SUICIDIO DELLA RISTORATRICE – Dopo la tragica vicenda di Giovanna Pedretti, tv e quotidiani mi hanno processato senza contraddittorio. Lasciando liberi di vomitarmi addosso sulla pagina Fb

(DI SELVAGGIA LUCARELLI – ilfattoquotidiano.it) – Sono profondamente grata al variopinto esercito di giornalisti che in queste giornate difficili mi sta alleggerendo l’animo impartendomi appassionanti lezioni su cosa significhi davvero maneggiare una notizia e, soprattutto, la verità. Naturalmente con la sensibilità dovuta ai protagonisti delle notizie, perché non va mica bene provocare gogne come faccio io sui social.
In effetti, le pagine social di tutti i quotidiani nazionali con gli articoli online e i commenti aperti ai loro milioni di follower (Repubblica, per dire, ne ha 4 milioni solo su Fb) non sono pagine social: sono il diario segreto dei loro direttori con la cronaca dei primi amori all’oratorio del paese.
Tra i boomer chiamati a commentare la tragica vicenda abbiamo in prima fila la sempre scaltra Candida Morvillo, la quale da giorni fa il giro dei salotti tv per dare dimostrazione di essere perfettamente aderente alle parole del suo addolorato editoriale in cui diceva, testualmente: “…se non fosse che davanti alla perdita di una vita umana bisognerebbe zittire l’ego, aprire il cuore anzitutto alla umana pietà”. Lei, in tv, ci va per tacere, per cristallizzarsi come Andreotti e il famoso “Presidente? Presidente?”. Mica per cavalcare la notizia e portare il suo ego in tv, no. E non le piace che i cuochi si occupino di giornalismo, infatti era di questo che discuteva giovedì sera in compagnia del Pulitzer Simona Izzo, ospite di Del Debbio. Il conduttore premetteva che non era un processo contro di me, mentre con il sottopancia “Selvaggia Lucarelli ha esagerato?” collegava molto delicatamente i miei eccessi a un suicidio, ma precisando che, “se non ha di meglio da fare, la Lucarelli può intervenire”. In effetti ho prontamente chiamato un Uber e mi sono presentata davanti al cancello di Cologno Monzese, ma purtroppo il segmento su di me era già concluso. Del Debbio aveva spiegato che la verità va bene, ma bisogna che ci sia proporzione tra le forze in campo, uno troppo forte non può colpire uno troppo debole. Vero. Quindi ha salutato gli ospiti e ha lanciato il servizio della sua inviata che inseguiva con la telecamera una rom.
Giovedì pomeriggio mi ha scritto un giornalista del Corriere della Sera chiedendomi se volessi replicare a una notizia che “doveva” pubblicare, e cioè l’intervista alla ristoratrice di Finale Ligure di cui avevo scritto quest’estate (pubblicando uno scontrino del suo ristorante con 2 euro aggiunti per il piattino di un bambino). La signora, cinque mesi dopo i fatti, ha deciso di partecipare al metoo dei maltrattati dai social perché dopo quella vicenda aveva subito una shitstorm. Mi sono detta subito entusiasta di replicare e, dopo aver inviato al giornalista tutti gli articoli del Corriere su quella stessa vicenda e i relativi insulti dei commentatori del Corriere, ho inviato al giornalista la seguente risposta: “Non mi è ben chiara la ragione di questo censimento tardivo di coloro che avendo una attività pubblica, finiscono sui media per uno scontrino furbo o altro. Detto ciò, per “media” intendo la mia pagina social o, per dire, il Corriere della Sera che ha dedicato più articoli di me allo scontrino in questione ma anche a quello di Como del toast tagliato a metà e così via. Queste notizie sono finite pure sulle vostre pagine social (social come la mia) con annessi migliaia di commenti insultanti. In che modo io dovrei giustificarmi per il dispiacere della signora e il Corriere della Sera no? Se io sono la cattiva, dovreste distinguervi da me. Infine, questi articoli cosa dimostrerebbero? Che sono stata molte volte una potenziale istigatrice di suicidi? Allora facciamo così: io, il Corriere della Sera e tutte le pagine social dei quotidiani siamo potenziali istigatori di suicidi”. Il giornalista, stranamente, non mi ha più risposto.
Il giorno dopo, in compenso, alcuni giornali tra cui il Corriere, Open e la Nazione hanno pubblicato la storia straziante di un ristoratore che, dice, deve chiudere il ristorante ad Arezzo per colpa mia. Ebbene sì, sono il critico Anton Ego di “Ratatouille”. Dove passo io non cresce più un tovagliolo. Il ristoratore ha poi detto di non aver mai rilasciato questa intervista. Insomma, le fake news stanno facendo il salto di specie: la prima fake news si innesta nella seconda fake news e scoppia l’epidemia. Di minchiate.
