Il fondatore di Limes: «Vince Putin? Di sicuro perde Zelensky e la Crimea rimarrà in mani russe»

(FRANCESCO RIGATELLI – lastampa.it) – «Il via libera del Consiglio europeo ai negoziati per l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue aiuta a guardare oltre, ma da qui a immaginare un vero ruolo dell’Europa ce ne corre. Certo se questo non ci sarà creeremo un buco nero di dimensioni epocali». Lucio Caracciolo, 70 anni a febbraio, 30 anni della rivista di geopolitica Limes da lui fondata, in tutto questo tempo ha capito «che tra la realtà e il modo in cui la percepiamo c’è un abisso che cerchiamo faticosamente di colmare».
In Ucraina vince Putin, come insinua l’Economist?
«Di sicuro perde Zelensky e più di lui l’Ucraina, che non recupererà i territori e sarà uno stato fallito. Ha perso un terzo degli abitanti, molti dei quali rifugiati che non torneranno. È dipendente da Usa e Ue, e questo avrà dei costi politici ed economici soprattutto per l’Europa visto il disimpegno americano. La ricostruzione è stimata dalla Banca mondiale 500 miliardi di dollari».
A livello globale come cambiano gli equilibri?
«La situazione volge a favore della Cina, perché la Russia recupera territori tra cui la Crimea, ma il Paese del Dragone diventa più influente sull’ex impero sovietico. Questa guerra era evitabile dagli Usa, che a partire dai primi anni 2000 hanno finanziato forze antirusse in Ucraina. I neocon, ben rappresentati al Dipartimento di stato da Blinken, hanno scommesso sull’Ucraina nella Nato e sulla caduta di Putin».
Hanno fallito tutti?
«Gli ucraini sono stati usati dagli americani per dissanguare i russi e hanno sbagliato a rinunciare alla mediazione turca su pressione degli angloamericani. Il bilancio russo è un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, dipende da dove si guardi. All’origine di tutto c’è la crisi americana, che ha portato a una sconfitta strategica provando sulla pelle degli ucraini l’inconsistenza della propria capacità di deterrenza. Putin ha attaccato un protettorato Usa e ora tutti nel mondo sanno di poter fare altrettanto».
Passando al teatro israeliano, la soluzione due popoli-due stati è un’utopia?
«Una specie di Palestina informale è stata Gaza, ma Israele l’ha evacuata pensando di impiantarvi l’Autorità palestinese mentre Hamas si è opposta. Non dimentichiamo l’ambiguità israeliana per cui Hamas è stata foraggiata indirettamente per usarla contro l’Autorità palestinese. L’atto inaudito di terrorismo di massa del 7 ottobre ha inferto a Israele una ferita incancellabile. Netanyahu ora vuole fare tabula rasa a Gaza, allagare i tunnel e gestire la Striscia al posto di Hamas, così come intende avanzare in Cisgiordania. Una reazione eccessiva? Israele poi si sentirà più sicuro e che conseguenze questo porterà sulla diaspora? Domande da porsi, anche se Israele è uno stato, mentre i palestinesi non sono nemmeno una nazione bensì una questione umanitaria».
In questi teatri di guerra ci sono interessi secondari, per esempio la vendita di armi?
«Gli accordi di Abramo hanno una componente militare importante. Quando i sauditi hanno compreso che gli Stati Uniti li proteggevano di meno dall’Iran hanno ordinato i sistemi di difesa israeliani. Far discendere tutto dalle armi però sarebbe troppo, anche perché queste guerre hanno mostrato una crisi incredibile dell’industria americana. Il primo motivo dell’intervento Usa in Ucraina è semplicemente strategico, cioè colpire la Russia, renderla una potenza secondaria e staccarla dalla Cina. Un obiettivo fallito».
Che ruolo ha il Qatar nello scacchiere globale?
«È un’agenzia di servizi. Una volta si chiamava Costa dei pirati. Si tratta di un piccolo Paese ricco di gas, di cui impiega i proventi per proteggersi e influenzare diversi teatri. Negli anni è diventato un luogo di incontro tra americani, europei, israeliani, iraniani e sauditi. C’è una grande base americana e i turchi forniscono la guardia pretoriana al palazzo dell’emiro Al-Thani. Certamente la crisi israeliana non era nelle intenzioni del Qatar, che ha pagato una tangente mensile ad Hamas per sostenerla e dimostrare agli israeliani la propria affidabilità».
