
(di Valentina Iorio – corriere.it) – Con l’emendamento sulle pensioni di alcune categorie del pubblico impiego, il governo prova a correggere l’ articolo 33 della Manovra, dopo le proteste, prevedendo tre deroghe: non verranno ridotte le pensioni di vecchiaia (resta il tetto dei 67 anni di età) e quelle anticipate scelte entro il 31 dicembre 2023. Salve pure le pensioni di vecchiaia dal 2024 in poi. La terza deroga vale solo per medici e infermieri che andranno in pensione anticipata dal prossimo anno: per loro il taglio è ridotto di un 36esimo per ogni mese in più al lavoro. Il taglio fino a un massimo del 25% della componente retributiva del trattamento pensionistico quindi, a partire dal 2024, dovrebbe scattare solo per le pensioni anticipate. Ma medici e infermieri potranno rendere più leggera la penalizzazione prolungando la loro permanenza in servizio dopo che avranno maturato i requisiti per la pensione anticipata. Cosa che però non potranno fare le altre categorie (enti locali, maestri, ufficiali giudiziari) su cui ricade il taglio previsto dall’articolo 33.
I dubbi di incostituzionalità
Proprio per questo alcuni paventano profili di incostituzionalità per la norma, legati al fatto che vi sarebbe una discriminazione tra categorie. Dal Pd a Italia viva, l’opposizione chiede di ritirare la proposta e non di limitarsi a dei correttivi.«Salvini voleva Quota 41 ma qui siamo oltre le quote, da Quota 46 e oltre. In ogni caso va ben oltre i limiti della legge Fornero», attacca il capogruppo Pd, Francesco Boccia.
Per i medici arriva «quota 46»
Per azzerare il taglio previsto dall’articolo 33, sfruttando il meccanismo che consente di ridurlo di un 36esimo per ogni mese in più al lavoro, un medico che nel 2024 raggiunge i requisiti per l’uscita anticipata (42 anni e 10 mesi di lavoro) dovrebbe lavorare altri tre anni, arrivando a 45 anni e 10 mesi. A questi nel 2027 dovrà aggiungere altri sette mesi di finestra o almeno tre se Inps gli riconoscerà la finestra del 2024. Quindi di fatto andrà in pensione dopo aver superato di 46 anni di lavoro.
I medici non rinunciano allo sciopero
«Qualcosa è cambiato» ma «non abbastanza», secondo il sindacato dei medici e dirigenti sanitari italiani Anaao-Assomed, che al momento conferma le giornate di sciopero previste a gennaio. «Mi sembra che si stiano facendo dei tentativi, ma il tempo passa e i problemi non si risolvono», ha dichiarato all’Ansa il segretario del sindacato Anaao-Assomed, Pierino Di Silverio. Le pensioni sono infatti «soltanto uno dei quattro punti nodali» nelle richieste dei medici relative alla Legge di bilancio, spiega il sindacato. Le altre riguardano l’assenza di uno stanziamento a favore del lavoro ordinario, lo stanziamento per il rinnovo del contratto e la depenalizzazione dell’atto medico. In assenza di risposte su questi punti, l’Anaao-Assomed conferma le giornate di sciopero previste a gennaio.
L’avete voluto a tutti i costi il governo della “donna” gioggia? E ora ciucciatevi le sue genialate. 🤷🏼♂️
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