
(di Andrea Taffi) – Al di là degli illusori squilli di tromba e cambi di vento, al di fuori dei campi larghi, larghissimi e giusti, quello che conta (secondo me), quello che dopo ogni elezione (sia essa regionale o nazionale) si fa finta di non vedere è una cosa che invece fa la differenza: l’astensione. Anche in Abruzzo, come del resto è accaduto in Sardegna, la metà degli aventi diritto è stata a casa non ha votato. Quello dell’astensione è un fenomeno storico dal quale, però, tutti si tengono lontani; apparentemente perché il non voto sembra impossibile da catalogare: chi ci dice che se la gente che non vota lo facesse voterebbe proprio quel partito invece di quell’altro? E così il fenomeno viene relegato ai margini della discussione politica, stancamente richiamato o invocato da quale deluso di turno.
Io credo, invece, che l’indifferenza verso l’astensione dipenda dalla difficoltà di capirne i motivi e soprattutto dalla totale incapacità di intercettarne i messaggi, che, a dispetto dell’indifferenza, ci sono eccome. Sì perché a non votare non è solo chi se ne frega a prescindere; no, parte di coloro che non votano lanciano un messaggio, talvolta pure disperato. Questa frangia dell’astensionismo ha votato in passato, e ha votato 5 Stelle; quello di Grillo, quello di Di Battista e persino quello del primo Di Maio. Lo so: quel Movimento non c’è più e con esso non ci sono più la maggioranza di quel 33% che l’aveva votato nel 2018. Quel Movimento si è (auto) distrutto combinando tutto quello che sappiamo, e alla fine è diventato un partito come gli altri guidato da un signore che l’essere stato un buon presidente del Consiglio non ha automaticamente trasformato in politico di razza. Un signore che (secondo me e detto per inciso) dovrebbe dimettersi.
I 5 stelle attuali, infatti, languono tra i mal di pancia verso un campo largo e una ingenua difesa dei vecchi valori fondanti, ai quali loro per primi non credono più. Io penso che, al di là dei partigiani da salotto, quello che toglierebbe la destra dal governo sono quel 20% di ex grillini che non votano perché maltrattati proprio da quelli ai quali avevano creduto, da quelli che gli avevano detto che si poteva davvero cambiare. Solo ridando speranza a tutta questa gente, facendoli capire che sul serio si possono cambiare le cose, i 5 stelle potranno tornare quelli che erano.
C’è però un problema: in Italia è davvero possibile un vero cambiamento? Perché se la risposta è no (come sembra) non rimane che il teatrino televisivo dove, al netto dei risultati elettorali, si celebra l’antifascismo da operetta.
👏
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La mossa politicamente suicida del movimento è stata quella di infilarsi a tutti i costi in un campo che è dominio totale del pd. E non sto parlando di meriti speciali detenuti dal partito di Schlein, ma di immaginario collettivo sostenuto dalla vera sostanza di tale luogo: voto clientelare e imponenti grumi mediatici a supporto. Ecco perché il PD potrà andare male ma mai scenderà sotto una certa soglia.
Ecco, oltre a queste basi, fondamentali per ottenere il tracollo, il movimento si tarpa le ali da solo imponendosi, con un colpo di accetta autolesionistico, di tralasciare buona parte della sua campagna elettorale/propaganda per non infastidire il potentissimo alleato.
Il pd ha distrutto il paese, assieme a tutti gli altri vecchi partiti.
Un unico esempio, perché mi prende il voltastomaco: il pd è un partito da sempre imbottito di sindacalisti di grosso calibro; di contro, gli stipendi degli italiani sono fermi da trent’anni.
Ci sarà mica una correlazione??
Come può il movimento contestare una cosa del genere in campagna elettorale, di qualsiasi portata??
Impossibile!
E allora beccatevi le batoste!
Banda di incapaci e pavidi!
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Un 20 % che non vota per mantenere la destra al governo ,mica per toglierla.
Troppo semplicistico dire che sono i grillini a non andare a votare.
Difficile entrare nella testa di coloro che rimangono a casa,
Invece facile capire il perchè non vanno a votare…sono quelli che non hanno problemi e gli va bene così!
ps: In tempo di guerra i “compagni emiliani” vendevano a mercato nero e la povera gente per avere un pò di farina si impegnava oro e biancheria!
Che popolo solidale!