In tutto questo l’Italia ha riacquisito centralità dopo la caduta del muro di Berlino?
«Oggettivamente sì. Si trova in una zona calda tra Balcani, Medioriente e Nordafrica, ha il secondo schieramento militare americano in Europa, non a caso dopo la Germania, ed è considerata una portaerei sul Mediterraneo».
In Italia si avverte più propaganda americana o russa?
«Più che propaganda abbiamo un maggiore vincolo culturale e strategico con l’America e questo si sente. La propaganda russa qui non ha grande effetto ed è più spesso rivolta al proprio interno. La spedizione sui vaccini fu però curiosa e l’idea che un Paese Nato come l’Italia abbia permesso a militari russi di scorrazzare liberamente meriterebbe un’indagine adeguata».
Trump vincerà le elezioni Usa dell’anno prossimo?
«Contro Biden sì, ma tutti gli scenari sono aperti».
Sarebbe un disastro?
«Sarebbe la conferma della crisi americana. Trump con modi eccessivi ha solo ripetuto quello che si sapeva già dalla fine della guerra in Iraq ovvero che c’è una tendenza al disimpegno. Questo ha attivato alcune medie potenze come Turchia, Polonia, India e Giappone».
La Cina supererà gli Stati Uniti?
«Dipende dai parametri. Come Pil sì, come guida del mondo libero meno. La Cina ha sempre vissuto nell’idea di essere il mondo più che di conquistarlo».
Esiste ancora una superiorità morale americana?
«Sì, anche se sempre di meno, ma la Cina non ambisce e comunque non ha le qualità per sostituire la leadership americana».
È da poco scomparso Henry Kissinger, come lo ricorda?
«Non era americano né per nascita né per cultura. Il suo modello era il Congresso di Vienna con i grandi che si mettono d’accordo per fare la pace. Ha funzionato nella Guerra fredda, ha provato a farlo fino all’ultimo con la Cina, ma quel tempo è finito perché tutte le potenze sono in crisi, comprese Cina e Russia».
Per l’Ue ha ragione Macron ha puntare su Draghi?
«Draghi o no il problema è la sostanza dell’Ue, che non evolve verso una qualche forma di statualità e soggettività geopolitica, ma ognuno gioca per sé e scarica i problemi sugli altri. Ue e Nato sono strutture burocratizzate difficili da cambiare, hanno perso senso e sono più sterili. All’atto pratico alcuni Paesi europei si metteranno d’accordo rispetto ad altri: Italia, Francia, Spagna e Germania hanno interessi comuni, mentre altri dell’Est o del Nord meno. L’europeismo è stato un’illusione che ha esasperato i nazionalismi più che mettere assieme gli europei».
Ha ragione Mario Monti ad elogiare la politica estera del governo Meloni e a suggerire il veto sul Patto di stabilità?
«È simile a quella dei governi precedenti, molto tattica più che strategica e non pienamente consapevole dell’evoluzione di cui abbiamo parlato. La stagione dei vincoli esterni è finita e questo significa assumersi maggiori responsabilità nell’alleanza atlantica. Il rapporto con l’America non può essere solo passivo, ma deve essere anche attivo. Il Patto di stabilità è un limite per l’Italia e questo sistema, di cui siamo parte e non spettatori, non è nel nostro interesse».
La premier Meloni sosterrà la nuova Commissione Ue?
«Penso vorrà far parte della maggioranza, che temo però non cambierà i destini né dell’Ue né del mondo».
Per chi ha voglia di leggere
“Questo articolo ha lo scopo di aiutare a far luce su alcuni dei rapporti oscuri segnalati sia in Russia che in Cina mentre il sistema comunista si trovava in gravi difficoltà. L’influenza americana ha ribaltato il vecchio ordine in Russia durante il periodo di Eltsin e lo stesso è accaduto in Cina durante il periodo Jiang, anche se in misura minore. Inoltre, molte delle idee politiche, economiche e sociali occidentali divennero di moda in entrambi i paesi.
La Russia ha aperto la strada all’adozione dei metodi occidentali, senza fermarsi a indagare se fossero buoni o cattivi, o come adottarli con successo. La Cina ha compiuto grandi sforzi per evitare gli errori più evidenti della Russia, ma si è trovata sempre più sotto l’influenza occidentale.
