La retorica dei poteri forti ha sempre fatto parte della natura della premier. Ma non è la sola. Da Berlusconi e le trame di Napolitano per rimpiazzarlo con Monti al disegno internazionale per sostituire Conte con Draghi. Quando chi è al governo vede all’opera le forze oscure

(di Concetto Vecchio – repubblica.it) – “È tutto un gomblotto”, urlava Aldo Biscardi. Ora l’ha detto anche Giorgia Meloni. Ci sono in giro entità misteriose che hanno tentato di spaventarla. Gomblotto! Ma non stupiamoci. La nostra premier è cresciuta a pane e complottismo. Lo show andato in scena nella conferenza stampa di giovedì scorso viene da lontano. La retorica sui poteri forti è un armamentario da tirare fuori alla bisogna. Già nella primavera del 2016, quando si candidò contro Virginia Raggi al Comune di Roma e perse nettamente (oggi ci sembra incredibile, ma andò così), mise le mani avanti con questo allarme: “Mi temono i poteri forti”.
All’inizio della lunga marcia per conquistare palazzo Chigi, nel gennaio del 2022, ripeté lo schema con uguale gusto per il vittimismo: “I poteri forti non vogliono la nostra vittoria”, e naturalmente la sinistra era “la majorette dei poteri forti”, “l’immigrazione di massa un prodotto dei poteri forti”, “Renzi servo dei poteri forti”, e ovviamente tra i poteri forti andava annoverata l’Europa. Forze oscure vanno probabilmente annoverate dietro il caso Giambruno, né va dimenticato che quando non era ancora premier strizzò l’occhio ai cospirazionisti che contestavano i vaccini. “Ecco le cure che non ci fanno fare”, così Fratelli d’Italia contestò su Facebook la campagna di immunizzazione del governo Draghi.
Di mente sospettosa, rivendicativa, mai serena, pure ora che è incontrastata al potere, col favore popolare e quello dolce dei sondaggi, Meloni adombra macchinazioni. Nei comizi premette “non è un caso che…”. Il suo tasso di populismo non è diminuito. È la donna più importante del Paese, ma il vero potere è sempre altrove.
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Già nel settembre 2021 sull’Espresso la politologa Sofia Ventura mise in guardia contro questa distorsione profonda che animava i discorsi della leader di Fratelli d’Italia. Oggi aggiunge che Meloni non “cambierà mai: questo è il suo imprinting, legato al pensiero della destra radicale in Europa. La teoria della sostituzione, o piano Kalergi, ne è una prova: le élite economiche vogliono sostituire le classi proletarie con i migranti, sfruttandoli economicamente”. Il complotto come “idea metafisica, che in questo caso serve prosaicamente a nascondere le magagne del suo governo”. Il complotto come indice di una difficoltà.
“Il punto è che la famiglia è ormai un nemico come lo sono la Nazione, la Patria, la nostra identità religiosa, la nostra identità di genere: l’identità è diventata un nemico e questo è un disegno della grande speculazione finanziaria e dei grandi poteri forti ai quali io mi oppongo”, così parlava quando era all’opposizione.
Il complottismo è una grande malattia della politica, non solo italiana, beninteso. Silvio Berlusconi si presentò per anni come la vittima di un complotto ordito dalle toghe rosse. I suoi sostenitori affermano ancora oggi che nel 2011 venne disarcionato da Mario Monti per una trama orchestrata dall’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Anche Bossi era piuttosto complottardo, ma teatrale, non capivi mai se era serio o faceva casino, soprattutto non finì mai a palazzo Chigi. Non immuni dal virus furono Di Maio e Salvini, compari al governo, nel 2018, con l’autore della fine della povertà in Italia che si lagnava: “Il sistema mediatico e il sistema europeo hanno deciso che dobbiamo cadere”. E Salvini: “Per me il grande nemico è la cosiddetta sinistra, che negli ultimi anni, ha difeso soltanto le élite, i poteri forti, banche e finanza”.
Giuseppe Conte, avvicendato da Mario Draghi, cadde “per una convergenza di interessi internazionali”, secondo la vulgata di Goffredo Bettini, allora mentore dell’ex premier. Un complottone planetario, sposato dai concittadini dei Volturara Appula, secondo i quali Giuseppi era stato esonerato perché “incorruttibile”.
Davanti a paure che non sopportiamo regrediamo al pensiero primitivo, è la conclusione a cui è giunto lo psicanalista Massimo Recalcati studiando la mente del complottista. Come il bambino che urtando una sedia si fa del male e poi se la prende con la sedia, “cattiva” e “brutta”. Uguale la Meloni, verrebbe da dire. E pensare che Il Secolo d’Italia, il quotidiano di Alleanza nazionale, il suo partito, apriva il giornale, come avvenne il 14 febbraio 2010, con un articolo appello: “Facciamola finita. I complotti sono un’arma di distrazione di massa. Il vizio tutto italiano di interpretare la cronaca politica attraverso trame oscure, burattini veri e presunti”.
Resta da capire con chi ce l’avesse l’altro giorno. Non lo sapremo mai. Viene in soccorso Umberto Eco. “La caratteristica dei complotti reali è che essi vengono immediatamente scoperti. Più interessanti sono quelli che rimangono misteriosi e insondabili perché hanno la stessa caratteristica del segreto secondo Simmel, il quale segreto è tanto più potente e seducente in quanto vuoto. Un segreto vuoto si erge minaccioso e non può essere né svelato né contestato, e proprio per questo diventa strumento di potere”.
Usando parole semplici: capisce di essere inadeguata a capo di un governicchio costruito a sua immagine….!!!
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