Solito caos nel Pd, la corrente riformista avvisa Schlein: se si candida in Ue e vince non potrà rinunciare al seggio.

(di Davide Manlio Ruffolo – lanotiziagiornale.it) – Se il centrodestra piange continuando a dividersi e scontrarsi al suo interno, anche il centrosinistra non ride. Strana storia quella delle forze di opposizione che pur ben consce di doversi unire per resistere allo tsunami sovranista, non fanno altro che litigare sulle candidature da portare avanti nelle regionali e nelle europee. Una scelta masochistica che rischia di lasciare la strada spianata a Fratelli d’Italia e soci che preannunciano un’altra possibile vittoria frutto più che altro dei demeriti di Pd e M5S che appaiono incapaci di collaborare salvo poche e rare eccezioni.
LA STRATEGIA DEL PD DI SCHLEIN
Come spesso accade è proprio la confusione interna al Partito democratico, un’accozzaglia di correnti in perenne lite tra loro, che tiene banco e rende impossibile ogni forma di dialogo con il resto delle opposizioni. Il nodo più grande e che va avanti da settimane è quello sulla possibile – nonché probabile – candidatura per le europee della segretaria dem, Elly Schlein.
Può sembrare una questione come tante, con la leader che scenderebbe in campo per contrastare la rivale Giorgia Meloni, ma dietro a questa decisione si sta consumando uno scontro interno al Pd, tra chi la spinge e chi sembra ben poco convinto, che di ora in ora appare sempre più complicato da tenere sotto traccia.
A far deflagrare definitivamente il caso è stato Alessandro Alfiere, componente della segreteria del Pd e portavoce della corrente riformista che da sempre è ritenuta ‘vicina’ a Matteo Renzi, che dalle colonne del Corriere della Sera e in relazione alla possibile candidatura della Schlein ha detto molto chiaramente che “le parole di Romano Prodi”, il quale giorni fa aveva aperto all’opportunità di una candidatura della segretaria, “non rappresentano soltanto il suo pensiero. Nella comunità democratica è ampiamente condivisa la sua idea”.
Insomma i riformisti esprimono gradimento per quest’eventualità ma non tanto per puntare alla vittoria quanto, leggendo fra le righe, per dare scacco matto alla Schlein e rimettere in gioco la segreteria del partito. A lasciarlo pensare è lo stesso Alfieri che nella stessa intervista aggiunge: “Chi si candida deve poi andare a ricoprire quel ruolo. Sono convinto che la segretaria ne terrà conto, consultandosi con gli organi del partito”. Insomma tra i dem c’è aria di resa dei conti. Ma oltre ai problemi al vertice dei dem, restano anche quelli sui territori dove il dialogo con il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte è sostanzialmente fermo.
DIALOGO ASSENTE
Così a parte sul nome di Alessandra Todde come candidato governatore della Sardegna – dove però rischia di doversi scontrare sia con il candidato del centrodestra che con l’ex collega di partito Renato Soru che appare intenzionato a candidarsi con il possibile supporto da parte di Carlo Calenda – e dell’ex rettore dell’università di Teramo Luciano D’Amico che punta a guidare l’Abruzzo e su cui si registra addirittura il gradimento dell’ex campo largo, in Basilicata, Piemonte e Umbria, si registra il nulla assoluto.
In vista delle elezioni primaverili lucane, al momento si registra la mezza apertura del Pd a convocare le primarie di coalizione. Già perché il segretario regionale dei dem, Giovanni Lettieri, prima ha detto che queste sarebbero “utili a determinare, senza veti e imposizioni, una leadership condivisa nel centrosinistra che possa tenere testa al governo di destra” e dopo ha fatto intuire che in realtà esiste già un nome papabile visto che lo stesso precisa che il partito “valuta positivamente la candidatura di Angelo Chiorazzo”.
Un nome che, però, sembra non convincere i 5 Stelle. Ancora avvolta nel mistero la partita per l’Umbria dove al momento manca ancora un nome capace di convincere l’intero centrosinistra. Al momento le voci di corridoio danno come possibile candidato governatore Stefania Proietti, sindaco di Assisi e presidente della Provincia di Perugia nonché vicina ai 5S, anche se il Pd per il momento resta in silenzio e intende fare una verifica interna prima di sciogliere il nodo entro gennaio quando, secondo insistenti rumor, verrà annunciato un nome condiviso.
Ma la situazione più complicata si registra in Piemonte dove, malgrado lo stallo nelle interlocuzioni tra Pd e M5S, i due partiti rischiano di dividersi del tutto. Questo perché quando ancora manca il nome di un candidato unitario, il vicepresidente di Palazzo Lascaris, Daniele Valle, su Facebook ha scritto “pronti a correre?”, di fatto aprendo alla candidatura della vicepresidente del Pd, Chiara Gribaudo, alla guida della regione. Una corsa in avanti che ha infastidito i Cinque Stelle ma che, almeno per il momento, non causerà una rottura definitiva in quanto è previsto per venerdì un incontro tra Pd e M5S proprio per cercare un accordo in Piemonte ed evitare una sanguinosa spaccatura.
Sti cazz di giornalai non sono in grado di elaborare pensieri che vadano oltre la fallacia dell’inciucio inesorabile.
“O l’asino si accoppia con la gallina o la pantegana vince”.
Il problema è che la pantegana fa schifo, ma vedere un asino e una gallina che si lanciano in atti osceni fa più schifo ancora.
Non so se la metafora rende l’idea.
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P.S. SCHLEIN SEI UNA SCHIAPPA E PURE INSIPIDA.
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tra la racchia e l’arabo infelice è difficile distinguere il fetore.
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“corrente riformista”
smettetela! si chiama corrente affarista!
quando sento parlare di riforme o di riformisti, corro a mettermi le mutande di ferro.
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Credo che, per quanto riguarda la situazione interna del pd, l’analisi sia più che corretta. La segretaria schlein, se vuole finalmente dare l’assetto definitivo al partito, dovrebbe evitare di candidarsi e andare poi alla resa dei conti, anche se la somma dei dati risultasse negativa per lei: il 20% attuale è una percentuale farlocca, un insieme di interessi diversissimi tenuti insieme, in parte, anche dalla disperazione del potenziale elettorato.
Se evita di candidarsi potrà rafforzarsi (in caso di risultato sufficiente), oppure trovarsi alla guida di ciò che resta del PD, scremato dalla schiuma e dalla morchia, magari con altro simbolo e nome. Il pd attuale è affine ai renzi, calenda, centrini e ciò che rimarrà di fi.
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Tutto merito del signor palle d’ acciaio che nelle scorse elezioni ha ricandidato i renziani presenti ancora nel partito invece di cacciarli tutti a pedate.
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Ma veramente dovrebbe interessarci dei casini interni al PD ? l’abbiamo sempre combattutto il PD,l’intero PD,non c’è una corrente buona,basta col far sembrare cattiva solo l’ala renziana,basta campo largo,basta alleanze co sta gente
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