Allo stesso modo, le attuali epoche di Putin e Xi stanno entrambe tentando di riconquistare il controllo nazionale sui rispettivi paesi e di ridurre l’influenza occidentale. Ciò ha significato acquisire il controllo sulle imprese straniere che operano in ciascun paese, ma anche ottenere il controllo sugli oligarchi nativi. Quanto segue è scritto per illustrare alcune questioni attuali negli affari internazionali. Non vuole essere un trattato accademico o accademico esatto. Consideratelo più come una parabola o un dramma morale, basato sull’interpretazione delle informazioni riportate e delle teorie politiche.
RUSSIA
Vladimir Putin, il presidente della Russia, da molti anni organizza una cena annuale con alcuni degli uomini d’affari più ricchi della Russia. Queste occasioni sono iniziate nel 2000 con circa 40 invitati, e l’ultima quest’anno con circa 76 invitati e 3 funzionari statali. I pasti creano un’atmosfera tranquilla in cui gli oligarchi possono esprimere le loro preoccupazioni direttamente al presidente e lui può sia rispondere, sia presentare il punto di vista del governo. La storia standard è che, in seguito al crollo dell’Unione Sovietica, gli oligarchi russi acquisirono il controllo delle principali imprese statali attraverso la privatizzazione e quindi procedettero al saccheggio del paese. Un processo che può essere definito la “malattia degli oligarchi”. In altre parole, è quasi come se lo slogan “Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!” è stato eliminato e sostituito da “Oligarchi del mondo, unitevi! Questo processo continuò durante l’amministrazione Eltsin e fu sostenuto dagli Stati Uniti, che fecero grandi sforzi per far rieleggere Eltsin. Eltsin si è rivelato un amministratore delegato inefficace, quindi è stato sostituito da Putin, anche lui con il sostegno degli Stati Uniti.
Anche Putin si è rivelato una delusione, dal punto di vista statunitense, poiché era troppo bravo a gestire la situazione. Ha proceduto a raffreddare il carattere da “selvaggio West” dell’economia russa e a ridurre il numero di omicidi legati al mondo degli affari. Secondo alcune versioni della storia russa, fu sostenuto dai rami militari e di sicurezza del governo mentre portava avanti un programma per ottenere il controllo degli oligarchi. La versione teatrale della storia è che chiamò gli oligarchi e disse loro di sostenere le sue politiche e la sua posizione politica, o di “lasciare la città”, come nei film western. Un certo numero di oligarchi lasciarono la città, spesso nel Regno Unito, altri nei campi di prigionia. Putin è andato avanti con la rinazionalizzazione delle ex imprese governative e ha notevolmente rafforzato il controllo governativo sulle società straniere che operano in Russia. Ciò ha sconvolto le aziende e i governi occidentali, portando a un litigio con Putin e i suoi sostenitori russi. Da allora Putin è stato demonizzato dall’Occidente.
LEONID BREZHNEV & ALEXEI KOSYGIN
Almeno il resoconto di cui sopra è una delle versioni popolari più rozze della recente storia russa. Indipendentemente dalla sua effettiva esattezza storica, fornisce uno sfondo di eventi e controversie attuali. La questione ora è il ruolo degli oligarchi in politica e nella gestione del governo dietro le quinte. Nell’Unione Sovietica, le maggiori imprese erano di proprietà del governo, e i manager ricevevano stipendi, privilegi e forse bonus, ma nessuna opzione su azioni o dividendi. Tuttavia, molte imprese governative erano rimaste stagnanti e i beni di consumo scarseggiavano, almeno quelli che i consumatori volevano acquistare. Il sentimento comune riportato tra la popolazione era “noi facciamo finta di lavorare e loro fingono di pagarci”. Un processo che potrebbe essere definito la “malattia sovietica”. I funzionari economici sovietici avevano avvertito che le cose non andavano bene già ai tempi di Krusciov, tuttavia, fu fatto poco per sistemare le cose. Dopo la deposizione di Krusciov, Kosygin, il premier, istituì il programma di riforma economica del 1965. Tutto iniziò con grandi speranze, ma vacillò e fu in gran parte abbandonato nel 1970. Successivamente, lo status quo fu mantenuto sotto Breznev e i suoi successori. Di conseguenza, l’URSS continuò ad essere una forma di fallimento economico, nonostante disponesse di un temibile apparato militare.