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Soffiava il vento del cambiamento alimentato dall’ei fu Movimento. Era rinato quel sentimento che s’era spento in ogni scontento. S’era creduto potesse cambiare quel modo di fare di amministrare il voler popolare tra bende prebende mazzette e marchette e chi più ne ha avoja ne mette. E venne il momento del combattimento e del successivo novel cambiamento e del tradimento con l’adattamento e l’adeguamento e l’appiattimento sull’un vale cento e disillusione con gran delusione ha avuto il sopravvento e per finire mi pare….”beato chi ancora ci crede” vien naturale da dire e pensare.
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Il sogno è svanito soprattutto grazie ai traditori, a Di Maio e ai suoi peones, ai tanti opportunisti fuorusciti. Il progetto politico di un radicale cambiamento si è arenato per questo, perdendo lo smalto rivoluzionario e di novità. Il presidente Conte, persona perbene e fuori da logiche opportuniste di Palazzo, dimostrato ampiamente durante i suoi 2 governi, ha preso in mano il M5S al minimo storico di immagine e credibilità rinnovandolo e nello stesso tempo portando avanti i suoi ideali originali. Certo non gli si può chiedere di fare miracoli e neppure il fu Beppe Grillo.
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Diciamo la verità grillo ha fatto di tutto per distruggere il movimento. Non hai capito un caxxo di cosa fosse il movimento e infatti lo ha consegnato ad un rappresentante della elite che fa gli interessi delle banche e delle multinazionali, super Mario. Per poi passare alle votazioni on line con quesiti fatti aposta per indirizzare la votazione o nascondendo l’elezione di Di Battista a capo del movimento. Aveva creato una corte di fedelissimi con crini, di maio e altri che si sono rivelati i veri traditori. Uln altro sogno infranto
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Tutto vero ed anche vero che a Conte non gli si può chiedere di fare miracoli…. tanto più che ha preso in mano il M5S al minimo storico d’immagine. Però, dopo le elezioni del 25 settembre 2022, quando Conte acquisendo il 16% circa dei voti ha salvato l’M5S dal baratro dove l’aveva portato di Maio, c’è però ora, e lo stiamo vedendo e vivendo, il secondo tempo del film. In questa altra parte, il dato più eclatante è che siamo fermi al palo. Sono passati 15 mesi dal voto nazionale e siamo sempre bloccati grosso modo sul 16% dei consensi. Non si cresce e non si crepa. C’è da ragionare e capire perchè. Se si continua così non si va da nessuna parte. Ed è Conte che, in primo luogo, dovrebbe provvedere. Lui va nelle piazze, le riempie anche, tutti gli si fanno incontro, e questo è un gran bene, MA NON BASTA perchè il 16% percento di consenso quello era e quello rimane. E se continuiamo così, Meloni resta presidente del consiglio a vita. Nulla poi da dire sul radicamento dell’M5S sui territori che, invece di proseguire, si è invece arrestato, e anzi è tornato indietro (Abruzzo docet).
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Concordo con l’articolo,
Mr tentenna non cerca il cambiamento, mr tentenna cerca la poltrona, perché con il PD calenda e compagnia bella il solo obbiettivo di cambiamento è cambiare una poltrona con un altra poltrona.
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Ma Conte non è mai stato un 5S e mai lo sarà.
Conte è stato ed è un buon amministratore, colto, forbito ed elegante. Ma non è un 5S.
Un 5S, a mio modo di vedere è uno che ha votato di tutto per cercare di cambiare.. e poi si è rifugiato nell’astensione, deluso da tutti, incazzato con tutti.
Quando è arrivato il M5S non gli è sembrato vero, per la prima volta in vita sua si è iscritto ad un partito (anche se allora si chiamava Movimento), è sceso in piazza a gridare vfc al sistema insieme a migliaia di suoi simili, si è sentito per la prima volta parte di una grande iniziativa per cambiare l’Italia.
Non poteva durare, era troppo bello!
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Non è potuto durare perché o sei organizzato, competente, colto, capace e diplomatico o non si può durare! Il M5S delle origini aveva al suo interno, anime di dx, sx, centro, tutti quelli che volevano comunque rompere con il passato! Fare una rivoluzione senza rivoluzione.. cambiare il sistema e la politica.. nun se po’ fa’! Il movimento è purtroppo stato fagocitato dal sistema, ora ne fa parte… Lui è sempre diverso ma è come un homeless, vestito a festa che rimane homeless nell’anima ma deve per forza stare nella società.. il movimento ha nell’anima la sua idea però ha dovuto adattarsi, quando si entra nei palazzi non si rimane, come quando si protestava e si mandava aff….lo tutto il sistema, si cambia per forza anche se mandi aff….lo lo stesso tutti ma non lo puoi dire a squarciagola più! E forse maledisci il giorno in cui sei entrato e ti sei trasformato..
