
(Enrica Perucchietti – lindipendente.online) – Un patriota, un eroe, l’oppositore numero uno di Putin, uno dei maggior giornalisti d’inchiesta in Russia. Con la sua morte, l’Occidente ha suggellato il ritratto di Alexei Navalny, rendendolo un simbolo di libertà, un moderno santo protettore dei valori democratici, schiacciato a morte dallo zar Vladimir Putin. I media occidentali si sono concentrati, in coro, sulla santificazione di Navalny, riscrivendone la biografia, oscurandone il lato oscuro e parlando apertamente di omicidio, con lo scopo di colpire Putin ed emettere un verdetto di colpevolezza, in assenza di prove, nei confronti del presidente russo: una spinta ulteriore verso l’escalation di guerra. È il caso di Repubblica che titola «omicidio di stato», mentre per il Giornale, Putin con l’assassinio di Navalny avrebbe voluto mandare un messaggio chiaro a tutti i dissidenti. Se Gramellini parte all’attacco di tutti coloro che possono dubitare della propaganda mainstream sulla vicenda, dalle stesse colonne de Il Corriere, si ammette che la morte dell’oppositore «sia un bel grattacapo per Putin che contava su una riconferma noiosa (senza avversari veri), ma tranquilla» alle elezioni presidenziali.
A beneficiare della morte di Navalny, infatti, non è certo il Cremlino, sebbene, a essere obiettivi, il tema è a dir poco spinoso e la responsabilità della sorte di Navalny, in attesa di prove, può essere comunque riconducibile al regime russo e alle condizioni di prigionia in cui versava il dissidente nel carcere siberiano di Kharp, nella Siberia del Nord. A complicare le cose ci si mette Bild che rivela che sarebbe morto «forse poco prima di una sua possibile liberazione», nell’ambito di uno scambio di detenuti tra USA, Russia e Germania.
Mentre la stampa allineata acclama Navalny come un martire, descrivendolo erroneamente come “il leader dell’opposizione” e il nemico numero uno di Putin (che non era), gli stessi media mainstream evitano accuratamente di riportarne le origini e la formazione, ignorando in maniera selettiva le sue storiche inclinazioni nazionaliste, i legami con gruppi neonazisti, i ripetuti commenti xenofobi e le estreme opinioni anti-immigrazione. Finendo per dipingere la sua biografia come quella di un liberale di centrodestra.
Che Navalny sia stato, almeno per una parte cospicua della propria storia politica, un razzista e un suprematista è noto e lo scriveva, del resto, proprio La Stampa in un articolo dal titolo inequivocabile, pubblicato nel 2012: «Il blogger xenofobo che unisce la piazza contro lo zar Putin». Dodici anni fa, il quotidiano torinese si poteva permettere di svelare il «lato oscuro dell’Assange russo», definendo senza mezzi termini Navalny un «blogger-star», xenofoba e di estrema destra. Nell’articolo si descrivevano le sue simpatie nazionaliste e le sue «tendenze giustizialiste», sottolineando che a novembre 2006 Navalny era in prima fila alla Marcia Russa dei “rivoluzionari bianchi”, tra neonazisti e slogan anti-Caucaso.
Chi era Navalny e quali aspetti del suo passato l’amnesia retrograda dei quotidiani sta occultando?
Nato nel 1976 in una cittadina della provincia di Mosca, fin da giovanissimo Alexei Navalny è attivo nell’opposizione russa, finché nel 2008 viene cacciato dal partito Narod (Popolo), che aveva contribuito a fondare, per affermazioni xenofobe, dopo che in un comizio aveva paragonato i caucasici a degli «scarafaggi scuri di pelle» suggerendo di adoperare «le pistole» contro di loro, visto che non sarebbe bastata la paletta per schiacciarli. Non ritrattò mai queste frasi: nel 2017, in un’intervista al The Guardian, aveva ammesso di non avere rimpianti per le sue dichiarazioni passate e giustificò il suo paragone tra migranti e scarafaggi come una «licenza artistica». Nel febbraio 2021 Amnesty International ritirò a Navalny la designazione di “prigioniero di coscienza”, per via delle sue dichiarazioni nazionaliste, ripristinandola a maggio dello stesso anno.