BORIS YELTSIN & VLADIMIRO PUTIN
I think tank negli Stati Uniti hanno cercato di spiegare i passi che la Federazione Russa doveva seguire per rimettere le cose sulla buona strada. Uno dei suggerimenti era quello di impegnarsi in una maggiore privatizzazione delle imprese statali e di muoversi verso un’economia di mercato. Ciò è stato seguito in alcuni casi in cui agli operai sono state assegnate quote di azioni della società recentemente privatizzata. Ciò è stato positivo fino a quel momento, ma i think-tank non hanno spiegato come mantenere il controllo degli operai mantenendo le loro azioni. I lavoratori, non comprendendo i mercati azionari, gli investimenti a lungo termine o i potenziali dividendi, tendevano a vendere le proprie azioni a buon mercato a persone che comprendevano i giochi finanziari in un contesto capitalista. Gli astuti finanziatori potevano accumulare una partecipazione di controllo nell’azienda pagando una relativa miseria ai lavoratori che avevano bisogno di soldi veloci per mettere il cibo in tavola, per così dire. I think tank statunitensi non hanno pensato di spiegare che questa pratica ha portato alla creazione di oligarchi e monopoli. Non si trattava certo di finire come un “libero mercato” in Russia.
I nuovi oligarchi in Russia avevano una tendenza naturale a stringere accordi con oligarchi di altri paesi e a spostare denaro verso centri finanziari in posti come Londra, New York e in posti come le Isole Cayman. Anche le aziende occidentali fondano fabbriche in Russia, come la Ford per costruire autoveicoli e la Exxon per sviluppare progetti petroliferi. Le aziende intenzionate a sviluppare le risorse naturali in Russia erano naturalmente ansiose di pagare il meno possibile per questo privilegio, e probabilmente riuscirono a farlo alla luce della confusione dell’amministrazione Eltsin. L’arrivo dell’amministrazione Putin ha dato inizio ad un graduale inasprimento della pressione sia sugli oligarchi russi che sulle imprese occidentali. I ricchi russi partirono per Londra, alcuni contestarono il nuovo ordine e finirono in prigione, mentre Ford, Exxon e altre società occidentali lasciarono la Russia in cerca di pascoli più verdi. Non c’è da meravigliarsi che Putin sia diventato il nemico pubblico n. 1 dell’Occidente. Poi, a causa di altri fattori, furono introdotte le sanzioni contro la Russia e gli Stati Uniti incoraggiarono le aziende occidentali a lasciare la Russia nella speranza che ciò avrebbe contribuito ad affondare l’economia russa. Ciò non ha funzionato, anzi si è ritorto contro, con l’economia in crescita mentre la sostituzione delle importazioni ha avuto effetto e la produzione in tempo di guerra è stata accelerata. Questo boom sta creando più oligarchi russi poiché le loro aziende sostituiscono quelle occidentali. Pertanto ci sono ancora più oligarchi che cercano di influenzare le politiche e i programmi del governo. Ciò potrebbe aiutare a spiegare il crescente numero di commensali alle cene di Putin.
Sebbene Putin sia denigrato dall’Occidente come autoritario, secondo un altro punto di vista potrebbe agire più come mediatore, arbitro o arbitro. Si dice che nel suo periodo iniziale abbia cercato di ridurre i combattimenti e gli omicidi che avevano luogo tra gli oligarchi mentre combattevano per la ricchezza e il controllo. Secondo quanto riferito, il metodo di Putin è stato quello di impostare negoziati, cessate il fuoco, compromessi e altri mezzi più di ordine diplomatico, piuttosto che di diktat. Ciò era più in linea con la sua formazione di avvocato. Da allora ha continuato con questi metodi, diventando la persona a cui i leader stranieri si rivolgono per consultare i problemi. Il carattere dell’arbitro è stato illustrato nel tentativo del gruppo paramilitare Wagner di marciare verso Mosca, dove il leader di Wagner ha voluto portare la sua controversia con l’esercito regolare davanti a Putin per una decisione. Il tentativo di Putin di risolvere la questione è stato un accordo complesso e caotico che sostanzialmente non ha soddisfatto nessuna delle fazioni. La vera soluzione arrivò più tardi, quando il leader Wagner e il suo alto comando morirono assassinati in un incidente aereo. Putin è stato anche molto lento nel rimuovere gli ex funzionari e oligarchi con cui aveva lavorato durante l’era Eltsin e nel periodo successivo alla sua ascesa al potere in Russia.
