Il richiamo del Quirinale per ora non ha indotto la Premier a spendere una parola. Matteo Salvini invece risponde per le rime: “È un delinquente chi picchia gli agenti”

(di Matteo Pucciarelli e Concetto Vecchio – repubblica.it) – Non solo il colloquio reso pubblico con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ma anche una chiamata con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L’allarme di Sergio Mattarella rispetto ai fatti di venerdì, cioè alle manganellate della polizia contro i cortei pacifici degli studenti a Firenze e Pisa, è stato da lui condiviso anche con la premier. Sempre attento a preservare la coesione sociale e tutelare il pieno esercizio democratico anche del dissenso, il presidente della Repubblica ha fatto sentire la sua voce. Il capo dello Stato, che venerdì aveva invitato ad abbassare i toni e stigmatizzato la violenza di certi attacchi alla premier, nelle ore successive alle cariche ha sentito anche la premier. E nel pomeriggio di sabato ha scelto di far conoscere all’opinione pubblica, con una nota dai toni durissimi, la sua preoccupazione. «L’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare. Con i ragazzi i manganelli esprimono fallimento».
Un richiamo che non ha indotto finora Meloni a spendere una parola e che non sembra smuovere troppo né Fratelli d’Italia né la Lega (e neanche, nonostante accenti meno duri, Forza Italia). E così ieri il vicepremier Matteo Salvini, dopo la premessa di rito («Le parole di Mattarella si leggono, non si commentano») ha fatto l’esatto contrario: «È giusto analizzare se sia stato fatto tutto, se qualcuno ha ecceduto, ma non è accettabile che chi rischia la propria vita per la sicurezza e la democrazia venga tirato in ballo nella contesa politica. Giù le mani da uomini e donne in divisa», ha spiegato a margine della scuola di formazione politica della Lega. In realtà nulla di nuovo per Salvini, che in passato anche di fronte a chiari abusi della forza da parte di persone in divisa ha sempre preferito difendere i corpi di polizia, anzi augurandosi maggiori “libertà” (le cosiddette «mani libere») per gli agenti. «Poliziotti e carabinieri sono quotidianamente vittime di violenza fisica e verbale. Chi mette le mani addosso a un poliziotto o un carabiniere è un delinquente», ha aggiunto il vicepremier, senza dire la propria opinione di fronte alle parti invertite, cioè quel che è successo tre giorni fa. Questo mentre FdI conferma le accuse alla sinistra di soffiare sul fuoco, come fa il capogruppo alla Camera Tommaso Foti. Mentre per Nicola Procaccini, eurodeputato, è in corso un «ingiusto tiro a bersaglio» sui poliziotti; servono legge e ordine, «è così che si tiene in piedi lo stato di diritto, sennò si scade nell’anarchia». Quindi linea dura (a seconda…) nella gestione dell’ordine pubblico.
Ma quanto accaduto nelle piazze toscane riporta il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al centro del ciclone. E agita il clima in tutto il Paese. Sul territorio sia il sindaco di Pisa, il leghista Michele Conti, sia il candidato sindaco del centrodestra della vicina Livorno, Alessandro Guarducci, criticano quanto avvenuto e chiedono chiarimenti. Oggi in Consiglio comunale a Pisa la discussione sui fatti di venerdì è aperta e Conti ha invitato gli studenti in Comune, mercoledì. In città sono apparsi striscioni della curva di calcio contro gli esponenti del Carroccio Edoardo Ziello e Susanna Ceccardi, con su scritto “ignobili bugiardi. Pisa non è la vostra città”. Colpevoli, come Salvini, di aver preso subito le parti della polizia, accusando invece gli studenti e il loro pacifico corteo interrotto dalle cariche. «La libertà di espressione, di critica e di manifestazione non può essere in alcun modo repressa», dice Guarducci, protagonista di un esperimento politico inusuale: FdI, Lega e FI alleate con Azione.
Ho visto un video in cui non più di una decina di ragazzi dimostravano vivacemente davanti a altrettanti poliziotti.
Sarebbe bastato un repentino movimento in avanti del bacino accompagnato da un verbale “sciò” come si fa con i gatti, per disperderli.
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”’ In realtà nulla di nuovo per Sal.vini, che in passato anche di fronte a chiari abusi della forza da parte di persone in divisa ha sempre preferito difendere i corpi di polizia, anzi augurandosi maggiori “libertà” (le cosiddette «mani libere») per gli agenti. ”’
Ma quando questo buzzurro manifestava contro le mascherine nel giugno 2020 ce lo siamo dimenticato?
Se sentisse un pò di manganelli in testa direbbe lo stesso, il ca22aro verde sciacallo e baciasalami?
Almeno altri legaioli hanno preso mazzate, persino Maroni e Bossi. Lui no, sempre sottovento sta!
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