
(Francesca Basso – il Corriere della Sera) – Da un lato portare avanti la soluzione dei due Stati per la crisi in Medio Oriente nonostante l’opposizione di Netanyahu. Dall’altro fare progressi per il lancio della nuova missione militare dell’Ue, Aspides, che avrà il compito di difendere anche con l’uso della forza […] le navi mercantili nel Mar Rosso, messe a repentaglio dagli attacchi degli Houthi […]. I ministri dei Ventisette ne discuteranno oggi al Consiglio Affari esteri.
La missione militare navale Ue vede Italia, Francia e Germania in prima fila. Due giorni fa Roma, Parigi e Berlino hanno fatto circolare un documento congiunto sulla sicurezza e la libertà di navigazione nel Mar Rosso, visionato dal Corriere, in cui danno il loro sostegno al piano Ue, sottolineando la necessità della missione militare, che avrà «compliti difensivi», e «l’importanza di utilizzare le strutture e le capacità già esistenti di Emasoh Agenor».
È la missione nata su proposta francese nel 2020 per proteggere i flussi marittimi attraverso lo Stretto di Hormuz, che divide la Penisola arabica dalle coste dell’Iran, e poi estesa al Golfo Persico. Agenor è riuscita a sviluppare […] un ampio livello di cooperazione e coordinamento con gli Stati regionali arabi e del Corno d’Africa. E questo è l’obiettivo anche per Aspides, che avrà una missione difensiva a differenza dell’operazione Prosperity Guardian lanciata da Stati Uniti e Regno Unito, con cui è previsto uno scambio di informazioni.
I tre Paesi Ue «invitano l’Alto Rappresentante a mettere in atto tutti i possibili sforzi diplomatici per assicurare che il mandato e le attività di Aspides godano del più alto grado di comprensione possibile nella regione e oltre». Invitano quindi gli Stati membri «a considerare favorevolmente la loro partecipazione […]».
Si tratta di capire quanti Paesi contribuiranno con navi da guerra e se saranno usati i mezzi già a disposizione di Agenor. È emerso anche l’auspicio che a ospitare il quartier generale possa essere l’Italia. Oggi ci sarà il primo passaggio politico a livello di ministri, mentre il lancio dell’operazione è previsto nella riunione del 19 febbraio.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo venerdì sera a Bergamo a un incontro con un gruppo di industriali ha spiegato che «Aspides non è solo una missione di polizia internazionale, è un importantissimo segnale politico della Ue: siamo sulla direzione della difesa comune europea, che è il vero tassello necessario per la politica estera comune». […]
La PSICOSI COLLETTIVA “dell’armiamoci e partiamo” sta’ alzando il “livello” , ovviamente il CORRIERE DELLA SERVA e’ in prima linea. Zelig a questi gli fa’ un baffo.
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Chissà come la prenderanno le zucche e i mafioncelli pro ammeri-cani che fino ad ieri definivano Putin un dittatore e invasore dell’ucronazistan rei di voler sterminare tutti i russofoni nativi dell’Ucraina russofona,
Ma si sà, i nostri eroi sono esportatori di democrazia e ombrelli, poco importa se bombardano, ammazzano, invadono paesi lontani mille miglia e non minacciano in alcun modo i nostri confini a differenza di quello che fa lo zio Sam nostro fornitore d’ombrelli
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Spigolature
L’amministrazione Biden sta elaborando piani per una campagna militare prolungata contro gli Houthi nello Yemen dopo che 10 giorni di attacchi non sono riusciti a fermare gli attacchi del gruppo al commercio marittimo, alimentando la preoccupazione tra alcuni funzionari che un’operazione a tempo indeterminato potrebbe far deragliare il paese devastato dalla guerra. pace fragile e trascinare Washington in un altro imprevedibile conflitto mediorientale”, riferisce il Post.
Il Post riconosce che “campagna militare sostenuta” significa “guerra” nel nono paragrafo dell’articolo, affermando che i funzionari statunitensi anonimi citati nel rapporto “non si aspettano che l’operazione si protrarrà per anni come le precedenti guerre statunitensi in Iraq, Afghanistan o Siria”. Il che è rassicurante quanto un piromane che dice che non si aspetta di bruciare altre case come tutte quelle altre case che ha bruciato.
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ergo, l’italia è stata entrata in guerra.