Riconosciuti il carisma e le innegabili qualità di leader, Washington decide di puntare su di lui, “formandolo”, in modo da renderlo più presentabile. È così che Navalny finisce nell’incubatore a stelle e a strisce e diventa un prodotto mediatico. Parte per gli USA, per un periodo di formazione all’Università di Yale, come invitato nell’esclusivo Greenberg World Fellows Program, un programma creato nel 2002 per il quale vengono selezionati ogni anno su scala mondiale appena 16 persone con caratteristiche tali da farne dei “leader globali”.
Dopo la formazione, Navalny torna in Russia profondamente cambiato: niente più comizi nazionalistici e xenofobi, inizia la lotta contro la corruzione, per i diritti umani e contro il potere di Putin. Fonda il movimento Alternativa Democratica, uno dei beneficiari, come confermato da Wikileaks, della National Endowment for Democracy (NED), un’agenzia statunitense fondata nel 1983 con l’obiettivo dichiarato di promuovere la “democrazia” all’estero. In particolare, la NED è stata fortemente attiva in Ucraina, dove ha sostenuto il colpo di Stato di piazza Maidan. La tecnica, ormai consolidata, è quella delle “rivoluzioni colorate” per fomentare una ribellione anti-governativa, in modo da indebolire lo Stato dall’interno, mentre dall’esterno cresce su di esso la pressione militare, politica ed economica. Il progetto degli aiuti internazionali in questa forma risale, infatti, all’ex presidente americano Ronald Reagan: grazie alla costituzione di una rete di associazioni non governative, il governo americano controlla attivamente dal 1981 la politica estera, senza dovere più ricorrere ai fondi neri della CIA.
Non sono nemmeno un mistero i rapporti di Navalny con i servizi segreti occidentali: in un video del 2012, ripreso dagli agenti russi del controspionaggio, Vladimir Ashurkov, il braccio destro dell’attivista, incontra in un ristorante di Mosca William Thomas Ford, agente dell’MI6 inglese, chiedendo apertamente finanziamenti per la sua campagna politica, impegnandosi a stabilire contatti con gli oligarchi al fine di rassicurarli sulla preservazione dei loro privilegi.
Da evidenziare, anche, come i media mainstream abbiano accuratamente evitato di ricordare le condanne di Navalny per frode e appropriazione indebita, facendo passare l’idea che sia stato arrestato esclusivamente per motivi “politici”. L’attivista era stato giudicato colpevole di appropriazione indebita nel 2014 su denuncia della casa di cosmetici francese, la Yves Rocher, di cui era il referente russo. Già allora La Repubblica evocava l’esistenza di una «trama oscura», una «trappola del regime per neutralizzare un oppositore politico». All’arresto per frode seguì un lungo tira e molla di arresti domiciliari, un sospetto avvelenamento, violazioni degli arresti e di nuovo la prigione per queste violazioni. Sebbene non sia da escludere che le accuse siano state amplificate o strumentalizzate, è curioso notare come i media occidentali abbraccino, in maniera ipocrita, la pista dei complotti a corrente alternata, proponendo, nel caso di Navalny una rappresentazione unilaterale e tutt’altro che realistica.
Navalny non è mai stato un pericolo concreto per Mosca, semmai una pedina di giochi legati alla sua immagine, succube dell’ingerenza occidentale. A dimostrarlo il fatto che in patria godesse di una fama residuale a confronto di quella che gli hanno riservato i media occidentali. Insomma, più che l’eroe ai limiti della santificazione, un istrionico genio della comunicazione, che per anni ha lavorato per gli oligarchi russi, strizzando un occhio all’Occidente, senza mai sconfessare le sue posizioni di estrema destra.
Finalmente un po’ di luce.
Sono stufa di cambiare canale ogni volta che mi capita una notizia sul santo e di rifiutare improbabili appelli a firmare petizioni DISGUSTOSE.
Non sopporterò di vedere la delegazione 5s presenziare all’incredibile “piazzata” del mangiacigni.
Ti prego, Conte, ripensaci.
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rassegnati quello è il fu 5s
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Mi associo: il M5* eviti di partecipare a questa pagliacciata organizzata da calenda.
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Dubito che ritirerà la delegazione a un’ora e venti minuti dall’inizio e dubito che, soprattutto, Patuanelli non andrebbe, è così voglioso di mischiarsi con Schlein, Calenda e l’altro schifo alla fiaccolata.
