“Non un peso rilevante, anche perché il nostro ministro dell’Ambiente non parla l’inglese”: è la risposta dell’inviato di Domani a Dubai, Federico Cotugno, alla domanda di Lilli Gruber […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – “Non un peso rilevante, anche perché il nostro ministro dell’Ambiente non parla l’inglese”: è la risposta dell’inviato di Domani a Dubai, Federico Cotugno, alla domanda di Lilli Gruber sul ruolo dell’Italia alla Conferenza Cop 28 sul clima. In merito alla figura di Gilberto Pichetto Fratin (queste le generalità del ministro poliglotta) non sarà il caso di infierire, anche perché sia la morfologia paciosa del personaggio, sia le abitudini stanziali (nato a Veglia nel Biellese, ma residente a Giffenga nel Biellese, egli non ha fama di giramondo) ci ricordano quei lontani parenti invitati all’ultimo momento al cenone di Natale per evitare di rimanere in tredici. Non a caso la sua presenza nel governo Meloni si segnalò, pronti via, per lo spassoso scambio di poltrone con il collega Paolo Zangrillo (anch’egli di Forza Italia, anch’egli non esattamente una rockstar della politica). Quando il simpatico Gilberto seppe (erroneamente) di essere stato assegnato alla Pubblica amministrazione si dichiarò “onorato” per l’incarico e annunciò di essersi messo subito “e con voce ferma al lavoro per il futuro dell’Italia”. Mentre i cronisti s’interrogavano su quel “voce ferma” (neanche dovesse cantare alla Scala), il collega Zangrillo esultava per “una nomina inaspettata che mi riempie d’orgoglio e soprattutto di senso di responsabilità”. Talmente inaspettate le nomine (e i reciproci orgogli) che si procedette a un rapido scambio delle competenze. Con conseguenze pari a zero sul futuro della Nazione. Per tornare all’impatto di Gilberto sulle politiche ambientali ed energetiche, Google segnala un paio di notizie fondamentali. “Pichetto piange per l’ansia di una giovane sull’ambiente” e la dichiarazione modello Sibilla Cumana: “Siamo per il nucleare, ma no a nuove centrali”. Richiesto di sciogliere l’arcano, il ministro ha invitato “le singole aziende energivore a dotarsi di reattori modulari di quarta generazione”. Con il rischio di spargere lungo lo Stivale una miriade di potenziali mini Chernobyl. Da questi succinti dati appare evidente come la mancata conoscenza della lingua inglese da parte del ministro, in quel di Dubai, sia risultata del tutto ininfluente. Non capendo (sospettiamo) egli una mazza della materia di cui ha ricevuto le deleghe anche nella madrelingua. Infine, l’efficacia di una conferenza per l’abolizione dei fossili, orchestrata dagli sceicchi maggiori produttori di greggio al mondo, è pari ai risultati ottenuti dai giovani idealisti con l’imbrattamento delle acque del Canal Grande.
e niente.
per il FQ ogni centrale nucleare è una Chernobyl
soprattutto gli Smr che sono intrinsicamente sicuri anche per il loro raffreddamento passivo e la minima quantità di combustibile
antiscienza
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Che questo governo presenti all’interno della sua compagine persone assolutamente inadatte al ruolo non è una novita; Pichetto Frattin non fa eccezione.
Uno dei temi caldi riguarda la transizione energetica e lui è pressocchè latitante.
Quando poi apre bocca dimostra di non conoscere nemmeno la realtà produttiva italiana; oltre a non conoscere nemmeno ciò che propone.
In Italia un’azienda considerata di medie dimensioni ha trasformatori di corrente per 1 MW; le aziende di dimensioni medie e piccole, che quindi hanno trasformatori più piccoli, costituiscono la maggior parte del tessuto produttivo nazionale.
Un SMR di piccola taglia è di 20 MWe; i costi stimati variano tra i 4 MLN e i 16 MLN di $ perMW
Significa che per farne 1 in italia servono più o meno 100 MLN di $; chiavi in mano.
A questo occorre aggiungere che il “basso costo” derivante da una costruzione in fabbrica è contro-bilanciato, almeno in parte, dalla diseconomia di scala (10 reattori da 20 MWe non equivalgono in termini di costi ad uno da 200MWe); quindi le nazioni dotate di reattori più grandi avrebbero un vantaggio competitivo ancora maggiore in termini di costi di elettricità.
Non credo ci siano molte aziende pronte ad affrontare tali spese.
Lo si può fare; anzi credo sia l’unica via, a livello consortile.
Sempre tenendo a mente di essere in Italia, vale la pena ricordare che noi oggi già facciamo fatica a smaltire le scorie radioattive degli ospedali; figuriamoci cosa vuol dire smaltire le scorie di un combustibile che può arrivare a contenere al suo interno fino al 20% di U 235 ( appena un pelo sotto l’uranio usato per fare le armi nucleari)
Facendo un ulteriore giro lungo lo stivale, mi viene in mente che in Italia ci sono vaste zone ad elevato rischio sismico e a rischio idrogeologico ed i sistemi passivi presenti nei reattori SMR non possono essere installati sotto terra in tali zone.
I reattori SMR presentano, ne più ne meno, che gli stessi rischi di un reattore più grande.
Poi, sempre respirando l’aria di casa, mi chiedo chi è quel politico a livello nazionale o locale disposto a giocarsi definitivamente la poltrona pur di concedere i permessi per l’installazione di un reattore SMR; mi immagino la gioia di chi ha una casa che si trova nel raggio di qualche Km da un SMR; di quanto gli si svaluta? In Italia se Lollo ha fatto fermare il treno a Ciampino o ad Ariccia, tra un paio di mesi non se lo ricorda quasi più nessuno; ma se gli svaluti la casa, altro che se se lo ricorda.
Caro Padellaro tu sei un mio corregionale e dovresti sapere come si dice dalle nostre parti
U Babbu un è cannalivaru, e cu ci va dappressu
Lo scemo non è carnevale, ma chi gli va dietro
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