
(di Dario Lucisano – lindipendente.online) – A inizio mese, il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria del Governo italiano ha reso nota la lista dei giornali che hanno avuto accesso al cosiddetto “contributo pubblico diretto” per l’anno 2022, ovvero a quella forma di finanziamento pubblico prevista dalla legge e indirizzata alle testate pubblicate – almeno in teoria – da cooperative di giornalisti, società senza fini di lucro, o altre realtà di genere a tutela di minoranze o categorie di persone. Nello specifico, il pagamento di cui sono stati pubblicati i resoconti è quello relativo alla seconda tranche dell’anno 2022, mentre la prima è stata pagata a metà del 2023. Il podio dei giornali più finanziati è costituito da Dolomiten con 6.176.996,03 euro, seguito da Famiglia cristiana con 6.000.000 euro e Avvenire con 5.755.037,42 euro.
Nel 2022, il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria ha stanziato un totale di finanziamenti diretti rivolti a 189 diversi giornali italiani pari a 82.382.853,09 euro, divisi tra 125 giornali editi da cooperative o imprese editrici senza scopi di lucro (67.002.600,91 euro), 10 giornali editi da imprese rivolte alla tutela delle minoranze linguistiche (12.315.783,41 euro), 5 testate edite e diffuse all’estero (1.414.957,31 euro), 15 testate edite in Italia e diffuse prevalentemente all’estero (548.462,68 euro), 7 testate edite da associazioni dei consumatori (288.529,06 euro) e 27 testate dedicate a ipovedenti e non vedenti (812.519,72 euro). Oltre il 25% dei finanziamenti è rivolto ai primi cinque giornali editi da cooperative o imprese senza scopo di lucro, e poco meno del 7% del totale al solo primo di essi, (Avvenire). In linea generale, i giornali che ricevono i contributi maggiori sono gli stessi degli anni precedenti, con qualche piccola variazione, tra cui per esempio il caso di Libero, che ha visto ridotti i propri finanziamenti di circa 500.000 euro, o dei quotidiani la Gazzetta del Sud e Il Quotidiano del Sud, solitamente tra i primi 15 nella classifica dei contributi ricevuti, ma la cui richiesta di contributo è ancora in fase istruttoria. Tra i primi 15 figura invece un solo giornale interamente digitale, ovvero il Secolo d’Italia, storico quotidiano della destra italiana.
I finanziamenti pubblici ai giornali si dividono in diretti e indiretti. Ai primi possono avere accesso solo i giornali pubblicati da cooperative di giornalisti, società senza scopi di lucro, imprese editrici che pubblicano giornali destinati alla tutela delle minoranze linguistiche, imprese editrici che pubblicano giornali destinati agli ipovedenti, associazioni dei consumatori che pubblicano giornali destinati alla tutela del consumatore, e imprese editrici di giornali italiani diffusi all’estero in toto o prevalentemente. Per tale motivo, molti dei quotidiani nazionali più noti come per esempio Repubblica, Corriere della Sera e Sole 24 Ore non hanno accesso a tale forma di contributo, poiché editi da imprese editrici con finalità di lucro. I giornali editi da imprese commerciali, tuttavia, se stampati su carta hanno accesso ai contributi indiretti, per esempio sotto forma di sconti sull’acquisto della carta o di sgravi fiscali per chi acquista la pubblicità sui cartacei. In teoria la forma diretta di finanziamento ai giornali servirebbe a sostenere il pluralismo dell’informazione, dando in particolare una mano alle piccole testate locali, a quelle destinate alle minoranze e a quelle indipendenti, tra le quali rientrerebbero quelle edite da cooperative di giornalisti. Quest’ultima forma di associazione è però spesso utilizzata in maniera strumentale da svariati giornali proprio per avere accesso ai finanziamenti pubblici, attribuendo formalmente la proprietà della testata a una cooperativa, quando de facto il giornale appartiene a imprese editoriali di natura commerciale.
Di seguito le prime 15 testate per contributo totale assegnato:
Dolomiten: 6.176.996,03 euro
Famiglia cristiana: 6.000.000 euro
Avvenire: 5.755.037,42 euro
Italia oggi: 4.062.533,95 euro
Libero quotidiano: 3.378.217,01 euro
Il manifesto: 3.277.900,39 euro
Corriere Romagna: 2.218.356,97 euro
Cronacaqui.it (Torino Cronaca): 2.207.300,07 euro
Il Foglio: 2.079.514,37 euro
Primorski dnevnik: 1.666.668,08 euro
Il Cittadino: 1.424.098,80 euro
Quotidiano di Sicilia: 1.330.270,90 euro
Cronache di (Libra editrice): 1.259.956,77 euro
Die Neue Südtiroler Tageszeitung: 1.086.996,14 euro
Secolo d’Italia: 1.034.341,35 euro
Un autentico schifo.
Quindi coi soldi delle mie tasse finanzio la propaganda bellicista dei criminali di guerra angloamericani.
E capaci pure di riderti addosso questi accattoni.
Ma si facciano finanziare dai loro padrini questi fogli di carta igienica.
Ovviamente i nostri politicanti tacciono complici…
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Ma co tutti sti soldi che prendono poi devo pure pagare per averne una copia?
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Ma perché li compri🤔 e soprattutto lu leggi🤔
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Sono inca**ato nero e tutto questo non lo sopporto più!!
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prova
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….
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/09/17/contributi-alleditoria-altro-che-abolizione-forza-italia-vuole-piu-dare-piu-fondi-ai-giornali-lemendamento-al-dl-asset/7294693/
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Considerando l’uso che fanno dei soldi che verso con l’Irpef (e a cui non posso sfuggire da quasi cinquant’anni) e leggendo anche della rabbia che traspare dai commenti sopra, devo decidermi a pagare in nero dentista, meccanico, elettrauto e qualche caffè in giro per la città
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Quindi, anche Cerasa prende il reddito di ” giornalanza”.
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Esatto, diversi giornali che hanno detto peste e corna del RdC, quando tocca a loro il reddito di giornalanza lo prendono eccome.
Ma la cosa che più brucia è che nessuno glielo rinfaccia.
Il pluralismo di che; se il tuo gornale non vende, anche se ha un’idea diversa dalle altre, vuol dire che di quell’idea non frega un Kz a nessuno.
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Questi “signori” si riempono quotidianamente la bocca di “libero mercato” e poi, alla luce dei fatti, sono i primi che calpestano questa regola che se osservata li vedrebbe a zappare la terra (nel migliore dei casi).
Inutile pero’ girarci intorno:
per noi questa e’ una “quotidiana” legnata dei denti:
questi “esseri” (ognuno sostituisca tale termine con quello che preferisce) vengono pagati da NOI per rimpinzarCI di fregnacce ogni santo giorno…
Pazzesco!
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Libero quotidiano: 3.378.217,01 euro
Il manifesto: 3.277.900,39 euro
Uniti nel magna-magna.
Ma almeno Il Manifesto non è contro l’economia pianficata, a differenza dei liberali liberi.
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