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Si spera ardentemente che la fregata italiana, già inviata a “proteggere” il transito di merci, non subisca alcuna… fregatura, tipo un siluro nemico che la affondi. In questo sciagurato caso la patriottica premier sarà la prima, nella Nato, a dichiarare guerra allo Yemen dopo aver celebrato all’Altare della Patria la morte dei marinai affondati e considerati EROI come hanno tentato (invano) di fare per quelli di Nassirya in Iraq. I carabinieri lì però erano stati uccisi mentre dormivano, quindi non con le armi in pugno. Vien da pensare a Mussolini che, nell’entrare in guerra seguendo le orme di Hitler, affermò che gli sarebbero bastate poche centinaia di soldati uccisi per potere avere il diritto di sedersi al tavolo delle trattative alla fine della guerra illusoriamente prevista “lampo”.
Come arma di distrazione di massa, gli eventuali marinai caduti metteranno meglio in second’ordine i numerosi problemi degli italiani. Vuoi mettere la difesa dell’ONORE DELLA PATRIA IN BATTAGLIA in confronto ai problemi delle milionate di pacifici patrioti poveri in canna, disoccupati, in lunghissime liste d’attesa per cure sanitarie, 120mila giovani ogni anno emigrati in cerca di lavoro?!… Eia eia, alalà!
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E pensare che basterebbe che i sionisti smettessero di massacrare i palestinesi. Invece preferiscono andare ad ammazzare pure gli Houti.
Maledetti.
Sembra sempre di più Starship Troopers, film troppo sottovalutato quando in realtà aveva ragione al 100%.
Guardate qui: propaganda di uno stato fascistoide e militarizzato, gli insetti sono russi, cinesi o arabi, poco importa oramai:
https://www.youtube.com/watch?v=ESMfp3bq3Xg
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Quando si dice il caso.
“Lunedì l’agenzia SVR ha previsto che l’Ucraina intraprenderà presto un rimpasto burocratico volto a mettere al potere più figure filoamericane. Secondo il loro ufficio stampa, l’ambasciatore ucraino negli Stati Uniti potrebbe diventare primo ministro, mentre il viceministro delle finanze, che ha studiato ad Harvard, e il viceministro dell’economia, che ha studiato in Polonia, potrebbero essere promossi a ministri a pieno titolo. Hanno anche affermato che gli Stati Uniti stanno ricattando Zelenskyj per rimuovere figure politicamente inaffidabili.
Il loro breve rapporto trasmette la valutazione della Russia secondo cui Washington oggi tira tutte le fila a Kiev, arrivando addirittura a descrivere esplicitamente la situazione lì come “un’amministrazione essenzialmente coloniale”. Ciò di per sé non sorprende, ma ciò che ha colto di sorpresa gli osservatori sono state le previsioni specifiche di questo servizio sul presunto imminente rimpasto burocratico dell’Ucraina, sollevando così la domanda sul perché avrebbero reso pubbliche queste informazioni invece di mantenerle riservate
Pubblicando le loro previsioni, hanno voluto indirettamente riaffermare la pertinenza delle previsioni del mese scorso del loro capo Sergej Naryshkin, su come “funzionari di alto rango dei principali paesi occidentali discutono sempre più tra loro della necessità di sostituire” Zelenskyj. Ciò ha preceduto la richiesta di un esperto del potente Consiglio Atlantico di formare un “ governo di unità nazionale ” esattamente una settimana dopo, tutto ciò dopo il suo ultimo viaggio a Washington all’inizio di dicembre.
La sequenza degli eventi da allora fino ad oggi suggerisce che il leader ucraino abbia ricevuto una sferzata da Washington, ma alla fine si sia piegato alle richieste dei suoi sostenitori di un rimpasto del suo gabinetto in una data successiva come compromesso per loro che annullassero i loro possibili piani per rimuoverlo. qualunque cosa significhi. Rivelare i dettagli dei suoi imminenti cambiamenti di personale ha quindi lo scopo di evidenziare il grado di influenza americana sulla sua amministrazione, screditando allo stesso tempo coloro che potrebbe presto nominare.”