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Spero che, ALMENO, non vada LUI.
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Anail, ma già si sa che i leader presenti saranno Lupi, Schlein, Magi, Calenda e Fratoianni. Conte non andrà.
Comunque visto il post riparatore che ha pubblicato su Facebook, il malumore della base è arrivato forte e chiaro.
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Condivido…. non vorrei f ossero quei famosi “equilibri avanzati” … che furano la causa del fallimento dell’unità sindacale!
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Totale sintonia con te. Faccio la stessa cosa col telecomando tale è il disgusto insopportabile.
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Sì provi a pensare un attimo a quanti “innesti” simili sono stati fatti in questi ottanta anni nel nostro paese, ad ogni livello.
Sarà durissima rimuoverli.
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Se dovesse trattarsi di omicidio, Putin è l’ultimo che avrebbe potuto nutrire qualche interesse per la morte di Navalny, a un mese dalle elezioni
Quindi la domanda Who Gains? e il fattore tempistica sono spesso indicatori affidabili.
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L’ ipocrisia del nostro caro occidente liberaldemocratico ha raggiunto la vetta. Cosa hanno da mostrare di vero questi qua ? Niente, assolutamente niente. Si apprestano” all’ esecuzione” di Assange e fanno ammuina per coprire il crimine dei crimini.Conte e M5S con chi stanno? Fanno pure loro parte del coro ? Si vergognino anche loro e vadano a fare in c…
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In Italia la forza politica che più ha fatto per Assange è il M5S. Poco, pochissimo, ma la sola.
Vedi i vari convegni alle camere(invitati a intervenire anche Stella Assange, Alessandro Di Battista, ecc) o la cittadinanza onoraria a Napoli, Roma, a Julian.
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Del resto l’occidente è riuscito pure a beatificare i nazisti del battaglione Azov, rivalutandoli come kantiani sinceri… Insomma, tutto fa brodo: pure un Navalny prima suprematista ora libertario specchiato e adamantino. Anche se non si conosce il percorso che l’ha portato alla conversione.
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E in canada hanno acclamato uno degli ultimi sterminatori schutzstaffel viventi
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E Conte ci è cascato ancora una volta!
Presidente guardi che l’iniziativa di calendo-scoppio porta voti solo a lui e non al Movimento!
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Caro Presidente facciamo una manifestazione per ripristinare il RdC e vediamo se Calenda e Compani si presentano!
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Ditemi che non è vero,
Il fu mv5s è presente alla manifestazione organizzata da calenda per il decesso del criminale navalny?
Decesso causato, molto probabilmente dai vaccini anti COVID distribuiti da big Pharma.
Siamo alle comiche final
Prima mr tentenna si dichiara, tutt’oggi, sostenitore delle sanzioni che impoveriscono l’Italia facendola finire in recessione, si fa abbindolare dal PD e sfanculare da una pescivendola urlatrice.
E questo sarebbe il gestore leader del fu mv5s?
Ma ritorni a fare il professore se ci riesce
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Purtroppo Giuseppi è sempre il meno sveglio della situazione:
Giuseppe Conte
3 h ·
UN INNO ALLA LIBERTÀ DI STAMPA
Oggi il Movimento 5 Stelle prenderà parte alla fiaccolata dedicata ad Aleksej Naval’nyj, noto attivista, blogger, tra i più tenaci oppositori di Putin. Avevamo chiesto giustizia nei suoi confronti già nel 2020, quando era stato ricoverato in gravi condizioni per l’avvelenamento tramite l’agente nervino Novichok. Ancora più forte risuona la nostra richiesta di giustizia ora che è deceduto in una sperduta colonia penale russa, in circostanze oscure, mentre era in attesa dell’ennesimo processo. Non potremmo condividere tutte le sue posizioni politiche, in particolare quelle ispirate a un nazionalismo radicale, ma ci inchiniamo di fronte alle sue battaglie per la libertà di opinione, alle sue campagne contro la corruzione, al suo coraggio nella sfida contro il regime putiniano.
