“Abbiamo difeso il Made in Italy più di quanto abbiano fatto l’Italia e l’Europa”, risponde il giornalista a chi lo critica

(affaritaliani.it) – Il servizio “Piccoli Chimici” di Report per alcuni ha aperto le porte sul mondo del vino cambiandolo per sempre mentre per altri non c’è nessuno scandalo in quello mostrato nel programma di Rai3. Il conduttore del format d’informazione, Sigfrido Ranucci, ha chiarito la sua posizione in una lunga intervista a Gambero Rosso.

Ranucci afferma che la parte che più l’ha colpito del servizio è “il fatto di correggere la qualità dell’uva. Non tanto le sostanze che non sono legali, quanto quelle che lo sono e che dovrebbero essere usate solo in determinate circostante, ma finiscono per essere usate sempre”. “Ho letto articoli in cui si dice che la bentonite è naturale e non interferisce sul sapore.  – spiega il giornalista – Io, invece, quando l’ho usata il suo sapore l’ho sentito, così come quello dei lieviti: non è vero che non sono così impattanti”.

Anche Ranucci comunque conferma che si tratta di pratiche assolutamente lecite: “Alla fin fine tutto è chimica. Più che altro servirebbe più trasparenza. Far sapere al consumatore cosa si usa e cosa no”.

“Il taglio del vino è un fenomeno noto e direi anche collaudato,  – continua il conduttore di Report – altrimenti non avresti il mediatore in un noto bar pugliese pronto a metterti in contatto con chi può fornirti uva da tavola. Ma torneremo sull’argomento in modo più dettagliato”. “Ci sarà una nuova puntata a cui stiamo lavorando. – conferma Ranucci – Come spesso accade, dopo alcune inchieste ci arrivano, oltre alle critiche, anche delle segnalazioni molto interessanti. Per cui andremo ad approfondire i temi già trattati, ma stavolta riguarderanno alcune aziende vitivinicole importanti”.

A chi come l’ex ministro dell’Agircoltura, Gian Marco Centinaio, lo accusa di aver screditato le eccellenze italiane Ranucci risponde così: “Onestamente prima di pensare al settore, penso al consumatore che ha il diritto di leggere in etichetta quello che sta bevendo. Ad ogni modo, credo che questo Paese abbia la memoria corta. In passato abbiamo anche parlato del marchio San Marzano usato impropriamente in America, così come succede con il Chianti e altri vini. Credo che noi abbiamo difeso il Made in Italy più di quanto abbiano fatto l’Italia e l’Europa”.

Ranucci poi dichiara le sue speranze sul futuro del settore vitivinicolo facendo un parallelo con un’unchiesta del 2014 che trattava il tema della pizza contemporenea: “Il vero problema è che in Italia si produce troppo vino. Ma, essendo il vino un piacere, bisognerebbe puntare di più sulla qualità e cambiare filosofia: meno additivi, meno coltivazioni intensive. Mi piacerebbe che tutto l’agroalimentare cambiasse lo sguardo. Penso a quello che qualche anno fa accadde con il mondo della pizza. Allora fummo accusati di aver rovinato tutto in settore e demonizzato un’eccellenza italiana. Da lì, però, partì una rivoluzione legata alla pizza contemporanea: senza farine raffinate e con forni a gas ben puliti. Oggi quel modello è diventato realtà”.

“Anche sulla pizza c’erano speculazioni. Grazie a Report ora non è più così”

“Io credo che il vero problema del vino è che in Italia se ne produce troppo. Bisognerebbe puntare di più sulla qualità”, afferma il conduttore di Rai3

L’inchiesta di Report sul vino ha scatenato un vero e proprio putiferio non solo nel mondo vitivinicolo ma anche nella politica. Il servizio “Piccoli chimici” andato in onda nella puntata dello scorso 17 dicembre ha messo in allerta tutto il settore ma secondo Sigfrido Ranucci, ideatore e volto del programma di Rai3, dovrebbe essere invece uno stimolo al cambiamento.

Ranucci infatti in una intervista al Gambero Rosso fa un parallellismo con una inchiesta del 2014 sulla pizza tradizionale in cui erano finiti sotto accusa alcuni pizzaioli poco preparati da Napoli e Milano.

“Allora fummo attaccati da giornalisti e pizzaioli, accusati di aver rovinato tutto in settore e demonizzato un’eccellenza italiana.  – racconta Ranucci – Ma noi avevamo proposto l’alternativa, fornendo come modello la pizza nascente, quella contemporanea, con olio extravergine d’oliva, senza farine raffinate e con forni a gas ben puliti. Poi, questo modello si è diffuso e i pizzaioli napoletani sono diventati i migliori al mondo nelle competizioni internazionali. E parte del merito è proprio di Report: questo non lo diciamo noi, lo hanno detto loro”.

Anche a luce di quello che ha avvenuto nel campo della pizza. Ranucci si aspetta che con il servizio sul vino si pensi a un nuovo approccio: “Il fine ultimo dei nostri servizi è migliorare. Io credo che il vero problema del vino è che in Italia se ne produce troppo. Bisognerebbe puntare di più sulla qualità e cambiare filosofia: meno additivi, meno coltivazioni intensive. Si dovrebbe un po’ cambiare lo sguardo sull’alimentazione”.