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E dal il semplicissimus questa novella
Non c’è alcun dubbio che gli Usa e i pezzi di Occidente come l’Europa che essi stanno sacrificando nel falò delle vanità imperiali, si siano andati a incastrare dentro un paradosso dal qualche non riescono ad uscire: da una parte si rendono conto che aumentare fino all’estremo limite l’escalation in Ucraina porterebbe a uno scontro totale con la Russia e dunque al collasso dell’intera Nato e dell’Impero. In qualunque modo vada lo scontro con la maggiore potenza nucleare del pianeta che per giunta dispone di armi di attacco e difesa missilistica decisamente più avanzate, sarebbe la fine di qualsiasi egemonia. D’altro canto lasciare che la vittoria della Russia sulla Nato in Ucraina appaia in tutta la sua catastrofica realtà potrebbe facilmente portare allo stesso effetto di disfacimento del potere statunitense e delle oligarchie nord americane nel mondo.
Duque che fare? Essere o non essere, dormire forse sognare? Si fa sfoggio di amletismo. In qualche modo ci si rende conto che trasformare radicalmente il conflitto in una sorta di guerra terroristica portata avanti con i mezzi e gli uomini della Nato, visto che ormai gli ucraini sono al lumicino, porterebbe prima o poi a un conflitto generalizzato e dunque per il momento ci si limiterà ad aggiustare la narrativa più che a risolvere il paradosso. Dopotutto le oligarchie americane hanno già avuto le loro “vittorie” in questo conflitto: gli enormi profitti dell’industria bellica, l’affossamento dell’industria europea, la vendita nel vecchio continente di gas a prezzo di strozzinaggio e la riduzione dell’Ue a un mero stato vassallo da cui eventualmente trarre uomini per continuare la guerra per procura in Ucraina sia pure in maniera meramente figurativa. Magari dalla Polonia o dagli stati baltici che sono in preda alla demenza. Oltre ad attirare i cervelli rimasti, l’Europa diventerà una sorta di scatolone da cui tirare fuori soldatini. Insomma una serie di soddisfazioni che probabilmente eviteranno che la rarefatta plutocrazia nord americana voglia trasformare l’Ucraina in una bomba ad orologeria, anche se tenteranno di tenerci le grinfie il più possibile. Tuttavia rimane sullo sfondo una terribile realtà per chi si ritiene “eccezionale” e padrone del mondo: i successi sono stati ottenuti non certo sul nemico russo, cinese o iraniano, ma sui propri alleati il che è un segno di estrema debolezza. Non ci può essere alcun dubbio che oggi la Nato e molto più debole rispetto all’inizio del conflitto e possono fare tutte le esercitazioni che vogliono: è solo fuffa. E tutto il mondo lo sa, tranne i cittadini occidentali.
La soluzione principale sarà di altro tipo: metteranno insieme un po’ di spazzatura cognitiva, qualche toppa per nascondere i buchi e gli strappi lasciando gli europei, o meglio le élite continentali che sono state tanto stupide quanto fedeli al verbo globalista, di fronte all’angosciosa sensazione della sconfitta su tutti i fronti, non ultimo quello interno che non è altro se non un grottesco castello di carte costruito sulla pelle della gente. Ecco perché a Bruxelles, Berlino, Parigi sono in preda a una vera e proprio crisi isterica in cui si tenta di negare anche la realtà più evidente, si dice che la Russia sta perdendo come ha sostenuto quella stupida e corrotta gallina della von del Leyen o che – sempre la Russia con divertente contraddizione – vuole prendersi l’Europa o infine che magari tra vemt’anni bisognerò combattere direttamente contro la Russia . Insomma qualsiasi cretineria è buona per far andare avanti la guerra in Ucraina perché nel momento in cui essa finisse tutta la vergognosa e tirannica élite europea che fino a ieri sfilava a Davos, rivelandosi nient’altro che una compagnia di cinici pagliacci, verrebbe spazzata via. Ormai l’Europa, l’Ue e l’area euro dipendono per la loro fragile e vacua esistenza dalla guerra in un Paese che di fatto non esiste più.
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Da rivedersi: gli aracnidi comunisti arrivano!
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22 gennaio 2024
Traduzione automatica
Gli Stati Uniti non rivendicano alcuna alternativa ad una più ampia guerra in Medio Oriente
I media mainstream fanno propaganda ai propri lettori non solo attraverso ciò che riportano, ma anche non riportando determinati punti di vista e questioni.
Un primo esempio è una recente “analisi giornalistica” del New York Times sulla posizione della Casa Bianca sulle truppe statunitensi in Medio Oriente.