Quindi i sostenitori non oligarchi di Putin hanno un problema. In Russia ci sono le elezioni, e le elezioni costano denaro. Gli oligarchi hanno soldi e sono incentivati a investire nelle campagne elettorali e negli attivisti. Alla fine gli oligarchi tendono a esercitare un forte controllo sulla selezione dei candidati e sulle piattaforme di molti partiti politici. Apparentemente la Russia non ha un’organizzazione al di fuori dei burocrati governativi che funga da collante per tenere insieme le cose, senza che gli oligarchi prendano il controllo. Ad esempio, l’Arabia Saudita, la Corea del Nord e l’Inghilterra hanno dinastie familiari, l’Iran ha chierici religiosi, Cuba ha il Partito Comunista, ecc. La Russia ha la Chiesa Ortodossa, ma non funziona esattamente come una religione ufficiale di stato, quindi il suo ruolo nel contrastare gli oligarchi è problematico, ma importante.
In poche parole, la questione che la Russia deve affrontare è come evitare che la parte nazionalizzata dell’economia soccomba gradualmente alla “malattia sovietica” e come evitare che la parte privatizzata dell’economia soccomba alla “malattia degli oligarchi”. La Russia in passato soffriva molto di entrambi questi mali, ma alla fine si trova in una posizione abbastanza buona, con un tasso di crescita trimestrale in questo momento pari al 5,5%. ”
Altra cosa interessante sarebbe sapere il ruolo rivestito dagli oligarchi ammeri-cani
"Mi piace"Piace a 1 persona
Bello; proverò a leggerlo con più attenzione ed a fare i miei commenti.
Al momento quello che posso dire è che trovo alcuni punti discutibili tipo la sua funzione da mediatore in quanto ha la formazione di avvocato.
Per quanto mi risulta ha anche la formazione da agente del KGB; non proprio noti per essere dei mediatori.
Quale delle due prevale?
Comunque bello; grazie
"Mi piace""Mi piace"
Preferisco commentare quanto hai scritto tu piuttosto che l´articolo con l’ intervista a Caracciolo.
L ´articolo presenta alcune considerazioni deliranti, tipo la centralita´ dell´Italia.
L´Italia di centrale ha un qualcosa che si trova nella parte posteriore e piu´ o
meno al centro della sagoma del corpo ed oltre ad essere centrale e´stato pure
centrato.
Poi anche le domande non le trovo da scuola di giornalismo, a meno che non le
si voglia considerare come esempio negativo; cioe´ come non fare le
domande..
Il motivo ulteriore per cui ho deciso di commentare quanto hai riportato nasce
dal fatto che quando si parla di Russia, mi si tocca il cuore; sarei dovuto andare a lavorare li se non fosse scoppiata sta guerra, il non poterci andare mi
dispiace parecchio.
Conosco russi ed ucraini, ci sto lavorando fianco a fianco . ci ho già lavorato in passato e vivo emotivamente questa situazione come uno
che è amico di due fratelli che litigano tra loro; che fai in casi del genere?
Ma entriamo un pòpiu´nel merito di quanto hai riportato
Per prima cosa mi piacerebbe sapere dove hai recuperato l´articolo; a giudicare dall´italiano in stile ingranaggio con la sabbia tra i denti sembra stato tradotto da una vecchia versione di google traduttore
L´influenza americana ha ribaltato il vecchio ordine; trovo l´espressione un
pò vaga; cosa vuol dire influenza? Soft Power?
Se così è, proprio perchè soft power, la Cina e la Russia lo hanno accettato liberamente; sbagliando o facendo la cosa giusta è opinabile; ma fino a quando
una scelta è fatta liberamente non si può dir nulla
L´ influenza è quella economica? Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un modello economico che alla luce dei fatti si è rivelato non sostenibile, il comunismo, che si indirizza verso un
modello economico vincente o almeno ritenuto tale e che comunque non presentava allora quelle criticita´ che presenta oggi. ( perdita di competitivita´
tecnologica, ridotta sostenibilita´sociale, ciclicita´delle crisi piu´frequenti)
Addirittura le idee politiche divennero di moda, in Cina poi; c’era l’ open bar quando ha scritto sta roba.
Le informazioni che ho, su quanto scritto finora, sono le seguenti
Cina; Con la morte di Mao e la breve parentesi di Hua Guofeng, ando´ al potere
Deng Xiaoping e fu lui che decise di fare le prime aperture agli occidentali
quindi stiamo parlando di un decennio prima di Eltsin.
