
(di Andrea Pellegrino – repubblica.it) – “Siamo in un Paese nel quale la libertà costa. Senza uomini e donne libere, la democrazia non vive. Oggi noi stiamo entrando in un clima di indifferenza; davvero è a rischio la democrazia. State attenti”.
Così il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, si è rivolto agli studenti del liceo De Sanctis di Salerno, sollecitando la necessità di “difendere la nostra democrazia e fare in modo che il Sud non sia tradito dal contro-Risorgimento che è in atto nel nostro Paese”.
“Ci sono tanti modi per svuotare la democrazia. Non è necessariamente la vita dura – ha spiegato – la democrazia può anche morire per sfinimento, per indifferenza dei cittadini. Combatto con voi, per questo è decisivo il ruolo della scuola”.

“Spesso le famiglie sono disgregate, a volte soprattutto al Sud tante nostre madri e padri hanno il problema di come arrivare a fine mese. Oggi anche il mondo politico propone chiacchiere e twittismo. Oggi del vostro futuro non parla nessuno in Italia – ha proseguito De Luca – tranne qualcuno che, come me, continua a combattere, non per sé, in quanto la mia vita è vissuta, ma per voi, per il vostro futuro, per fare in modo che non siate costretti ad andare via, ad emigrare. Quando combattiamo, dobbiamo subire questa valanga di banalità, di stupidaggini, di idiozie. L’opinione pubblica nel nostro Paese è l’altra faccia della politica politicante, fatta di chiacchiere che non approfondisce nulla e non decide sulla base della conoscenza dei problemi. Viviamo di banalità e di tweet. Voi, ragazze e ragazzi, siete la speranza del nostro Paese, e la speranza del Sud. Siate forti, maturate dentro di voi strumenti culturali che vi consentano sempre di esercitare la ragione critica, di distinguere le parole dai fatti. Solo così riusciremo a difendere la nostra democrazia e riusciremo a fare in modo che il Sud non sia tradito dal contro risorgimento che è in atto nel nostro Paese”.
Se verrà concesso il terzo mandato il nostro diverrà il paradiso della democrazia
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Esatto! E speriamo poi gli concederanno anche di poter tramandare il governo regionale per via dinastica!
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la democrazia è in agonia, e la stanno uccidendo soggetti come de luca, che, le cose che denuncia, le pratica. peggio dei seguaci di berluscone sono i soggetti della sua risma, che usano la politica come un affare di famiglia, dove sistemare amici e parenti.
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Il problema di De Luca è che chiunque gli succederà avrà accesso all’archivio delle sue malefatte…..
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Se fosse vera la tua ipotesi gli scenari sarebbero due: chi gli subentra le denuncia, le rende pubbliche ( personalmente non ci credo) o chi subentra prosegue le sue malefatte; banale dire che trovo il secondo scenario più verosimile
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Democrazia rappresentativa = dittatura dei ricchi.
Altro discorso sarebbe la democrazia diretta.
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La democrazia attuale, sia essa diretta o rappresentativa, andrebbe temperata dal tirannicidio……
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La democrazia diretta è un’astrazione concettuale; rischia di fare danni anche peggiori della democrazia rappresentativa.
Prima di parlare di democrazia diretta ci si dovrebbe focalizzare sull’informazione.
Senza informazione non c’è consapevolezza e far le cose in modo inconsapevole produce danni.
Conoscere per deliberare diceva Einaudi
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A’ NUTTATA – Viviana Vivarelli.
La politica italiana, da decenni ormai, è fatta da persone che attraverso la politica cercano di fare i propri interessi. D’altra parte, noi Italiani non siamo mai stati un vero popolo, la Svizzera con i suoi 26 cantoni tutti diversi riesce ad essere un popolo, noi Italiani siamo un coacervo di individui singoli, con mentalità, tradizioni, cultura, etica, senso civico diversissimi tra loro. E ci crediamo tutti furbi, tutti pronti a fare le scarpe a qualcun altro per il nostro beneamato interesse, fregandocene dei guai che capitano al vicino, perché l’unico prossimo che abbiamo siamo noi e se non ci toccano di persona, può pure venire un cataclisma che nun ce ne futte proprio.
Politici e pennivendoli della cartastraccia sempre al soldo di qualche potente fanno il gioco di mantenere tutti nell’ignoranza, anzi peggio perché non sapere nulla a un certo punto è meglio che venire convinti di plateali balle che ripetiamo come tanti baobab rincitrulliti. Ci tengono tutti nel brago e, se potessero, ci incatenerebbero a vita a qualche Sanremo, come Andromeda alla rupe rocciosa per darla in pasto al dio del mare.
Abbiamo una Presidente del Consiglio che sì è ripetutamente posta fuori dai propri incarichi, sia prima quando votava tutto quello che voleva Berlusconi che dopo quando ha preso il potere e fa la guerriglia agli eletti che non sono di suo agio o non appartengono alla famigghia, in puro stile mafioso.
Abbiamo un Pd che da tempo immemorabile non è che un simbolo vuoto dietro cui si cela una guerriglia tra bande, con cospicue simpatie per il capitalismo e il capitale in un cupio dissolvi di idealità misconosciute.
Abbiamo una destra stracciona e manutengola, spaccata nella bieca concorrenza reciproca ma unita dalla mangiatoia comune.
E infine una serie di partitelli minori che sono ormai ologrammi privi di significato come i marsupiali sopravvissuti in Australia che dovrebbero essere tutelati dal WWF.
Speravamo nei giovani 5stelle e nella loro voglia di affrancarsi dal magnamagna generale per proporre giuste leggi e operare con onestà e trasparenza. Ma anche qui, colpevole lo stop al secondo mandato, l’avidità ha nutrito il tradimento e la carriera politica ha calpestato le buone intenzioni. Alla fine è rimasto solo lo squallore e la politica, moderatissima, ahimè, di Conte, la voce che parla nel deserto ma è vietata in televisione. Certo, anche loro possono fare qualcosa, ma il discredito ne ha salvati pochissimi, i quali, stanno, ormai, come diceva Ungaretti “Come d’autunno/ sugli alberi le foglie!”, nella scelta irreparabile: mi dimetto perché ho finito il secondo mandato o passo in un altro partito e mi faccio una florida vecchiaia?
Di fisso (o di fesso?) restiamo solo noi, abbarbicati alle nostre utopie sempre più stanche, nella morte della speranza, nella fine della giustizia, nella desolazione delle forze fisiche e psichiche che se ne vanno assai.
Come diceva Eduardo, ha da passa’ ‘a nuttata!
Ma cumm’è che ‘sta nuttata nun fenesce mai?
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