LE MANIFESTAZIONI – A Genova 300 manifestanti in presidio davanti alla sede Rai hanno invece bloccato corso Europa al grido di “Palestina libera” e “Basta censura Rai”

(DI GIANLUCA ROSELLI – ilfattoquotidiano.it) – Non si ferma più l’ondata di protesta davanti alle sedi della Rai. Dopo Napoli, ieri ancora scontri e manganellate, questa volta a Bologna, durante un presidio davanti alla sede della tv pubblica da parte di giovani, anche dei centri sociali. Ci sono stati lanci di sassi e petardi contro le forze dell’ordine e cariche della polizia.
A Genova 300 manifestanti in presidio davanti alla sede Rai hanno invece bloccato corso Europa al grido di “Palestina libera” e “Basta censura Rai”. Poi ci sono state proteste davanti alle sedi di Torino e Bari, mentre a Venezia sono comparse scritte sui muri di Palazzo Labian. E la tensione potrebbe salire ancor di più sabato, col presidio degli studenti pro Palestina annunciato in Viale Mazzini. “Ancora manganellate davanti alle sedi Rai, ancora repressione della protesta. Il ministro Piantedosi deve riferire subito in aula sull’accaduto. Manganellate e censura sono due facce della stessa medaglia”, dicono i parlamentari del M5S in Vigilanza.
E proprio un tentativo di censura si è verificato martedì. Al presidio di Napoli con circa 500 persone ci sono stati scontri, cariche e manganellate da parte della polizia, con 12 feriti, tra cui Mimì Ercolano, sindacalista di Sì Cobas, il cui volto ricoperto di sangue il giorno dopo stava su tutti i giornali. Per i tg Rai, invece, poco o nulla. Premessa: cortei e presidi pro Palestina arrivano dopo la decisione dell’ad Roberto Sergio di far leggere il comunicato pro Israele da Mara Venier a Domenica in per “riequilibrare” lo “stop al genocidio” pronunciato da Ghali sabato sera a Sanremo. Martedì mattina, però, alle redazioni regionali arriva uno strano input dalla direzione della Tgr (guidata da Alessandro Casarin, in quota Lega) secondo cui, in caso di manifestazioni sotto le sedi Rai, bisogna “dare una breve notizia nel telegiornale senza girare immagini”. Inoltre, “si prega di non fare accordi con le questure per scendere a girare con una telecamera”. Cosa che infatti a Napoli in un primo momento accade. C’è qualcuno che gira immagini coi telefonini e stop. Poi, quando la cosa si fa incandescente, esce finalmente una telecamera Rai. E infatti nel Tg Campania delle 14 va in onda un servizio in cui si dà voce anche a una manifestante. Nell’edizione delle 19.30 stesso servizio, molto più stringato e senza intervista. Il Tg1, però, fa peggio: lo stesso giorno sia nell’edizione delle 13.30 che in quella delle 20 relega la notizia in pochi secondi (e non nei titoli) con immagini “rubate”, ovvero girate da qualcuno con lo smartphone. Insomma, c’erano le immagini della Rai di Napoli, ma il Tg1 preferisce quelle, confuse, da telefono. Come darsi un “buco” da soli.
In mezzo alle proteste, anche le minacce a Sergio con messaggi recapitati al suo indirizzo di posta elettronica. Da qui la decisione del Viminale di assegnargli una scorta, con tre agenti e auto blindata.
Tre agenti e auto blindata per qualche mail a Sergio, manganelli e censura per i cittadini ordinari e bombe per i palestinesi.
Da quando siamo diventati una provincia di Tel Aviv?
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Bello schifo! Contavo i mesi sin dal 2022. Quindi siamo una democrazia finché alla politica maf10sa torna comodo (leggasi “il popolo-bove non dice neanche “Pè” e rimane in silenzio), perché appena inizia a sussurrare qualche parola di dissenso… diventiamo per incanto subito una dittatura che si oppone al libero arbitrio e soprattutto, al libero pensiero… con le manganellate degli agenti antisommossa (capirai che sommossa). Davvero, bello schifo. Il tutto sotto alle sedi del Servizio Pubblico per eccellenza, talmente pubblico che bisogna anche pagarlo obbligatoriamente, ma non con una tassa qualsiasi, no: con un balzello letteralmente “travestito” e “nascosto” in altre spese, come l’energia elettrica. Paese demmer[beep]!
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