L’autore è Peter Baker, corrispondente principale della Casa Bianca del Times .
Il titolo:
Mentre gli Stati Uniti e le milizie si impegnano, la Casa Bianca teme un punto di svolta
Il numero di attacchi contro le truppe americane in Medio Oriente aumenta il rischio di morti, una linea rossa che potrebbe portare a una guerra più ampia.
Un altro giorno, un’altra raffica di razzi e un’altra scintilla che i funzionari americani temono possa scatenare un incendio di violenza in tutto il Medio Oriente.
L’ultimo attacco contro le truppe americane nella regione durante il fine settimana non ha provocato vittime, ma il presidente Biden e i suoi consiglieri temono che sia solo questione di tempo. Ogni volta che la notizia di uno sciopero arriva alla Situation Room della Casa Bianca, i funzionari si chiedono se questo sarà quello che imporrà una ritorsione più decisiva e si tradurrà in una guerra regionale più ampia.
Baker non analizza l’ipotesi della Casa Bianca. Presume che non ci siano alternative, TINA come diceva la defunta prima ministra britannica Maggie Thatcher.
L’unica risposta a un attacco mortale sarebbe una guerra più ampia, senza che venga detto come verrà condotta, contro chi e per quale scopo.
Un suggerimento arriva solo più avanti nel pezzo:
Giovedì, le milizie appoggiate dall’Iran avevano già effettuato 140 attacchi contro le truppe americane in Iraq e Siria, con quasi 70 membri del personale americano feriti, alcuni dei quali con lesioni cerebrali traumatiche. Secondo il Pentagono, tutti tranne pochi sono riusciti a tornare in servizio in breve tempo.
Le forze americane a volte hanno organizzato ritorsioni, ma in modo limitato per evitare di scatenare un conflitto a pieno titolo.
I funzionari dell’amministrazione Biden hanno discusso regolarmente la strategia adeguata. Non vogliono che tali attacchi restino senza risposta, ma d’altro canto non vogliono arrivare al punto che il conflitto si trasformi in una vera e propria guerra, soprattutto colpendo direttamente l’Iran. Tuttavia, in privato affermano che potrebbero non avere scelta se le truppe americane venissero uccise. Questa è una linea rossa che non è stata superata, ma se mai le milizie appoggiate dall’Iran avessero un giorno di migliore mira o migliore fortuna, potrebbe facilmente esserlo.
Sembra che tutto ciò che sta accadendo e che tutti i gruppi in Medio Oriente siano considerati “sostenuti dall’Iran”.
Ma né Hamas, né Hezbollah, né le milizie irachene, né gli Houthi sono “sostenuti dall’Iran”. Sono alleati dell’Iran e tra loro, non combattenti per procura. Producono le proprie armi e munizioni e prendono decisioni indipendenti.
Né l’Iran né Hezbollah né nessun’altra entità oltre ad Hamas sapevano dell’imminente attacco del 7 ottobre allo Stato sionista. Le loro risposte, per quanto ce ne siano state, sono arrivate solo dopo che Hamas era già tornato nella Striscia di Gaza. Affermare che tutto e tutti coloro che nutrono rancore nei confronti delle posizioni statunitensi in Medio Oriente sono “sostenuti dall’Iran” è un’affermazione propagandistica semplicistica priva di supporto probatorio.
Evidentemente è stato realizzato, proprio come il resto dell’articolo di Baker, per preparare l’opinione pubblica a una guerra “inevitabile” contro l’Iran. Una guerra in cui gli Stati Uniti probabilmente subirebbero un’altra sconfitta.
Per sostenere la sua tesi di una decisione libera alternativa il Times si avvale di un ‘esperto’:
“L’amministrazione affronta un problema senza una soluzione priva di rischi”, ha affermato Aaron David Miller, negoziatore di pace di lunga data in Medio Oriente e ora presso il Carnegie Endowment for International Peace. “Non vogliono colpire direttamente l’Iran per paura di un’escalation, che non fa altro che ampliare il margine per i gruppi filo-iraniani, compresi gli Houthi, di colpire le forze statunitensi. Ad un certo punto, se le forze americane verranno uccise, non avranno altra alternativa se non quella di rispondere direttamente contro le risorse iraniane”.
Esistono ovviamente altre alternative e “soluzioni prive di rischi”.
