La tecnica della destra di fare uno a uno, pari e patta, con la sinistra (e viceversa) è l’ultima frontiera del dibattito, si fa per dire, da show talk. Nell’Ungheria dell’autocrate Orbán la detenuta […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – La tecnica della destra di fare uno a uno, pari e patta, con la sinistra (e viceversa) è l’ultima frontiera del dibattito, si fa per dire, da show talk. Nell’Ungheria dell’autocrate Orbán la detenuta Ilaria Salis viene tenuta al guinzaglio? Subito, per cameratesca solidarietà Ignazio (Benito Maria) La Russa ha notizia “anche in Italia di una situazione non molto dissimile per gli uomini, con il guinzaglio ma non le manette ai piedi” (Avanti Popolo). Falso, naturalmente, ma intanto il presidente del Senato pensa di aver pareggiato (in fuorigioco) l’immagine vergognosa trasmessa dal tribunale di Budapest. Quando chiedono a Gennaro Sangiuliano di dichiararsi antifascista, lui afferra il microfono del malcapitato e con una rovesciata insacca: “Lei è anticomunista?”. Poi il ministro della Cultura, uomo di buone letture, ci spiegherà in un denso intervento su La Stampa , “perché sono anticomunista”. Ok, forse i gulag staliniani non li condivide neppure Mario Brega di un Sacco bello (“A zoccolè, io so comunista così!!!”) ma risulta comunque una disperata mossa da tempi supplementari per dribblare l’antifascismo. Per l’esattezza il ricorso all’antitesi de noantri fu già dei grillini di governo pronti se beccati su qualche smarronata a ribaltare l’accusa su quelli di prima (“E il Pd allora?”). Preceduti dall’uso primitivo della smorfia facciale e delle testoline che fanno no, no, no del codice televisivo berlusconiano. Rispetto a quando c’era lui, tuttavia, si registra una equiparazione verso il basso che rispecchia i tempi difficili per tutti. Un continuo slittamento verso il più pulito ci ha la rogna che è anche un tentativo di condivisione della colpa, se vogliamo in uno spirito di becera solidarietà nazionale. Sempre sul pezzo, dunque, la falange meloniana dei Bocchino, Sallusti, Sechi, si presenta fornita di appunti sbirciati. Lesti a contrapporre a una cazzata della destra una altrettanto corposa della sinistra, pur se un po’ frollata negli anni. A furia di cercare la pietra dello scandalo spesso si produce una carambola di responsabilità che rimbalza dai governi tecnici a quelli della Prima Repubblica per poi sfumare, ormai prescritta, nella notte dei tempi. Tanto che Luca e Paolo, nella strepitosa striscia a DiMartedì, hanno proposto, una volta per tutte, di metterla in saccoccia (per non dire altro) a Camillo Benso, conte di Cavour. Tutta colpa sua!