Dopo l’Iowa Trump vince in New Hampshire e per molti è ormai il candidato ufficiale dei Repubblicani per le elezioni di novembre. Ma perché, fin dalla sua prima elezione nel 2017 più lo criticano più ha successo? Il motivo è semplice ed è lo stesso del successo di Giorgia Meloni

(di Francesco Mazza – mowmag.com) – Nell’estate del 2016 vivevo negli Stati Uniti da quattro anni e dal mio punto di osservazione, un quartiere di Brooklyn a un tiro da tre da Prospect Park, la candidatura di Donald Trump a Presidente era poco più che una barzelletta. Non conoscevo nessuno che lo avrebbe votato, ma neanche qualcuno disponibile ad accordargli una sola chance di vittoria su un milione. L’autorevolissimo New York Times scriveva che il vantaggio che la Clinton aveva su di lui era il più ampio margine di vantaggio nella storia. Poi ad agosto andai a fare un viaggio nel Sud del Paese, e la mia percezione cambio completamente. Lungo il Mississippi si succedevano lenzuoli appesi con scritto “Go Trump”; nelle pianure verdi dell’Alabama, ogni fattoria aveva esposto un cartello “Vote for Trump”; e nel divertimentificio di Myrtle Beach, la maggior parte delle persone se ne andava in giro con il cappello rosso Maga e la maglietta di The Donald. Nel totale disinteresse dei media, interessati solo a ciò che accade sulle due coste, Trump non era solo diventato il leader di un partito, ma aveva raggiunto un obiettivo ben più importante. Aveva creato un popolo a sua immagine e somiglianza, per il quale lui non era solo un candidato Presidente, quanto un’icona, un leader, un eroe in cui immedesimarsi. Si trattava di un fenomeno di importanza storica: se un plurimiliardario di Manhattan diventava un simbolo per le classi meno abbienti, voleva dire che la frattura tra gli strati inferiori della popolazione e le cosiddette “élite” era ormai devastante. “Poco male”, pensai. “Ora la sinistra americana, e a seguire quella del resto del mondo, saranno obbligate a tornare ad occuparsi di cose concrete”. E sbagliai completamente la previsione. Invece di cercare di capire le ragioni della vittoria di Trump, i democratici iniziarono una crociata ideologica capace di contraddire tutti i principi sulla correttezza dell’informazione fino a quel momento considerati sacri. Trump ha avuto contro tv, giornali, scrittori, blogger, star del cinema, cantanti, influencer, ha subito due tentativi di impeachment (unico nella storia) uno più pretenzioso dell’altro, più innumerevoli processi e accuse di stupro, furto, falsa testimonianza, alto tradimento, persino le dimensioni del suo pene sono diventate un fatto di dileggio e di dominio pubblico.

Durante il suo mandato, a leggere i giornali, a guardare la tv, sembrava che il mondo intero fosse sul punto di finire da un momento all’altro per effetto di un suo colpo di testa: invece non solo non è accaduto nulla di speciale, ma la borsa americana ha raggiunto i massimi storici. Nel 2020 avrebbe dovuto finire stritolato alle elezioni, si parlava di margini a due cifre, invece ha perso di un soffio, in una tornata elettorale svoltasi in circostanze irripetibili a causa della pandemia. Sarebbe dovuto nel migliore dei casi sparire e nel peggiore marcire in galera: invece ieri notte ha vinto ancora, primo candidato dal 1976 a vincere in Iowa e New Hampshire. Dovesse vincere anche in South Carolina, la nomination sarebbe ufficiale. Eppure, anche stamattina, come da otto anni a questa parte, illuminati opinionisti e i pensatori sapienti che animano “il dibattito delle idee” aldilà e aldiquà dell’oceano insistono nell’ignorare l’unica domanda che conti qualcosa. Perché? Perché Trump continua a vincere? Perché più i media ne parlano male, più lui guadagna voti? Perché è capace di connettere in maniera così solida con il suo elettorato, tanto da aver dato origine a una specie di culto, a differenza della maggior parte dei leader politici di oggi? A pensarci bene, la stessa dinamica è osservabile nel resto del mondo. In Italia, per esempio, ci si strappa le vesti per un ipotetico “ritorno del fascismo” rappresentato da un gruppo di pirla che fanno il saluto romano: ma nessuno pensa di chiedersi oggettivamente come sia possibile che la Meloni sia passata dal 3 al 29%. Grosso modo la stessa dinamica che si osserva con Marine Le Pen in Francia o con l’estrema destra in Germania: si grida alla catastrofe imminente, ma ci si guarda bene sia dal salire in montagna a imbracciare i fucili sia dal chiedersi come sia possibile che il popolo voti per loro. E mentre si continua a tenere la testa sotto la sabbia, quel mix di estremismo e populismo che caratterizza la destra moderna governa ormai praticamente ovunque (basta vedere chi hanno appena eletto in Argentina) e dove non governa è solo perché’ o si sta preparando a governare ancora o tutti gli altri partiti si sono messi insieme per arginarla, col risultato di produrre ibridi incapaci di decidere.

