L’Occidente, i principi del liberalismo, Stato di diritto e protezione dei diritti umani, stanno morendo a Gaza. Molti editorialisti dei principali giornali osano ancora plasmare l’opinione […]

(DI ELENA BASILE – ilfattoquotidiano.it) – L’Occidente, i principi del liberalismo, Stato di diritto e protezione dei diritti umani, stanno morendo a Gaza. Molti editorialisti dei principali giornali osano ancora plasmare l’opinione pubblica giustificando la guerra in Ucraina quale difesa del primato del diritto contro quello della forza. Si ha l’impudicizia di illustrare questa tesi mentre Israele, sostenuto dalle democrazie, si copre dei peggiori crimini di guerra, massacrando donne e bambini. È vergognoso paragonare la Russia che ha invaso l’Ucraina e conduce una guerra contro un esercito armato dalla Nato e guidato dall’intelligence occidentale, ai bombardamenti israeliani di ospedali, scuole, chiese, campi profughi, insomma di una popolazione inerme, di bambini e donne.
L’invasione russa dell’Ucraina è secondo Jacques Baud e altri politologi una guerra preventiva contro la programmata aggressione ucraina verso i territori del Donbass e l’espansionismo della Nato che, pur lasciando la data incerta, non ha mai negato di voler permettere l’ingresso di Kiev. L’atto terroristico di Hamas non giustifica l’attuale carneficina a Gaza né gli atti di forza perpetrati contro i palestinesi della Cisgiordania. Il diritto di difesa di Israele ha poco a che vedere con una politica che gli esponenti più aggressivi del governo di Netanyahu descrivono in termini precisi: radere al suolo Gaza e renderla inabitabile, creare condizioni di vita impossibili alla popolazione affinché scelga l’esodo “volontario” verso il Sinai se si perviene a un compromesso con l’Egitto o in altri lidi lontani come il Congo. Il governo israeliano spera nella sopravvivenza politica grazie alla vittoria.
Difficile non considerare questi piani offensivi contro un gruppo etnico, martoriato dai bombardamenti, dalla fame, dalla mancanza di elettricità e medicine, alla stregua di una pulizia etnica. Israele incriminato da Sudafrica e Turchia di fronte alla Corte Penale Internazionale, sarà difeso da un ottimo avvocato. La Cpi ha considerato Putin criminale di guerra ma eviterà probabilmente di fare lo stesso con Netanyahu confermando i pregiudizi del Sud globale relativi a un multilateralismo in grado soltanto di difendere interessi parziali.
Stucchevole il gioco delle parti tra Washington e Tel Aviv. I cani da guardia nostrani descrivono le ripetute missioni di Blinken in Mo capolavori della diplomazia dell’intesa – egemone benevola – a temperare la violenza su Gaza, a ribadire la soluzione dei due Stati e a evitare l’allargamento del conflitto. Di fatto, l’Amministrazione democratica Usa continua ad assicurare l’impunità a Israele, a incoraggiare con forniture militari e la presenza della portaerei nel Mediterraneo le azioni di forza israeliana su Gaza, sul Libano, sulla Siria collaborando agli atti terroristici che per pura coincidenza si palesano in Iran. La diplomazia di Blinken è al servizio del massacro e del terrorismo di Stato di Israele. L’obiettivo è evitare che vi sia una saldatura tra Egitto, Arabia Saudita, Turchia, Qatar e Iran. Mai come ora questi Paesi potrebbero mettere da parte antiche divergenze per unirsi di fronte all’inaccettabile sterminio di palestinesi e alle provocazioni multiple di Israele perpetrate con bombardamenti di Stati sovrani e atti terroristici. La mediazione cinese tra Riad e Teheran, membri dei Brics, spaventa Washington che non è in grado di fermare la violenza di Tel Aviv grazie a una classe politica succube del ricatto della lobby di Israele.
L’Europa in una regione cruciale come quella mediterranea resta gregaria e impotente. Il ministro Tajani accenna a riforme che non si attuano da decenni come l’Unione bancaria e l’armonizzazione fiscale riferendosi alle nuove ambizioni che implicherebbero il voto a maggioranza e la revisione dei trattati. La Farnesina, quasi non vi fosse stato un cataclisma alla frontiera orientale, ripropone la difesa europea. Purtroppo l’Europa è oggi frammentata più di prima. La nuova Europa pronta a essere una articolazione atlantica nell’Europa continentale fa la parte del leone. Senza una politica estera, senza una autonomia strategica, la difesa europea come le altre riforme che potrebbero rafforzare l’Ue, sono a doppio taglio. Diverrebbero strumenti al sostengono di interessi differenti da quelli dei popoli europei? Se avessimo un esercito ci verrebbe chiesto di combattere al fianco degli ucraini? L’Europa atlantica, incapace di identificare il proprio bene comune, forte o debole, resterebbe una pedina di giochi altrui.