Oggi il Movimento 5 Stelle ricorda pure che siamo alla vigilia di un appuntamento importante. Già per domani è attesa la pronuncia della High Court del Regno Unito sull’appello che Julian Assange, fondatore di Wikileaks, ha promosso contro l’estradizione negli Stati Uniti. Ad Assange viene contestato di avere violato l’Espionage Act, una legge del 1917, pubblicando oltre 700 mila documenti segreti del governo americano. Per questa ragione rischia 175 anni in una prigione di massima sicurezza.
È la prima volta che un giornalista che rende pubbliche informazioni anche scomode su crimini e torture viene posto sullo stesso piano di una qualsiasi spia, che tradisce il proprio paese passando documenti al nemico. Su questo punto, l’atteggiamento del Governo americano non ha registrato mutamenti, passando dall’amministrazione Trump a quella di Biden.
Sono due casi completamente diversi. Nel caso di Assange non si registrano avvelenamenti di sorta, a tacer di altre differenze. Spero davvero che qualche spirito debole, amante delle più sciocche polemiche, non ci imputi di volerli mettere sullo stesso piano. E preciso che non ci sfuggono affatto le differenze tra un sistema democratico e un sistema autocratico.
A voler essere ancora più chiari, non vi sono ragioni per ritenere che ad Assange, in caso di estradizione, non verranno applicate tutte le garanzie della “Rule of Law” e del “due process”. Insomma, nel caso di Assange parliamo degli Stati Uniti, un Paese nostro “amico”, fondato su regole democratiche, che peraltro vanta la tradizione di affidare alla giuria popolare il verdetto finale, nella convinzione che questo coinvolgimento popolare sia la migliore garanzia per rafforzare la tenuta democratica contro possibili arbitrii e soprusi. Ma noi, ciononostante, ci auguriamo che l’estradizione di Assange non sia concessa. Condividiamo con tutto il cuore questa esortazione, espressa – tra gli altri – dal Consiglio d’Europa nel 2020 e, da ultimo, dalla relatrice speciale Onu sulla tortura, Alice Jill Edwards. Non perché siamo nemici degli Stati Uniti. Non perché riteniamo la loro democrazia di scarsa qualità. È un discorso, questo, che non intendiamo neppure accennare, avendo già così tanti problemi alle prese con le patologie della nostra democrazia.
Il nostro augurio è un inno alla libertà di stampa. Un inno che non deve conoscere né limitazioni né confini. Un inno che vale ovunque.
Un inno per noi sacro, che ho difeso con forza anche con il principe Mohammad bin Salman, al quale, quando ero Presidente del Consiglio, durante il G20 in Argentina, nel 2018, rivendicai la necessità di un giusto processo, con osservatori internazionali, per accertare le responsabilità per il truce assassinio del giornalista Jamal Kashoggi.
Questo inno è sacro perché, a ogni latitudine del mondo, i politici dimostrano allergia per chi spiffera i segreti del potere, soprattutto se inconfessabili.
È un inno che ci dovrebbe unire tutti. Ha osservato l’avvocato americano Barry Pollack: “I giornalisti di tutto il mondo dovrebbero essere molto preoccupati da queste accuse penali senza precedenti, perché minano il diritto della stampa a proteggere le proprie fonti confidenziali”.
Questo è il principio che ha sempre ispirato un grande costituzionalista americano: il giudice Hugo Black, il quale ammoniva “dobbiamo proteggere le idee che detestiamo, altrimenti presto o tardi ci proibiranno di esprimere quelle che amiamo”. E a questo proposito, ricordo che Hugo Black è stato il giudice redattore della storica sentenza con cui la Corte Suprema americana, il 30 giugno 1971, autorizzò il New York Times e il Washington Post a riprendere le pubblicazioni sui “Pentagon Papers”, documenti coperti dal segreto di stato, che rivelarono le falsità e la disastrosa gestione della guerra del Vietnam da parte del Governo americano. Il primo emendamento della Costituzione americana, insegnava Hugo Black, implicava che la stampa “deve servire ai governati non ai governanti. Il potere del governo di censurare la stampa è stato abolito perché la stampa rimanesse per sempre libera di censurare il governo”.
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La toppa peggio del BUCO!
