MINACCE E OSCENITÀ IN TV – Le toppe peggiori del buco. Ricostruzioni che non tornano, smentite dei presunti testimoni, accuse ai giornalisti: 40 giorni di menzogne sulle opere

(DI THOMAS MACKINSON – ilfattoquotidiano.it) – “Le misure sono diverse!”, invece no. “Non nevicava”, invece sì. “La copia era per un cartellone”, ma dai? Balle, polvere e fango, in altre parole: il metodo Sgarbi. Che insulta e diffida i giornalisti (leggere il pezzo qui in basso, ndr), chiede 5 milioni al Fatto e Report e da ‘membro del governo’ si sbottona pure la patta, col video che fa il giro del web. Nel frattempo, il sottosegretario alla Cultura (indagato per reati contro i beni culturali) si cimenta nell’arte dell’arrampicata sugli specchi.

1. “Le misure sono diverse” (17-12-2023)
Il refrain dura il tempo d’un sequestro. Per dimostrare che il Manetti a Buriasco e il suo sono dipinti diversi cita le misure indicate nella denuncia della signora Margherita Buzio del 2013 (220×247 cm) e del suo esposto a Lucca (204×233): “Sono inferiori di 40 cm per lato!”. Le misure risultano sì inferiori, ma di pochi centimetri, perché la tela fu tagliata dall’interno e perché la signora Buzio aveva misurato anche la cornice.

2. “I ladri sono i giornalisti” (24.12.23)
Sgarbi versione Cervantes contro nemici immaginari. “Qui c’è un solo ladro – sbotta in un video – quelli del Fatto e Report”. Accusa i cronisti di essersi “tenuti un frammento del dipinto originale” che avevano rinvenuto nel Castello di Buriasco. Ma lo avevano subito consegnato alla proprietaria che lo ha dato al Nucleo Tutela Patrimonio.

3. “Trovato nella soffitta, c’è un testimone” (8.1.2024)
Per sostenere il ritrovamento fortuito nella sua villa di Viterbo cita in tv un testimone: “Ero col mio amico Pietro Pambianco”. L’imprenditore delle ceramiche cade dalle nuvole: “Ma che c***o è sto quadro?”. Nel 2000 Remo Cencioni, progettista viterbese, girò quel sottotetto in lungo in largo per tre mesi: “Non c’era un pavimento ma una copertura di cannette e intonaco”. Scoperte eclatanti? “In cantiere ne avrei sentito parlare”.

4. “I carabinieri lavorano per me” (9.1.24)
Sgarbi tranquillizza tutti: “I carabinieri lavorano con me, per me”. Tre giorni dopo se li ritrova in casa, ma per perquisirla e sequestrargli il dipinto e pure la copia 3D.

5. “La copia come cartellone” (10.1.24)
I titolari dello stabilimento di Correggio riconoscono nelle foto della mostra di Lucca la copia che gli commissionò Sgarbi. “Serviva come cartellone promozionale all’esterno della Cavallerizza”, dice lui a La Stampa. “Impossibile – ribattono i fratelli De Pietri – era su tela e con telaio di legno, supporti inidonei all’esposizione esterna”. Per il Corriere cambia versione: “Serviva per il comunicato della mostra”.

6. “Quel giorno non nevicava” (14.1.24)
Sgarbi in versione Giuliacci: “Il giorno del furto non nevicava come dice la denuncia”. Ma la denuncia del 14 febbraio 2013 della signora Buzio non parlava di neve. Ha spiegato di essersi accorta delle impronte quel giorno, ma il furto poteva essere avvenuto giorni prima. Tra l’11 e il 12 febbraio 2013, in pianura e nel Torinese, nevicò. I bollettini storici del meteo, almeno quelli, non mentono.

7. “Era di un amico, ma è morto” (11.1.24)
Sgarbi è indagato a Imperia per aver tentato di esportare illecitamente Concerto con bevitore, attribuibile al caravaggesco Valentin de Boulogne. “Era di Augusto Agosta Tota”, appassionato di Ligabue deceduto un anno fa. Insorge la figlia Simona: “Mai visto in casa nostra, infama il suo nome perché non può rispondere”. Il Fatto scopre poi che era della famiglia Bellometti di Orzinuovi (BS), in difficoltà economiche. Un autista di Sgarbi, che lì viveva, andò a comprarlo nel 2014 per 10 mila euro.

8. “Vale 10 mila euro, è una copia”(29.1.24)
La modestia del prezzo, dice ora Sgarbi, prova la sua innocenza. Sotto i 13.500 euro non c’è obbligo di dichiarare l’esportazione. Ma è la cifra propinata agli ignari venditori in rovina, non è il valore. Il signor Mauro Brognoli, marito della proprietaria, ha ammesso di averlo venduto in nero e che il destinatario fosse proprio Sgarbi.

