
(Marco Galluzzo – il Corriere della Sera) – «Una cosa è postare, un’altra è passare dal post agli atti di governo». Nello staff di Giorgia Meloni usano una parafrasi, tranquillizzante, praticamente dall’inizio della legislatura. E il protagonista è Matteo Salvini, il vicepremier che ama smarcarsi, fare una battaglia quasi solitaria per il ponte di Messina, salire sul primo trattore possibile di propaganda politica, dalla Salis agli insetti che l’Europa vorrebbe farci mangiare, minacciando rotture o ventilandole sui candidati regionali, ma fermandosi sempre un attimo prima di un passo ufficiale e istituzionale.
Chi li conosce entrambi, chi li vede interagire in Consiglio dei ministri, li descrive comunque abbastanza scafati da coltivare un rapporto di estrema franchezza. «Ogni tanto si chiudono in una stanza e a tu per tu si dicono quello che devono», ma mai è volata una parola di troppo. «Si chiama campagna elettorale, si chiama proporzionale», aggiunge chi lavora nel governo, assolvendo il leader della Lega da un eccessivo movimentismo […] e […] Meloni è molto serena, con l’obiettivo a portata di mano di superare il 30% dei consensi al voto di giugno.
Pochi giorni fa la Lega ha proposto una riserva obbligatoria militare sul modello americano o israeliano, ha presentato una richiesta in Parlamento, dimenticando che il ministro Crosetto ha detto pubblicamente di stare lavorando al progetto. Ora sulla protesta dei trattori rispolvera la sua anima originaria, anti Bruxelles, quel centro di potere con cui invece Meloni da un anno tesse un rapporto virtuoso. E anche Forza Italia sembra intenzionata ad aprire altri fronti, intestandosi una battaglia per la civiltà della vita nelle carceri italiane[…] Ma tutto viene alla fine ricondotto in un naturale […] movimentismo pre-elettorale. Insomma, qualcosa che è messo nel conto.
Meloni del resto ha ben chiari i limiti e i paletti oltre i quali la propaganda politica degli alleati non può spingersi, ed è quella degli atti contro le iniziative del governo. E finora, dall’inizio della legislatura, non c’è mai stato un voto contrario, una spaccatura ufficiale, né in Consiglio dei ministri né in Parlamento, e tanto basta. Non si contano le volte in cui Salvini ha rivendicato una gestione dei flussi migratori, quando era lui ad avere le deleghe, migliore di quella attuale del suo stesso governo, e dunque dalla premier. Ma invano, a ogni punzecchiatura, si cercherà una risposta di Giorgia Meloni, ben attenta a non entrare nel campo di visibilità che l’alleato si è scelto.
Del resto il campo di gioco di Salvini, come quello dell’altro vicepremier Tajani, ha un perimetro di consensi a una cifra, una distanza siderale dal bottino di preferenze che Meloni potrà riscuotere alle Europee. E nello staff di Meloni fanno spallucce quando si prova ad abbozzare un’analisi dell’efficacia delle dinamiche di lotta e di governo che fanno capolino nella maggioranza: «Vedremo se la legittima battaglia di Salvini avrà successo, coltiviamo il dubbio». E con questo, in modo velato, fanno capire di esser convinti che pagherebbe di più, per lo stesso leader della Lega, un profilo più istituzionale […]
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Per la precisione una tigre di carta igienica.
Sti disperati che girano nei palazzi del potere, pieni zeppi di problemi personali, ricattabili e con gli armadi strapieni di scheletri, tossicodipendenti da denaro, abili solo a restare a galla nella palude politica e a scannarsi, con uno stomaco di ferro ricoperto di pelo, senza una reputazione da difendere, sfacciati, insensibili e incapaci di immedesimarsi nel prossimo, perennemente all’asta, bugiardi incalliti, senz’anima, ignoranti e incapaci, inutili al popolo, anzi solo e sempre dannosi, sono i principali nemici della democrazia, sono i nostri principali nemici.
E generalizzo.
La frasetta “non tutti naturalmente” per me è solo di circostanza, perchè ai piani alti sono quasi tutti in queste squallide condizioni, e se non lo sono lo diventano in breve oppure vengono espulsi dal sistema.
Chi rimane dentro o è marcio o lo sarà a breve, compromesso dopo compromesso fino a ritrovarsi senza più ideali e dignità.
Salvini tigre di carta (igienica) è un simbolo, lui fa schifo in modo più evidente agli intellettuali perchè non è a loro che si rivolge, ma alla parte più ignorante della popolazione, meno razionale e più emotiva (i negri, gli immigrati, i terroni, gli zingari, i poveri … il razzismo vende sempre bene), ma poi ci sono anche quelli meno spudorati e più sottili, che fregano le persone “acculturate”, apparentemente più civili ma con la stessa anima marcia, tipo la schlein, chi l’ha preceduta, e chi la seguirà.
Destra e sinistra uniti sotto un unico padrone, due differenti confezioni per vendere lo stesso prodotto politico, nell’interesse del loro padrone e contro l’interesse degli italiani e dell’Italia.
Con una classe politica sana il paese potrebbe diventare un mezzo paradiso, ma chi ha il potere paga la politica è l’ultima cosa che vuole.
Loro preferiscono un inferno generalizzato (il che la dice lunga su come stanno), restandone lontani, nei loro paradisi artificiali.
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