Nel 1980 ci fu l´adesione della Cina al FMI e alla banca mondiale
Nel 1999 nel WTO
Sul web trovi quanta storia vuoi su questi episodi che mi limito ad accennare; il fatto che comunque mi preme evidenziare che quelle adesioni furono decise
liberamente dalla Cina.
Jiang Zemin, che succedette a Deng, ne prosegui la sua opera
Russia: A differenza della Cina che si accorse per tempo che continuare sulla strada del comunismo l’ avrebbe portata al collasso; la Russia, Gorbaciov
segnatamente, non si rese conto di cio´
Si pensava che la perestroijka e la glasnost avrebbero messo a posto le cose, ma il dissesto finanziario arrivo´prima che le riforme riuscissero a sortire
effetto.
La Russia si trovo sull orlo del fallimento e chiese aiuto al FMI ( non proprio un ente di beneficienza) ; l’ aiuto fu concesso e come sempre fu legato ad alcune condizioni tra cui le privatizzazioni che poi si sono svolte come descritte nell´ articolo.
Ma chiamare l’ FMI un think tank ….. non solo l’ open bar, ma anche roba forte.
Brrr!!! Non si trattava certo di finire come un “libero mercato” in Russia.
Avrà ruttato in faccia a goolge traduttore tra un bicchiere e l´altro
AZZ!!! che avevano bisogno di soldi veloci per mettere il cibo in tavola
Non sapevo che i soldi avessero motorizzazioni diverse, l´allestimento magari;
i soldi veloci…
Una dichiarazione inconscia di coma etilico
Salto a piè pari la parte di Breznev; periodo di governo, il suo, conosciuto come il periodo della grande stagnazione e che avra´ certamente influito sulla situazione economica successiva; per di piu´ aggravandola con la guerra in Afghanistan.
Mi chiedo come, in questo discorso storico, sia stato totalmente escluso Gorbaciov visto che fece delle riforme che ebbero un eco enorme in
occidente oltre alla firma dei trattati START 1 per la riduzione delle armi nucleari e che gli valsero il nobel per la pace
Passiamo al periodo Putin che, a dire dell´articolo ha fatto pressioni, sulle imprese estere quali la ford
qui il link che spiega come sono andate le cose
The rise and fall of Ford in Russia – Russia Beyond (rbth.com)
Ed anche la exxon
Exxon to exit Russia, leaving $4 bln in assets | Reuters
Direi che Putin non ha fatto nessuna pressione; sono state le congiunture economiche quali la fine del quantitative easing fatto dagli USA ( QE nato in
occasione della crisi del 2008 successiva al crolo di LB e di cui la Russia beneficiò ampiamente fino ad assurgere a membro dei BRICS) che produssero un deflusso di capitali dalla Russia; la banca centrale russa rispose aumentando i tassi di interesse che arrivavano fino al 18% per il credito al
consumo oltre a svalutazioni mostruose della valuta nazionali.
Questo accadde anche in Turchia ed i Kazakstan dove mi trovavo all´epoca per lavoro e me lo ricordo benissimo cosa successe.
Poi ci furono le tensioni politiche quali la guerra per annettere la crimea.
Le sanzioni che fece Obama in occasione dell´invasione della Crimea furono puro fumo negli occhi, buoni solo a salvarsi la faccia agli occhi dei gonzi lettori di certa stampaccia.
Le vere sanzioni la Russia le ebbe, come gia´scritto con la fine del QE USA
Pensa che addirittura Putin mise restrizioni per i pagamenti in valuta pregiata
(dollaro, euro) sulle merci importate perchè le riserve in valuta pregiata si erano volatilizzate.
Le sanzioni Putin se le era messe da solo e ben prima
dell´invasione della crimea; quelle di Obama erano semmai sanzioni di copertura.
Poi che le sanzioni , causando restrizioni all´import di merci importate, abbiano prodotto lo sviluppo dell’ economia locale.e´vero, che abbiano creato
più oligarchi non saprei; a lume di logica direi di no; affinche´ nascano gli oligarchi devono esserci maggiori risorse in circolo altrimenti cosa fai diventi
un oligarca senza prenderti niente?
In una fase di restrizione economica quale quella legata alla fine del QE mi sembra strano che potssero nascere nuovi oligarchi.