È vero tuttavia che il processo potrebbe essere interattivo tra difesa europea e autonomia strategica; al fine di attuare tuttavia i sogni federalisti sarebbe necessaria una nuova classe dirigente e un equilibrio diverso tra Est e Ovest.
temo che prima o poi, se non riusciranno a tacitarla, la Basile sia vittima di un incidente
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L’intera popolazione di Gaza sta affrontando una grave crisi alimentare, secondo un nuovo rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) sostenuto dalle Nazioni Unite, rendendo la carenza di cibo a Gaza la peggiore che il gruppo abbia mai osservato.
Il rapporto dell’IPC pubblicato giovedì rileva che tutti i 2,2 milioni di persone a Gaza si trovano in quello che l’IPC classifica come livello di insicurezza alimentare di Fase 3, o livello di “crisi”, in cui le famiglie si trovano ad affrontare gravi problemi di carenza alimentare, o ancora peggio. Questo è il numero più alto di persone a questo livello di insicurezza alimentare che l’IPC abbia mai riscontrato, ha affermato il gruppo.
Tra le persone nella Fase 3 dell’IPC o superiore, il 50% si trova già nella Fase 4, ovvero insicurezza alimentare di “emergenza”, mentre un quarto della popolazione, ovvero circa 570.000 persone, si trova già nella “carestia” alimentare vera e propria, Fase 5. La Fase 5 rappresenta il livello più alto di insicurezza alimentare ed è “caratterizzata da famiglie che sperimentano un’estrema mancanza di cibo, fame ed esaurimento delle capacità di resistere”, afferma il rapporto. Questa fase di fame è iniziata l’8 dicembre e si prevede che continui fino all’inizio di febbraio, ha rilevato l’IPC.
“Non potrebbe diventare peggio di così”, ha detto all’Associated Press Arif Husain, il principale economista del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite. “Non ho mai visto qualcosa di così esteso come sta accadendo a Gaza. E a questa velocità, soprattutto. Quanto velocemente è successo, nel giro di soli due mesi.
Il rapporto afferma che la ragione della carestia è il blocco da parte di Israele dell’ingresso di cibo e di altri beni di prima necessità come l’acqua nella regione, impedendo non solo la distribuzione del cibo ma anche chiudendo fattorie, panifici e altre fonti alimentari. Questo blocco, mantenuto da Israele per oltre due mesi, ha fatto sì che praticamente ogni nucleo familiare di Gaza saltasse almeno un pasto al giorno, con alcuni che passavano giorni interi senza mangiare e molti adulti che soffrivano la fame pur di permettere ai bambini di avere del cibo.
Il rapporto è stato preparato dall’IPC, che è finanziato da una serie di organizzazioni globali come l’ONU e l’UE, nonché da gruppi umanitari come Save the Children e Oxfam. Gli autori del rapporto chiedono un’immediata “cessazione delle ostilità” al fine di ripristinare percorsi e servizi di aiuto umanitario come acqua, elettricità, assistenza sanitaria, telecomunicazioni e altri bisogni critici.
“Le cifre scioccanti di oggi che descrivono gli alti livelli di fame a Gaza sono una conseguenza diretta, dannosa e prevedibile delle scelte politiche di Israele – e del sostegno incondizionato e dell’approccio diplomatico del presidente Biden”, ha detto in una conferenza stampa Abby Maxman, presidente e amministratore delegato di Oxfam America.
“L’amministrazione Biden deve usare tutta la sua influenza per raggiungere un cessate il fuoco immediato per fermare lo spargimento di sangue, consentire il ritorno sicuro degli ostaggi in Israele e consentire l’ingresso di aiuti e beni commerciali, in modo da poter salvare vite umane ora”, ha continuato Maxman. “Gli Stati Uniti non possono continuare a restare a guardare e permettere che i palestinesi muoiano di fame”.
Il rapporto conferma quanto riscontrato da Human Rights Watch all’inizio di questa settimana, secondo cui Israele sta usando la fame come “arma da guerra”. Usare la fame come metodo di guerra è un crimine di guerra.
Il rapporto rileva che Israele sta bloccando l’importazione della stragrande maggioranza dei prodotti alimentari e sta distruggendo i panifici e tutti i mulini di grano di Gaza. Il blocco dell’acqua ha reso l’agricoltura “quasi impossibile”, con molti capi di bestiame che muoiono di fame e raccolti non irrigati – e, inoltre, Israele ha deliberatamente raso al suolo terreni e strutture agricole, inclusi frutteti, serre e terreni agricoli, sottolinea il rapporto. (da L.C.)
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Brava Basile , speriamo nella mano santa contro chiunque voglia farla tacere per sempre !
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Per tutte le nefandezze del mossad in territorio straniero Israele sarebbe dovuta essere oggetto di rappresaglie…
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La presunta superiorità morale dell’occidente,mai dichiarata apertamente ma utilizzata come halibi per attaccare militarmente decine di paesi, si è definitivamente rivelata una menzogna colossale a Gaza..
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Grazie Ambasciatrice, avanti
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