Certo, un’analisi di questo tipo comporterebbe risultati drammatici. Porterebbe a rendersi conto, per esempio, che sull’immigrazione di massa la maggioranza del Paese reale ha idee molto diverse da quelle di chi scrive su X; che i diritti civili non sono riconosciuti come questione dirimente o comunque prioritaria rispetto a quelli economici; che quando si dice che un uomo può rimanere incinto la maggior parte delle persone commenta come Fantozzi commentava la corazzata Potemkin; che il cambiamento climatico è questione troppo tecnica per eccitare e orientare i cuori dell’elettorato. E via dicendo. Meglio allora continuare a fare finta di niente. Meglio rinchiudersi nella ridotta della propria ztl, e da quel fortino alzare a dismisura il volume della retorica, accusando il popolo bue di non capire, di essere manipolato da Facebook e dalle fake news. Chissà quante volte da qui a novembre sentiremo Biden chiamare a raccolta tutti gli americani nel nome dell’allarme democratico. Chissà quante volte da qui alle elezioni europee leggeremo che la Meloni è brutta, cattiva e fascista. Con l’unico risultato di renderli ancora più forti e vincenti.
Le sinistre hanno abbracciato posizioni neoliberiste. Le uniche vere attenzioni, oltre al capitale, le hanno riservate alle minoranze. Le masse, sentendosi tradite, votano per gli originali, anche a scopo punitivo. Attenzionare le minoranze è nobile ed etico, ma il successo di tale visione dipende da una risposta: le maggioranze si sentono sufficientemente tutelate dalle sinistre?
La risposta è nei fatti.
Fine.
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Io sono dell’idea che la sinistra ci abbia preso in giro per almeno trent’anni. Il risultato è stato un astensionismo di massa e la vittoria della destra con un affluenza ai minimi storici. Ora ci vorrà molto carisma ed una congiunzione astrale favorevole per tornare a governare.
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È esattamente così anche secondo me. Sinistra e Destra fanno caciara (ormai ridicola, proprio imbarazzante, nel senso che si prova imbarazzo per loro, esattamente come si provava imbarazzo per i disperati patetici concorrenti alla Corrida di Corrado, ai tempi), ma poi vanno a braccetto da decenni, spartendosi poi l’ampio bottino. Cosa che in Italia è molto evidente sin dalla fine degli anni 90, e certamente dalle parole di Violante alla Camera nel 2003. Questo è letteralmente tradimento, dei più biechi: conseguentemente non si sfugge al macello, e certo non se ne sfugge votando “a sinistra”. Ecco perché i Cinquestelle potrebbero (potevano? Nel senso di “ora non più”? Chiedo candidamente…) cambiare le sorti del nostro paese. Ma poi c’è il resto del mondo dove a quanto pare, come dice l’articolo, le cose van esattamente nella stessa maniera (ed è qui che concordo assai con quel che hai scritto).
Ci vorrebbe un FiveStars Movement mondiale. Ma ormai s’è capito che contro il potere economico e finanziario, nessuno ha gli attributi (cioè ache solo il desiderio) per combattere. E quindi mi sa che abbiamo il destino segnato. Non parlo da “semplice” italiano, eh? Parlo da “umano”, abitante del pianetino azzurro (sempre più grigio)… 😦
Succo del mio discorso: siam sicuri che una sinistra le cose le cambierebbe? Risposta automagica: assolutamente no, le farebbe identiche salvo poi star a fare la paternale su cosa sia giusto e sbagliato per tutti, ma secondo loro. Che poi è quel che fanno gli USA in giro per il mondo parlando di democrazia “da esportare” e giustizia, ma poi ammazzano per asfissia un povero disgraziato – assassino, per carità, ma COSÌ diventa un poveretto – in Alabama (cfr. il Fatto Quotidiano di oggi, 26-01-2024)
Ed ecco perché poi la destra vince: perché si preferisce sempre l’originale al posto della brutta (ma brutta!) copia venuta male. Vale ovunque, in Italia e nel mondo.
Nota Bene. Kenneth Smith è stato trucidato (ripeto “TRU CI DA TO”! ) dal government con Biden alla Casa Bianca. Pensa, con Trump avrebbe fatto l’esatta stessa identica fine. Ecco spiegato il tutto in breve. Non si sarebbe salvato comunque, a mio parere. Bella fregatura, eh? 🤦🏻♂️
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Trump 77 anni, Biden 81.
La prossima sfida elettorale americana, se sarà questa, dà l’idea della decadenza di quel grande Paese.
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Il New York Times come fonte autorevole è tutta da dimostrare: pandemia e guerra in Ucraina hanno dimostrato il contrario. Per il resto l’autore dell’ articolo fa una disamina molto attenta e calzante che condivido largamente. La cosiddetta sinistra tutto è tranne che sinistra. Imborghesita non sa fare altro che attingere al repertorio pannelliano noto conservatore attento solo ai così detti diritti civili e devoto servitore degli interessi americani. La stampa segue a ruota le istruzioni e usa specchietti per le allodole desueti quali l’antifascismo, l’effetto serra e altri simulacri.
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Anche negli USA preferiscono la destra a una sinistra travestita da sinistra che fa cose di destra. Anche negli USA, come sicuramente qui da noi in Italì, si preferisce l’originale alla brutta copia, là negli USA dove comunque la brutta copia “esporta” democrazia all’estero a suon di bombe e colpettini di stato. Figata estrema proprio.
A destra son buzzurri, si sa, ma se non altro, almeno in quanto “originale” non spaccano le palle con discorsi paternalistici autoproclamandosi vincitori e mettendosi da soli sul podio a far discorsi di giustizia-&-libertà. Eh, così adesso va il mondino. 🤷🏼♂️
‘Nnamobbène. 🤦🏻♂️
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