ più vicino e soprattutto idoneo a tutelare i suoi interessi! Come mai ho la fastidiosa sensazione di aver individuato chi ha capito tutto? E che non sia neppure una sorpresa vista la storia politica italiana?
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