Ho gia´scritto fin troppo; mi fermo qua; bello questo articolo come la peperonata a colazione
"Mi piace""Mi piace"
“Ucraina…Lucio Caracciolo.. ha capito «che tra la realtà e il modo in cui la “percepiamo, c’è un abisso che cerchiamo faticosamente di colmare».
E bravo il nostro Lucio che dopo due anni di guerra ha intuito questa cosa qui..
Domandone x Lucio:
siamo noi completamente stolti oppure se noi (anche se non tutti-tutti per fortuna)…”percepiamo(!)” una cosa e la realta’ e tutt’altra… e’ perche’ la libera stampa c’ha appositamente riempito la capocchia di fregnacce proprio per farci…”percepire”… il contrario di cio’ che stava accadendo?
È da poco scomparso Henry Kissinger, come lo ricorda?
«Non era americano né per nascita né per cultura. Il suo modello era il Congresso di Vienna con i grandi che si mettono d’accordo per fare la pace.”
Quindi caro Lucio ci stai dicendo che Kissinger e’ un uomo di pace e da trattati…
Sicuro-sicuro? Non e’ che anche tu non eri (e sei tuttora) in combutta con quelli di cui sopra e ci ci vuoi ancora riempire la capocchia di…etc..etc?
“In tutto questo l’Italia ha riacquisito centralità dopo la caduta del muro di Berlino?
«Oggettivamente sì.”
Cioe’ scusa grande Lucio…
Cioe’ ci stai dicendo che l’Italia e’ centrale… oppure e ‘il nostro… didietro che e’ “centrale” e si stanno divertendo a farcelo “nero” e gonfio come una zampogna?
“In Italia si avverte più propaganda americana o russa?
«Più che propaganda abbiamo un maggiore vincolo culturale…”
Ah.. cioe’ quando hai uno dietro che ti tiene per fianchi… e ti “carica” come una sveglia… ah…ecco… quello sarebbe un vincolo culturale?
Ok… ora inizio a…. “percepire”!!
Grazie Lucio… tu si che sei un amico!
"Mi piace"Piace a 6 people
Quindi per il Caracciolo
esiste ancora una superiorità morale americana?
Ma dove?
Questo non l’ha specificato.
Nei film che sforna Hollywood cioè nella finzione o nella realissima politica criminale di guerra che attua in tutto il mondo?
"Mi piace"Piace a 2 people
Il vincolo culturale…..come quello di Gladio, Sindona, Calvi, Licio Gelli con l’ acculturata loggia di rinascita democratica? Non propaganda, ma propaganda due dove fioccava cultura negli incontri fra servizi segreti, Cia, organizzazioni eversive, con giochi pirotecnici a chiusura dei lavori……fuochi d’artificio durati 30 anni che ci hanno ammutoliti ed addomesticati, ed in premio abbiamo avuto la cultura berlusconiana per la definitiva resa al vincolo….P2
"Mi piace"Piace a 4 people
quando scrive o viene pubblicato su “la busiarda” il lucio geopolitico fa il paraqulo, un colpo al cerchio e uno alla botte, cmq limes o non limes, sempre da Gedi arriva la pagnotta.
"Mi piace"Piace a 4 people
Lo scenario che si va delineando ha caratteristiche assai diverse da quelle propagandate dai trombettieri atlantisti, e questo è un problema. Qualcuno si dimetterà (difficile), qualche altro forse verrà sostituito; ma la maggior parte avrà il compito di salvarsi le chiappe.
A tale scopo, servono servizi e racconti che apparecchino la “transizione”, cioè la narrazione, rendendola più indolore possibile.
"Mi piace""Mi piace"
Ma è lo stesso Caracciolo che qualche tempo fa scriveva che da questa guerra la Russia usciva ridimensionata e i vincitori erano gli americani che dovevano solo decidere quando iniziare (e vincere naturalmente) la guerra alla Cina?
E invece adesso c’è questa specie di Caracciolo 2 travestito da Orsini intervistato dalla Stampa 2 travestita da Fatto.
Che meraviglia!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Lucio Caracciolo è sempre stato moderatamente critico verso l’atteggiamento della Nato nel conflitto Russo-Ucraino. Prima era critico ma più “neutrale”, adesso invece è schiettamente critico perché è intelligente (ed informato) ed ha capito come stanno andando le cose in Ucraina. Allo stesso tempo però sia lui che altri dovrebbero riconoscere che Alessandro Orsini queste cose le ha dette da sempre.
"Mi piace""Mi piace"