Da Landini a Gentiloni, le ipotesi per una coalizione che neppure esiste, tra schermaglie dentro il Pd e auto-candidature. Molti ne parlano, più di qualcuno lo invoca, e c’è chi ha fatto capire che […]

(DI LUCA DE CAROLIS – ilfattoquotidiano.it) – Molti ne parlano, più di qualcuno lo invoca, e c’è chi ha fatto capire che potrebbe impersonarlo. Però il federatore del centrosinistra è come il Godot reso eterno da Samuel Beckett: oggi non verrà, domani neppure, ma nel futuro chissà. Però al momento non c’è, non esiste. “Cosa vogliamo federare ora, se non ci sono neppure i contenuti comuni di una coalizione?” sbuffava giorni fa alla Camera Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, che da tempo tenta di fare da mastice del cosiddetto campo progressista, cioè di tenere assieme la segretaria del Pd Elly Schlein e il presidente del M5S Giuseppe Conte. Compito faticoso.
A fine novembre, durante il congresso del suo partito, Fratoianni ha lanciato l’idea di una “mobilitazione nazionale delle opposizioni”, ossia di una piazza comune su salario minimo, autonomia differenziata e premierato, allargando l’invito perfino a Carlo Calenda. Ma il capo di Azione ha detto rumorosamente di no, lui che l’anno scorso ruppe l’accordo elettorale con il Pd – sostenne – perché Enrico Letta aveva osato allearsi con Fratoianni e i rossi di Avs. Però anche Conte si è mostrato gelido: “Il problema non è convocare la piazza, ma riempirla”.
Almeno fino alle urne di giugno giocherà al dentro e fuori, l’avvocato, perché è il voto delle Europee che stabilirà i rapporti di forza a sinistra e dintorni, cioè chi guida, e in quelle urne ognuno correrà da solo contro tutti gli altri. E allora, che senso ha parlare di federatore, che poi sarebbe un candidato premier? Il Fatto lo ha chiesto a Conte a Montecitorio, un paio di giorni fa. Risposta dell’ex premier: una risata e una scrollata di spalle. E basta. “Giuseppe non ha mai detto una sillaba sul tema, non dico nelle riunioni, ma neppure nelle chiacchierate informali”, giura un contiano di rango. D’altronde nel M5S ammiccano: “A parlarne è tutta gente del Pd, che spesso non vuole bene a Schlein”. Detto ancora più dritto, “se tirano in mezzo di continuo il commissario europeo Paolo Gentiloni come federatore, un motivo ci sarà”. Ovvero, picconare la segretaria cui certi dem imputano anche l’insistenza nel cercare accordi proprio con il Movimento. Di sicuro non è un sodale della leader Pierluigi Castagnetti, veterano che lo ha detto la settimana scorsa all’assemblea annuale dei Popolari: “Dopo le Europee servirà favorire una iniziativa federatrice delle opposizioni come avvenne a metà degli anni Novanta con Prodi”. Schlein, consapevole dell’aria che tira – sempre e per qualunque segretario dem – lo ha rassicurato in diretta al convegno: “Senza i cattolici non c’è il Pd”. Gentile, non gli ha ricordato che l’ex presidente dell’Iri si propose per la prima volta come leader del centrosinistra nel febbraio 1995, 14 mesi prima delle Politiche in cui sconfisse Berlusconi. “Mentre Giorgia Meloni al 2027 ci arriva, e se non stiamo attenti proseguirà oltre” profetizza fosco un maggiorente dem.
Eppure ieri su Qn anche Giorgio Gori, sindaco di Bergamo per il Pd e prossimo candidato alle Europee, ha rilanciato: “Non escludo l’idea di un federatore che faccia sintesi, subito dopo il voto”. Un’altra spintarella, da un altro dem non proprio in linea con Schlein. Altra benzina, per rimettere in circolo nomi spesso diversissimi tra loro: dal segretario della Cgil Maurizio Landini – che tra l’altro pescherebbe nell’identico bacino di Schlein e in gran parte di Conte – a Gentiloni, quello che “Giuseppe non accetterebbe mai” come sibila un 5Stelle di peso, e che pure lo avrebbe giurato in conversazioni riservate: “Io a guidare il Pd o a federare qualcosa non ci penso per nulla”. Anche se poi l’agenda della politica sembra fatta per nutrire certe suggestioni. Così a metà mese a Roma si terrà una conferenza sull’Europa del Pd, l’antipasto della campagna elettorale per il voto di giugno. E sullo stesso palco ci saranno il federatore che fu, Prodi, col federatore che non vorrebbe esserlo però chissà, Gentiloni. E si accettano scommesse su quanto verrà usata la metafora del “passaggio del testimone” per commentare la scena. Ma non finisce mica qui. Perché nel gioco dei candidati è finito anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e a lui non è affatto dispiaciuto. Interpellato sul tema, Sala ha scherzato, ma neanche troppo: “La mia compagna mi ha detto: ‘Con il carattere che hai, vuoi fare il federatore?”’. È seguito un sorriso, da uomo di mondo che sa attendere.
Poi, certo, ci sarebbe anche Pier Luigi Bersani. In un’intervista a Repubblica, mesi fa, l’ex segretario dem fu netto: “Il federatore è un tema vero solo se lo metti in fondo”. Cioè, se verrà trattato a tempo debito. E il sottotesto, spiega chi lo conosce bene, era anche scongiurare una prematura gara tra aspiranti capi-coalizione, cioè sempre tra la segretaria del Pd e il leader del M5S. Ma lui, Bersani, da grande che vorrebbe fare? I dem lo avrebbero sondato per una candidatura alle Europee e lui avrebbe declinato. Figurarsi pensarsi candidato premier ora, nel dicembre 2023. Ma domani, chi può dirlo. Perché Godot non è mai arrivato. Eppure hanno continuato ad aspettarlo.
Speriamo che i risultati delle europee mettano fine a questa coalizione perdente,altro che federatore
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Tante chiacchiere su nomi e possibilità, non una parola su programmi e interessi dei cittadini. Il giornalista non avrebbe potuto descrivere meglio un certo partito da cui è bene che il m5s si tenga alla larga.
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Le forze politiche dell’opposizione prima o poi – meglio prima – dovranno capire che pur nella loro diversità sarà necessario fare un programma comune per battere la destra. Non possiamo permetterci, per il bene del Paese, un altro governo Meloni per altri 5 anni: meglio le barricate in piazza.
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qual’é la differenza tra chi abolisce l’art 18 e chi arricchisce i ricchi?
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Cervelli all’ammasso. Fallacia logica visibile anche dalla Luna. “O così o Pomì”.
Come se l’unica aspirazione possibile fosse quella di battere la destra e l’unico modo possibile unirsi in matrimonio.
Si può essere più miopi di così?
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Ma tu RS
Fino a dove vedi?
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Gsi, senz’altro molto più lontano. Oltre il mio naso sicuro.
Tu sei convinto che gli italiani andrebbero a votare solo per battere la destra fasssssista?
E sei convinto che l’unico modo per batterla sia accodarsi al wokismo piddino?
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Sinceramente RS
non so che cosa sia il wokismo.
Battere la destra fassista?
E perché no? Magari!
A patto, però, che la si batta da antagonisti veri e non farlocchi.
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Si con Gentiloni la Meloni ci rimane a vita .ma anche gli altri compreso Conte hanno già dimostrato di che pasta frolla sono fatti
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