Fratelli d’Italia al 28,2%, Forza Italia in salita (7,9%), la Lega arretra (8,3%). Inalterato il gradimento della presidente del Consiglio. Per il suo partito il dato più basso dalle Politiche

(di Nando Pagnoncelli – corriere.it) – Anche questo ultimo mese ha avuto molti avvenimenti degni di nota: dalle guerre, che naturalmente rimangono in primo piano, alla protesta dei trattori, dal lancio del Piano Mattei al vertice con i leader africani alle dimissioni di Sgarbi, dall’avvio dell’iter della riforma della Giustizia al Giurì d’onore sul Mes, dalle polemiche sul terzo mandato di sindaci e presidenti di Regione fino alla recente scomparsa di Navalny. Anche questa volta però, le ricadute sulle valutazioni dell’esecutivo e della presidente del Consiglio sono sostanzialmente inesistenti. La ripresa degli indicatori registrata a gennaio si conferma anche oggi: la valutazione del governo è infatti stabile, con un indice di 46. Prevalgono le valutazioni negative ( 48% è critico, 41% ne approva l’operato), ma la contrazione registrata a partire dall’autunno sembra essersi fermata. Analogo ragionamento vale anche per le valutazioni di Giorgia Meloni, che, dopo il recupero di gennaio, si stabilizza con un indice di gradimento di 47, sostanzialmente analogo a quello del governo. Certo, ora sta entrando nel vivo la campagna elettorale, con il voto in Sardegna che, a seconda dei risultati, potrà determinare o meno scossoni nella compagine di governo (e specularmente nell’opposizione). Lunedì avremo elementi di valutazione.
I partiti
Più interessanti, questo mese, le indicazioni che provengono dalle intenzioni di voto. Fratelli d’Italia continua a segnalare qualche erosione, e oggi si colloca al 28,2% dei voti validi. Si tratta del risultato più basso dalle elezioni politiche. Significa anche che non c’è una diretta corrispondenza tra le valutazioni sulla presidente e il comportamento di voto. Ma l’elemento più interessante è la competizione fra Lega e Forza Italia. Il sorpasso di Forza Italia sulla Lega sarebbe un cambiamento importante negli equilibri della coalizione di governo e, presumibilmente, uno smacco pesante per Salvini. Oggi i due partiti risultano, nelle stime, molto vicini: la Lega all’8,3%, con una perdita di pochi decimali rispetto allo scorso mese, Forza Italia al 7,9%. Salvini non riesce a risalire la relativa contrazione degli ultimi mesi e probabilmente anche le ultime uscite, tra cui quella su Navalny, non favoriranno questo obiettivo. Tajani ha invece mantenuto un profilo europeista e atlantista molto fermo e ha, naturalmente, accentuato le posizioni «popolari» prendendo nettamente le distanze da alcune derive salviniane. Posizionamento che sembra pagare.
Nel centrosinistra la situazione segnala un arretramento netto del Partito democratico, oggi stimato al 18,3%, 1,4% in meno dello scorso mese. Nonostante alcune mosse azzeccate della segretaria, come ad esempio l’esito della mozione su Gaza in Parlamento, il Pd non riesce nel processo che abbiamo più volte sottolineato, riconquistare vaste fette dell’elettorato di sinistra e sottrarre consensi all’alleato/rivale M5S. In difficoltà anche +Europa, con un calo dello 0,7, mentre è stabile Avs. Il Movimento 5 Stelle segnala invece una crescita dello 0,8% e arriva al 17%: il posizionamento di Conte, la sua visibilità e anche, appunto, i distinguo rispetto al Pd, riescono a mantenere la formazione su livelli importanti di consenso. Azione è stabile al 3,3%, mentre si riscontra il piccolo «controsorpasso» di Italia viva, al 3,6%.
L’Europa
Detto questo, fino ad oggi abbiamo testato le intenzioni di voto per le elezioni politiche, mentre dal prossimo mese testeremo il voto per le Europee, in particolare per valutare la possibile affluenza ai seggi. Non ci aspettiamo però cambiamenti rilevanti rispetto allo scenario attuale. Questo comporta che per diverse formazioni, nell’ambito del centrosinistra e del Terzo polo, si renderà necessario, probabilmente, ragionare su aggregazioni e alleanze, pena la non rappresentanza in Europa: +Europa, Avs, Azione e Italia viva sono infatti stabilmente sotto il 4%, soglia che consente di accedere al Parlamento europeo.
Rimane da dire dei leader, la cui classifica non si modifica apprezzabilmente: al primo posto Tajani, che fa crescere il suo indice di due punti. A seguire gli altri, con variazioni minime, salvo Calenda che cresce di due punti. È probabile che le sue posizioni su Navalny e la polemica con Salvini siano state apprezzate, pur non riuscendo a ricadere sul consenso per il partito. Entreremo quindi a breve nel vivo della campagna europea e cominceremo a stimarne in maniera diretta il possibile esito. Speriamo però che, finalmente, si discuta più di Europa che di Italia. Il continente è a un passaggio cruciale e sarebbe giusto che l’elettorato italiano partecipasse consciamente e in maniera informata a queste scelte strategiche.
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Una domanda a Pagnoncelli: perché, oltre ai dati relativi che trasformi in percentuali su sondaggi di opinione, non ti premuti di pubblicare i criteri di selezione della platea intervistata, con cura di esplicitare anche il numero di volte che il singolo è chiamato a rispondere nel tempo? Per falsare i sondaggi basta organizzare dei gruppi di persone che si candidino a partecipare, rispondendo a semplici annunci sui giornali o sulle piattaforme: ergo i sondaggi possono essere inficiati. Mi viene in mente come Berlusconi riempisse le piazze di “sostenitori” o di come si utilizzassero (utilizzano? Vedi Coldiretti con la Meloni) le aziende, coop e persino, sindacati e università (online) come bacini di voti veicolati…. Visto che tutto è strumento di potere, e ormai i sondaggi servono a governare quanto tutto il resto, la trasparenza sul metodo scientifico sarebbe dovuta.
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In 55 anni di vita non sino nai stato contattato per un sondaggio e nemmeno tutte le persone che mi circonda o🤔poi italia viva al 3.6me pare na’ strun$at
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