Secondo il diritto internazionale le basi militari statunitensi in Siria sono illegali. Non esiste alcuna risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che consenta un intervento militare in Siria, né vi è stato un invito di truppe statunitensi da parte del governo siriano.
Anche la posizione americana in Iraq è illegale. Il parlamento iracheno ha votato contro tutte le basi americane nel suo paese. Il governo iracheno ha chiesto che le truppe americane se ne vadano e cerca negoziati affinché ciò accada. La cosiddetta milizia irachena e i suoi comandanti sono tra l’altro parte integrante dell’esercito ufficiale iracheno. Qualsiasi attacco contro di loro è un attacco allo Stato iracheno.
Gli Stati Uniti potrebbero semplicemente richiamare le proprie truppe dalla Siria e dall’Iraq. Ciò metterebbe sicuramente fine a tutti gli attacchi contro di loro.
Gli Stati Uniti sono intervenuti nello Yemen bombardando le truppe del governo di Ansar Allah che cercava di bloccare le navi legate ad Israele finché non avrà tolto l’assedio da Gaza.
Le navi legate agli Stati Uniti furono attaccate solo dopo che gli Stati Uniti lanciarono quella che equivale ad una guerra totale contro lo Yemen.
Gli Stati Uniti sono liberi di ritirare le proprie forze armate dalle posizioni in Siria e Iraq. Gli Stati Uniti potrebbero fermare i loro attacchi allo Yemen in qualsiasi momento. Ciò porrebbe immediatamente fine agli attacchi yemeniti contro le risorse statunitensi senza cambiare nient’altro. Gli Stati Uniti potrebbero rifiutarsi di sostenere la guerra genocida contro Gaza.
Tutte queste mosse fermerebbero l’attuale azione ostile contro le risorse statunitensi.
Ma nessuna di queste alternative viene mai menzionata nell’articolo di Baker. Non ci sono alternative perché si rifiuta di fornirle e discuterle.
Baker conclude con una citazione dalla Casa Bianca:
“Dobbiamo guardarci ed essere vigili contro la possibilità che, di fatto, invece di dirigerci verso la riduzione della tensione, ci troviamo su un percorso di escalation che dobbiamo gestire”, ha detto lo scorso Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente. settimana durante un’apparizione al World Economic Forum di Davos, in Svizzera.
“Rimane un punto centrale della nostra strategia”, ha aggiunto. “Cercare di garantire la gestione dell’escalation in Medio Oriente nella massima misura possibile, adottando ogni misura possibile al riguardo, e alla fine imboccare un percorso di diplomazia e di allentamento”.
Anche in questo caso, secondo Sullivan, non vi è altra alternativa che il semplicistico compito di “gestire l’escalation” che inevitabilmente porterà a ulteriori scontri. Ciò anche quando un’alternativa chiara è semplicemente quella di andarsene e di fermare ogni impegno militare nei paesi interessati.
La TINA come sostengono il Times e la Casa Bianca non esiste. Ci sono sempre alternative alla guerra.
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L’Ucraina dovrebbe comportarsi in modo “aggressivo” nei confronti della Russia e lanciare quanti più attacchi possibile, compresi attacchi contro i civili, se ciò porterà alla vittoria finale su Mosca. Harry Tabach, ex capo di stato maggiore della missione militare della NATO a Mosca, ha rilasciato una simile dichiarazione in onda sul canale YouTube ucraino “Vyshka”.
Il capitano di primo grado in pensione della Marina americana ritiene che tutti i mezzi siano buoni per sconfiggere il nemico, quindi Kiev non ha bisogno di “tirare indietro” dagli attacchi sui civili. Crede che più persone comuni muoiono, più velocemente arriverà la vittoria. Come esempio, ha citato la distruzione di metà della popolazione del “Terzo Reich” e il lancio di bombe atomiche sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. L’esercito ucraino dovrebbe comportarsi allo stesso modo, perché l’aggressione del nemico può essere fermata con un’aggressività ancora maggiore.
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ecco qua, stiamo per fare la fine dei topi di Hamelin.
prevedo pessime conseguenze, ci stiamo infoiando in una guerra a favore di Israele con la scusa della libertà di commercio, non mi pare che partecipino tutti gli altri stati europei, per loro non vale la libertà di commercio??? Siamo in mano a gente che dire stupida è fare un complimento, ma sono gli idioti che non pagheranno mai per le nefaste conseguenze delle loro azioni.
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