EX PRESIDENTE DELLA CAMERA (5S) – “Legge anti-storica, come faranno le aziende con 20 regioni con regole diverse?”

(DI LUCA DE CAROLIS – ilfattoquotidiano.it) – Da un anno sta girando il Sud – e non solo – soprattutto per parlare contro l’autonomia differenziata. “La gente ha capito che è in arrivo un grande ‘pacco’, una truffa”, assicura Roberto Fico, già presidente della Camera, veterano dei Cinque Stelle.

Le opposizioni protestano, ma la maggioranza va veloce: il Senato ha già approvato l’autonomia.

Ora bisogna mobilitarsi alla Camera e nel Paese, per far capire all’opinione pubblica quanto questa riforma sia anti-storica. Se passasse ci rimetteremmo innanzitutto sul piano della competitività economica e commerciale. Come farebbero le imprese a districarsi tra 20 regioni con leggi e regolamenti diversi?

Si parla già di referendum, e il presidente della Campania Vincenzo De Luca si dice pronto a fare ricorso alla Consulta. Andrebbe appoggiato?

Siamo ancora lontani dall’approvazione, è presto. Qualsiasi strada va valutata, e chiunque si aggiunga a questa battaglia è il benvenuto.

È la lotta del centrosinistra, che però ha spalancato le porte all’autonomia differenziata con la riforma del Titolo V della Costituzione. Bella contraddizione, no?

La riforma del 2001 fu sicuramente un enorme sbaglio, commesso per cercare di contrastare l’ascesa della Lega al Nord. Ma è trascorso molto tempo. Ora è fondamentale far capire che questo regionalismo differenziato aumenterebbe il divario non solo tra Nord e Sud, ma tra ricchi e poveri. Se la differenza tra i servizi sanitari delle varie regioni dovesse aumentare, le prime a rimetterci sarebbero le persone in difficoltà, costantemente ignorate da questo governo.

Sta dicendo che questo è un governo classista?

Lo è, se si considera il fatto che questo esecutivo non vuole perdere tempo con chi è povero e magari è uscito dal mondo del lavoro. Tutti i provvedimenti del governo penalizzano i poveri, dal primo giorno, a partire dall’abolizione del Reddito di cittadinanza. È una scelta precisa, evidente.

Sarà, ma Giorgia Meloni sembra tuttora molto forte sul piano dei consensi.

Probabilmente lo è. Ma noi come Movimento, e come forze progressiste, dobbiamo batterla costruendo un’altra idea di società. Quella delle destre è sin troppo chiara.

Per riuscirci serve anche rimarcare la differenza sul piano ideologico, cioè il fatto che Meloni e i suoi non prendono le distanze dalle braccia tese di Acca Larenzia?

Dobbiamo andare su un terreno diverso, strettamente politico. La nostra democrazia ha permesso a Meloni di andare a Palazzo Chigi, come a me di diventare presidente della Camera. Non mi aspetto che Ignazio La Russa dica che è antifascista: sono le azioni, gli atti concreti che contano. Agitare lo spauracchio del fascismo non serve a nulla.

E sostenere Elly Schlein è utile? La segretaria del Pd sembra assediata dalle correnti interne.

La situazione nel suo partito è movimentata, per così dire. Ma lei va avanti con determinazione.

Secondo Giuseppe Conte è sbagliato candidarsi alle Europee se non si punta a restare a Bruxelles, quindi anche Schlein candidandosi “prenderebbe in giro gli elettori”. Lei che ne pensa?

Non mi permetto di mettere bocca su cosa dovrebbero fare lei e il Pd. Mi limito a dire che noi del M5S, da sempre, non ci candidiamo per dei ruoli se non abbiamo l’intenzione di ricoprirli. È un nostro principio.

Lei è appena stato in Umbria per l’alleanza tra M5S e Pd per le Regionali in autunno. Ma altrove le trattative sono molto complicate. Quanto incide la competizione tra voi per le Europee?

Siamo partiti diversi tra loro, come è giusto. Ci sono punti in comune, ma dobbiamo fare un discorso più alto e costruire un percorso: lo abbiamo fatto in Sardegna, in Molise e in Abruzzo, e lo faremo in Umbria. Bisogna guardare ai grandi temi e costruire per il futuro, così da arrivare alle Politiche con un progetto e battere questa destra che fa solo grandi danni.

Lei non potrà candidarsi per il vostro vincolo dei due mandati. Sia sincero, non è un peccato?

Sì, come lo è per tanti colleghi che hanno fatto bene a vari livelli e che avrebbero anche potuto dare una mano a livello di preferenze. Ma fin quando esisterà questa regola io la rispetterò. E comunque sarò in campo per questa campagna elettorale, dando tutto.