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Chissà cosa mettono nel cibo e nelle bevande alla bouvette per renderli così docili e proni per farsi ben volere degli ammeri-cani
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«Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare»
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Perfino la ONG finanziata da soros “il filantropo” aveva ripudiato il truffatore navalny, solo mr tentenna non ne era al corrente
“2021 – Amnesty International ha revocato a Navalny il suo status di “prigioniero di coscienza” perché era impossibile nascondere che fosse un delinquente razzista e violento”
E ora difendere a spada tratta lo scudiero sancho panza mr tentenna che una ne fa e cento ne pensa per screditarsi ulteriormente
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La politica non è controinformazione, ma si basa sulle versioni ufficiali, quelle accettate dalla moltitudine, giuste o sbagliate che siano.
Essere pro Assange è differente perchè la questione è l’INTERPRETAZIONE della Legge, non fatti nascosti o poco noti come perNavalny.
Se lo capite, bene, altrimenti tenetevi la Meloni per sempre astenendovi o votando i partiti da max 1% che, tra 100 fesserie, ne dicono una giusta.
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Cerca la differenza tra la Melona urlatrice e il PD
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La differenza è che col PD puoi governare ed eventualmente trovare un compromesso sulle questioni in disaccordo, mentre con chi ti ha dato del criminale e ha seppellito TUTTE le tue leggi bandiera, accusandoti di essere la causa di ogni male vero o presunto in Italia, no.
Vedi tu cosa ti conviene di più.
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Chi si contenta gode,
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Ma quale sarebbe la versione ufficiale sul caso Navalny?
È quella russa o quella della BBC o quella di Biden?
Poi sul caso Assange, Conte si spertica per sostenere la democrazia ameri cana però si augura che la suprema corte inglese non conceda l’estradizione!
Ma che caxo
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Giuseppe Conte:
“Oggi il Movimento 5 stelle prenderà parte alla fiaccolata dedicata ad Aleksej Naval’nyj, noto attivista, blogger, tra i più tenaci oppositori di Putin. Avevamo chiesto giustizia nei suoi confronti già nel 2020, quando era stato ricoverato in gravi condizioni per l’avvelenamento tramite l’agente nervino Novichok. Ancora più forte risuona la nostra richiesta di giustizia ora che è deceduto in una sperduta colonia penale russa, in circostanze oscure, mentre era in attesa dell’ennesimo processo. Non potremmo condividere tutte le sue posizioni politiche, in particolare quelle ispirate a un nazionalismo radicale, ma ci inchiniamo di fronte alle sue battaglie per la libertà di opinione, alle sue campagne contro la corruzione, al suo coraggio nella sfida contro il regime putiniano”.
Oh, io questo Giuseppe Conte mi sa che lo voto.
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Somma zero. Un voto in più ( il tuo), un voto in meno ( il mio).
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“Spero davvero che qualche spirito debole, amante delle più sciocche polemiche, non ci imputi di volerli mettere sullo stesso piano. E preciso che non ci sfuggono affatto le differenze tra un sistema democratico e un sistema autocratico.
A voler essere ancora più chiari, non vi sono ragioni per ritenere che ad Assange, in caso di estradizione, non verranno applicate tutte le garanzie della “Rule of Law” e del “due process”. Insomma, nel caso di Assange parliamo degli Stati Uniti, un Paese nostro “amico”, fondato su regole democratiche, che peraltro vanta la tradizione di affidare alla giuria popolare il verdetto finale, nella convinzione che questo coinvolgimento popolare sia la migliore garanzia per rafforzare la tenuta democratica contro possibili arbitrii e soprusi.”
Io NON li metto proprio sullo stesso piano… ma non perché uno è morto e l’altro no, non per i motivi che Conte teme, ma esattamente per L’OPPOSTO!
Perché c’è proprio un ABISSO tra le loro storie e non le riscrivo per leccare gli americani!!!
Quello che è stato fatto ad Assange non è MAI stato fatto al nazitruffatore, pupazzo al servizio degli USA, tant’è che lui ci è pure tornato, in Russia, e non certo per coraggio.
Se avesse avuto coraggio non avrebbe ribaltato le sue vere idee in modo strumentale, per avere 2 voti in più come inutile “voce armata” dell’occidente, che, dopo averlo usato per anni come falsa bandierina, in TUTTI i sensi, ora l’ha probabilmente USATO per l’ultima volta…
Ps Conte, capisco tutto- è la politica, bellezza! – e resti il migliore, ma oggi mi hai deluso.😥
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