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P.s. o forse sei talmente cambiato che non te ne accorgi nemmeno e allora questo è il dramma vero!!
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Prossimo voto DSP.
Democrazia Sovrana Popolare, con Grillo e Conte ho chiuso definitivamente dopo misure covid, sostegno Draghi, invio armi ucraina e chiacchiere su genocidio/massacro palestinesi.
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DSP sta per allearsi con Alemanno, De Luca e persino Laura Castelli(dimaiana). Neanche partono e già iniziano a contaminarsi.
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Non so con chi troverà alleanze DSP, né mi sconvolge, almeno ora che siamo ai primi vagiti della formazione politica. Che poi non si sa se raccoglierà le firme per presentarsi. Ma ammetto che DSP ha qualcosa di interessante, soprattutto la linearità nella narrazione delle guerre e la predisposizione ad una postura sociale avversa al neoliberismo dilagante.
C’è Pino Cabras che stimo, ex 5 stelle che fu cacciato come altri perché si rifiutò di votare la fiducia a Draghi. E si unì ad Alternativa, gruppo più vicino a Di Battista, che pure non era in Parlamento. C’è l’ex giornalista Masotti ( quello che raccontò in RAI i crimini ucraini nel Dombass), c’è Stefano Orsi stimabile intellettuale.
Non mancano persone interessanti.
Manca la presenza mediatica e nella Società. Vedremo.
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Classica risposta da manuale per gettare fango. Sono balle e lo sai benissimo.
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🟢 Pableronew, il problema di DSP sono proprio Rizzo e Toscano.
Quando uno dei personaggi di spessore osa criticare la linea politica viene subito dileggiato e fatto fuori. Vedi ad esempio Trombetta o Fulvio Grimaldi.
Cabras era però nel governo giallorosa, col PD, che non era tanto meglio del governo Draghi, quindi ai miei occhi anche lui si è spogliati dell’aura da duro purista.
🟢 Damiano, non segui le vicende di DSP e degli altri micro partitini allora.
Non riusciranno a raccogliere le firme necessarie a causa della leggina di Melonsky.
Confluiranno nella lista di Cateno De Luca e Laura Castelli, Sud chiama Nord.
Toscano, poco convinto, ma piegato dallo sconforto, ha ceduto ad Amodeo e quindi è certo che DSP confluirà nella lista della dimaiana Laura Castelli.
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Il m5s e’ morto il giorno stesso della sudditanza a Draghi, fatevene una ragione, e tenetevi questo partitino di sistema, costola del PD.
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Vero. Ma i 5S ci sono ancora!
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Certo ci sono, nel sistema, quindi per me non esistono piu, hanno fallito, e per quel che mi riguarda possono svanire.
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Vero, ma sono seduti in riva al fiume e guardano passare i cadaveri,
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Non è affatto vero che chi non va a votare gli sta bene così, aimé per me vale proprio il contrario.
Ho scritto tante volte che il lupo consce bene le sue pecore da tenere a bada e a biada Er farli credere cavalli da scuderia dentro ad uno stalletto.
Questa è però una visione della questione sostanzialmente laica, da seconda repubblica quando un benessere diffuso alimentava circuiti virtuosi e la politica era un collante a volte buono a volte meno ma coadiuvatore di valori e interessi generali che mantenevano la struttura , il tessuto stabile e relativamente omogeneo.
Oggi la situazione è assurdamente diversa e utilizzare gli stessi parametri di valutazione di un sogno andato, sfumato comporta una distorsione di fondo.
Il caso Moro non si è fermato lì e i cattocomunisti Romagnoli arrivati all’apogeo lo dimostrano.
Quindi il compromesso storico c’è stato eccome…
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Purtroppo concordo al 100% con l’articolo e ( sempre purtroppo) non vedo soluzione alcuna nel breve termine.
Ho una debole speranza al limite della masturbazione mentale: un partito nuovo creato dal Dibba con un nuovo nome ma con gli stessi ideali del grande Casaleggio senior e del vecchio Grillo parlante (prima che smarrisse la retta via).
Certo ci vorrà un sacco di tempo e dubito che il Dibba abbia voglia di imbarcarsi in questa impresa disperata però, piuttosto che niente, mi piace sognare che non tutto sia andato perduto e che tornando al passato si possa ancora immaginare e costruire un futuro migliore di quello che
invece ci toccherebbe continuando a sognare ad occhi aperti una lunga e disastrosa serie di alleanze impossibili e pericolose ingenuamente pensate come “campo largo”
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