9. “Mai attribuito al Valentine” (29.1.24)
Per Sgarbi era nella sua casa di Ro Ferrarese per un’expertise che poi non fece. Ma dalla sua segretaria ne spunta una, non firmata, che l’attribuisce al Valentine. E un contratto tra la società della sua compagna Sabrina Colle (Hestia Srl), e la Switz Art di Mirella Setzu che si era impegnata a collocarlo sul mercato internazionale via Maastricht.

10. “Una vecchia tela con pittura recente” (29.1.24).
“Le indagini sul dipinto indicano che possa essere una vecchia tela con una pittura più recente”. Toppa peggiore del buco: l’opera sarebbe una copia o addirittura un falso, con sospetto di riciclaggio. Se così fosse, poi, non si capirebbe perché destinarla alla vendita al Tefaf di Maastricht, la più grande fiera al mondo di belle arti.

I colleghi non lo mollano: “Era solo una giornata no”

MOZIONE – Anche chi lo critica non voterà la sfiducia: “decide meloni”

(DI LORENZO GIARELLI E TOMMASO RODANO – ilfattoquotidiano.it) – “Adesso tiro fuori l’uccello”, “mi auguro che lei abbia un incidente mortale” e che “abbia un brutto tumore”. Non c’è tanto da meravigliarsi dell’ultima volgare sceneggiata di Vittorio Sgarbi contro un inviato di Report, quanto del fatto che ormai passi per normale che un tale gentleman , travolto dalle inchieste, sia ancora al governo. Già slittata più volte, la mozione di “sfiducia” nei confronti di Sgarbi – che minaccia querele da 5 milioni alla Rai – dovrebbe essere votata alla Camera in settimana. Possibile che passi sotto silenzio l’ennesimo turpiloquio? Proviamo a incalzare qualche parlamentare. Erik Umberto Pretto è deputato leghista. Report lo ha visto. “Diciamo che io ho metodi più pacati”. Pericolo scampato. Sgarbi fuori dal governo, quindi? “Queste sono decisioni che competono ai gruppi”. Perciò? “Sarò un soldato fedele”. Raggiungiamo Luca Squeri, onorevole di Forza Italia: “Non ho visto la puntata, me l’hanno raccontata. Non avendo visto, non mi permetto di commentare”. Si sa, nei racconti si esagera sempre. “La mozione però è strumentale, le anticipo il mio voto contrario”.

Il deputato Dario Giagoni, leghista, non si sottrae: “Condanno fermamente, io sono figlio dell’Arma, sono cresciuto con i valori del rispetto e della libertà”. La mozione? “Queste sono valutazioni umane”. Chiara La Porta è parlamentare di FdI. Su di lei il peso di guidare la Nazione dal partito di maggioranza: “Io sono in commissione Agricoltura, non mi occupo di Cultura”. Vabbè, ma mica servirà studiare i dossier per commentare Sgarbi a Report? “Sono relatrice del provvedimento sui Maestri dell’arte culinaria”. Simona Bordonali, altra leghista alla Camera. “Non ho visto la puntata di Report”. Gliela raccontiamo brevemente, onorevole. “No, no, la prego”. Guardi che ci mettiamo solo un minuto. “No, no. Sono in Consiglio comunale a Brescia, stiamo votando. Grazie”. Rita dalla Chiesa, donna delle istituzioni e di televisione, forzista. “La scenata di Sgarbi non è compatibile con il suo ruolo, non è compatibile con nessuna carica, non è compatibile con l’educazione familiare. Non c’è spazio per cadute di stile così”. Quindi voterà la mozione di sfiducia? “Prima devo sentire la sua versione”. Ah. “In questo momento sono colpita come parlamentare e come telespettatrice”. Interviene il collega Claudio Fazzone (FI): “Non si fanno cose del genere, specie nei confronti di chi sta lavorando”. Sgarbi è compatibile con il ruolo che ricopre? “Non spetta a me deciderlo, ma al governo”. Però sarà il Parlamento a votare. “Sì, ma non compete al singolo parlamentare. Al limite dev’essere la persona stessa a capire che mette in imbarazzo il governo e a farsi da parte da sola”.

Proviamo con Fabio Rampelli, vecchio cuore FdI. “Non ho seguito questa vicenda, provo a verificare. Ci sentiamo tra un quarto d’ora, venti minuti”. Dopo venti minuti il telefono squilla a vuoto. Dopo trenta minuti, pure. Dopo un’ora, figurarsi. Ma da FdI c’è un riflessivo Fausto Orsomarso: “Il personaggio Sgarbi lo conosciamo, è spesso sopra le righe, a volte in modo intollerabile, però la sua professionalità è indubbia. Ma poi, scusi, immagini la pressione a cui è sottoposto, ci può stare ogni tanto una rispostaccia”. D’accordo, quindi che farete? “È difficile dare una risposta. Spetterà a Meloni”. E gli eletti? “I parlamentari hanno libertà di coscienza. Sgarbi non è un normale sottosegretario, è un personaggio. Bisogna pure vedere che giornata ha avuto, per rispondere così… Serve maturità, sono alla prima legislatura e ogni giorno c’è una richiesta di dimissioni”. Si sarà chiesto il motivo?