Caro Padellaro, premetto di non essere un’estimatrice di Vincenzo De Luca, ma continuo a chiedermi, sempre in tema di rispetto per l’avversario politico, se sia più grave dare […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Caro Padellaro, premetto di non essere un’estimatrice di Vincenzo De Luca, ma continuo a chiedermi, sempre in tema di rispetto per l’avversario politico, se sia più grave dare della “stronza” alla premier o affermare ufficialmente e con la solita arroganza che un presidente di Regione e moltissimi altri amministratori sarebbe meglio che lavorassero invece di manifestare. Secondo me ci vorrebbero delle scuse reciproche, ma De Luca dovrebbe scusarsi solo con una persona, la Meloni con moltissime. Un caro saluto.
Enza Ferro
Cara Enza, la tua lettera, che riproduco in parte per ragioni di spazio, dimostra la capacità dei nostri lettori di cogliere il punto centrale delle questioni (su cui, a volte, noi giornalisti preferiamo divagare).
Per non perdermi, a mia volta, in qualche banalità ti (vi) sottopongo una frase che può apparire fuori contesto e che riguarda “l’arrendevolezza al compromesso, il senso delle cose possibili”. Parole tratte da “I Ritratti del coraggio”, celebre testo del giovane senatore John F. Kennedy che rappresenta il compromesso come la pietra angolare del fare politica, la ricerca del punto d’incontro utile e necessario. E, dunque: “Non dovremmo avere troppa fretta nel condannare ogni compromesso quale esempio di cattiva moralità”. Infatti, la politica e l’attività legislativa non sono questioni di inflessibili princìpi o di ideali irraggiungibili. La politica è un campo in cui l’azione è una perpetua mancanza del meglio e dove la scelta costantemente si effettua tra due errori (John Morley). “Ogni legislazione è fondata sul principio di concessioni reciproche. Colui che si innalza al di sopra dell’umanità, sopra le sue debolezze, le sue infermità, i suoi bisogni, le sue necessità, dica pure, se vuole: ‘Non accetterò mai compromessi’; ma chi non è superiore alla fragilità della nostra comune natura umana non disprezzi mai il compromesso” (Henry Clay). Secondo Kennedy, è il compromesso che impedisce a ciascun gruppo di riformatori di schiacciare il gruppo situato all’altra estremità dello spettro politico. Il legislatore sa che vi sono poche questioni (e forse nessuna) in cui tutta la verità e tutta la ragione sono dalla medesima parte. Senza contare come questa furia iconoclasta contro tutte le idee che non rientrino negli schemi di questa o quella parte politica renda più agevole l’attività preferita dell’opinionismo giornalistico, schiacciare il gruppo situato all’altra estremità dello schieramento politico. Che prontamente ricambia.
A questo proposito va ricordato che nel lontano 1896, Adolph Ochs, proprietario del “New York Times” voleva che le colonne del quotidiano fossero un forum per prendere in considerazione tutte le domande di “rilevanza pubblica” e che avessero come scopo “l’invito a una discussione intelligente tra le opinioni di tutte le sfumature”. Che possono essere robuste, potenti, adatte a bucare il video, a convincere con quella forza che solo la vera imparzialità sa possedere. Perciò, cara Enza, ti chiedo, vi chiedo se in un mondo possibile non sarebbe la soluzione migliore se De Luca e Meloni, dopo essersi reciprocamente scusati, si parlassero? Per ricercare sul tema dell’autonomia differenziata, che indubbiamente penalizza il Sud, il “senso delle cose possibili”, il compromesso della politica? O le mie sono solo favole fuori dal mondo e fuori dal tempo?
No, sono solo farneticazioni, con citazioni a proprio uso e consumo (che c’entra poi “furia iconoclasta”?)
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Ci siamo giocati Padellaro 2.
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E sì, ma da mò!
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Quando si comincia con argomenti
fecali ( ricordiamo tutti l’invettiva in labiale della bionda, soave signora al discorso di G. Conte: ” che m.” ), finisce per beccarsi un ” ‘sta str…”
È un contrappasso.
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Domanda: ma Padellaro come fa a conoscere quel che scrivevano in un giornale americano nel 1896?
Cioé: ‘va ricordato’ che oltre 120 anni fa c’era un tizio nel NYT che diceva qualcosa.
Altro che Cicerone, Tacito e Aristotele.
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bandecchi e’ un esempio della tendenza italiana di comportamento della classe politica, che dare solo stronza a meloni non le manca di rispetto, ingiurie e epiteti ne riceve giornalmente anche di peggio, mi ha sorpreso pero’ la caduta di stile di de luca, ma evidentemente era sotto stress…succede in mezzo alla compagnia..
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Quello di De Luca era un fuori onda.
E comunque, dando alla “stracciarola” solo della str0n2a, ha offeso NON lei, ma il sano, necessario prodotto del nostro metabolismo.
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