Caro Massimo, come spesso accade il tuo sesto senso aveva già da tempo intuito che gli avidi e stolti mercanti nel tempio avrebbero, prima o poi, provato a distruggere ciò su cui noi, e la […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – “Caro Antonio, prima a piccoli passi poi con una progressività sempre crescente stanno distruggendo il nostro grande giocattolo: il calcio”. Massimo Fini sul “Fatto Quotidiano”

Caro Massimo, come spesso accade il tuo sesto senso aveva già da tempo intuito che gli avidi e stolti mercanti nel tempio avrebbero, prima o poi, provato a distruggere ciò su cui noi, e la gaudente umanità che ci accomuna, abbiamo riversato tesori di amore, odio, passione, consolazione, esaltazione, disperazione, libidine. Che sono poi sentimenti e impulsi che ci aiutano a vivere. Scrivo che provano a distruggere perché, alleluia, non ci sono ancora riusciti e forse non ci riusciranno mai.

È vero, la sentenza della Corte di giustizia dell’Ue, che ha aperto definitivamente i cancelli a quella Las Vegas chiamata Superlega, sembra più che altro destinata a protrarsi il tempo sufficiente a spillare altri quattrini ai soliti gonzi (non ci avranno). È vero, c’è poco da aggiungere alle tue parole: “Il calcio è diventato sempre più un fatto economico che ha prevalso su tutti gli elementi rituali, mitici, simbolici, sentimentali, emotivi che avevano fatto la fortuna di questo gioco per un secolo e mezzo”. Come se non bastasse, caro Massimo, il calcio sta diventando noioso. Non soltanto per i giovani e i giovanissimi che, stando alle ricerche più recenti, guardano solo gli highlights con una crescente disaffezione alla diretta. Infatti, la partita vista in televisione nella sua durata è considerata “un supplizio”. Pur appartenendo ad altre generazioni, è difficile non condividere il giudizio adolescenziale sul “supplizio” che negli ultimi anni mi (ci) costringe a cambiare canale in concomitanza con alcune insopportabili iatture. Per esempio, la cosiddetta “costruzione dal basso” che comporta quei pallosissimi palla avanti e palla indietro, purtroppo solo raramente interrotti da un attaccante lesto a giustiziare questo obbrobrio.

Ma ciò che mi (ci) suscita autentica repulsione è il ricorso ormai abituale alla simulazione, con gente appena sfiorata dall’avversario che si rotola urlante, o per perdere tempo o per lucrare truffaldinamente un calcio di punizione (sul successivo Var non v’è da aggiungere nulla a quanto hai scritto). Moltiplica questo tedio per il numero infinito di partite teletrasmesse tra campionati, coppe e coppette e avremo quel senso di nausea simile a una indigestione da fast food che può rendere preferibile persino sintonizzarsi su Vespa o Porro (ma forse esagero un tantino).

L’avvento di una serie infinita di altre leghe e superleghe, con il solito giro di squadroni foraggiati dal petrolio saudita, finirà inevitabilmente per togliere qualsiasi imprevedibilità allo spettacolo. Si rischia la stessa fine del pugilato che si è autodistrutto attraverso la superfetazione di federazioni e “cinture” in competizione tra loro, generosamente innaffiate da combine e scommesse illegali. Vogliamo parlare dell’usura a cui già oggi sono sottoposti i calciatori più dotati, fiaccati dalle tre partite settimanali? Di quei celebrati campioni che sempre più spesso si trasformano in lungodegenti con la muscolatura ridotta a carta velina? Finirà che come certi anziani frequentatori di mescite superalcoliche affogheremo i nostri ricordi nel calcio parlato (sport nel quale il mio adorato Mou è campione del mondo indiscusso)? Dimmi di no.

Ps. Mi fermo qui perché fra poco giocano sia la mia Roma sia il tuo Toro. E si perpetua il mistero di questo allucinogeno di cui assai diffidiamo ma di cui non possiamo fare a meno.