Poi abbiamo il maestro di giornalismo Umberto Brindani che a 65 anni, finito a dirigere Gente, mi suggerisce di chiedere scusa. Lui che mi aveva dedicato una copertina di Oggi in cui senza diritto di replica mi accusava di essere una pericolosa hacker. Fui assolta, aspetto ancora le sue scuse. Massimo Giannini ritiene che sia troppo ruvida e non condivide il mio modo di fare giornalismo. Quando mi ha proposto di andare a lavorare per lui alla Stampa forse aveva bevuto uno scotch dal sapore molto ruvido, di alghe e tabacco.
Concita De Gregorio batte tutti. Secondo lei, ospite di Berlinguer, un’inchiesta dura anni, questo non è giornalismo. E certo, anche se l’inchiesta si chiude prima bisogna farla macerare due annetti almeno, come le bucce d’uva. Qualcuno le risponde che quella su Ferragni era un’inchiesta e allora lei “sì, ma anche lì, non bisogna personalizzare, bisogna denunciare il fenomeno”. E infine: “Solo i preti e i giudici possono giudicare”. In pratica io dovevo rivelare a Don Mazzi che alcuni influencer, sotto Natale, fanno i furbetti con un dolce inscatolato.
Federico Ruffo, su Rai Radio 1, imbastisce un talk su di me e le mie responsabilità dimenticando incidentalmente quelle del collega della Rai che intervistò la signora per un tg della Rai. Il suo ospite Andrea Ruggieri del Riformista dichiara che sono una ragazza simpatica (compio 50 anni a luglio), ma giornalisticamente mi occupo di ballerini. All’opinione da bar dello sport si contrappone quella dell’altro ospite, Tommaso Cerno, il quale era chiaramente con Ruggieri al bar dalla notte prima: “C’è una quantità di giornalismo che si concentra come una lente di ingrandimento incendiando un punto che per la legge della stampa è sproporzionato nella terza componente del diritto”. Sogno il giorno in cui lui e Chiara Valerio si incontreranno, con le generazioni future che si tramanderanno il dialogo, tentando per secoli di interpretarlo.
Infine l’illuminante punto di vista di Aldo Cazzullo, secondo il quale il problema è l’anonimato sul web. Lo informo che i commenti sotto le decine di post sulla pagina Fb del Corriere in cui mi si accusa poco velatamente di aver provocato un suicidio, sono tutti di utenti con nome e cognome che scrivono di me “Ho il vomito”, “Una spostata”, “Un peto”. Ma questi ovviamente non sono i social, no. Sono la raffinata community del Corriere. Corriere che, per primo, nella lunga catena di eventi, ha lanciato a livello nazionale la fake news su quella maledetta recensione.
Che spaccato di ITAGLIANITA’, non c’é che dire.
Anche se la Selvaggia non mi sta tanto simpatica, e pure Pubble le dà della comare, vedere come altra gente, tipo la De Gregorio (il NULLA vestito di niente) le danno addosso, mi fa pensare che in effetti ha fatto bene a comportarsi così, visto che se scopri un fatto, non penso proprio che devi aspettare 3-4-5 gradi di giudizio prima di enunciarlo al popolo, sennò pure la De Gregorio sarebbe disoccupata da un pezzo.
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La Lucarelli, confermo ancora, mi suscita fastidio e antipatia. Ma essendo dotata di una buona penna ed essendo donna intelligente, anche in questo articolo, dimostra di mettersi nel sacco le “Concite” varie e i “tommasicerni cazzullati” del nostro sistema mediatico. È brava e mi arrendo.
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Questa pletora di ipocriti che vorrebbero crocifiggere la Lucarelli senza guardarsi allo specchio, sono immondizia mediatica.
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Il giornalismo che fa la Lucareli, può piacere o meno, ma non è una novità inventata da lei. E’ SEMPRE ESISTITO.
Un esempio tra milioni: anni fa vidi un servizio di Striscia la notizia dove l’inviato si reca in una università italiana per un fatto bizzarro. In un corridoio di uffici, gli impiegati assunti tramite concorso pubblico avevano quasi tutti lo stesso cognome ed erano parenti tra di loro. I pochi con cognome diverso erano anch’essi loro parenti. Il volto di queste persone non era oscurato e venivano riprese anche le targhette con nome e cognome.
NESSUNO ha mai gridato alla gogna mediatica vs i “poveri Cristi”, esattamente come nei giorni precedenti il suicidio della donna che, secondo il “club dei più buoni”, sarebbe una vittima della Lucarelli.
NESSUNO scandalo alla gogna mediatica vs i “poveri Cristi” dopo gli infiniti servizi tv dove presunte borseggiatrici si ritrovavano con le telecamere fin sotto le narici. Anzi c’era un senso di gratitudine del popolo verso le trasmissioni tv.
L’ipocrisia di chi vede gogne mediatiche solo DOPO le tragedie, ma mai PRIMA e soprattutto mai le proprie di gogne mediatiche ha stancato.
In particolare l’ipocrisia di quei cialtroni da + di 300k follower su FB, non proprio 4 gatti, che da una vita lanciano gogne e shitstorm vs presunti nemici del popolo, dei bambini e della vita in generale, è veramente nauseante.
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Invece di tacere, la Lucarelli si arrampica sugli specchi per giustificarsi. Non una parola di comprensione per una persona che si è suicidata. La toppa peggiore del buco.
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