(di Milena Gabanelli, Mario Gerevini e Simona Ravizza – corriere.it) – Il nuovo mercato di falsi dei marchi di moda porta al sito cinese Pandabuy.com: in un solo anno è diventato una delle più grandi bacheche di fake a livello mondiale. A settembre 2023 il sito ha avuto 17,6 milioni di visite nel mondo (per avere un confronto Nike ne ha 143 milioni; Zalando 19,9 milioni). Con un’irruente cavalcata, dal nulla è balzato al 23° posto tra gli oltre 10 mila siti di e-commerce comparabili e la sua crescita è esponenziale: più 33% solo rispetto a luglio e agosto (13,3 milioni di visite). In Italia, sempre nel mese di settembre, quasi un milione di visite, oltre il doppio rispetto ad agosto. Su TikTok i video con l’hashtag Pandabuy hanno oltre 3 miliardi di visualizzazioni, mentre, per dire, il sito StockX, che vende originali e paragonabile per target di utenti e marchi venduti, ne ha 1,2 miliardi.

Gli acquisti dei Gen Z

Il 43% dei visitatori ha un’età compresa tra i 18 e i 24 anni, il 32% tra i 25 e i 34. Vengono venduti, infatti, soprattutto i brand che spopolano tra i Gen Z (i nati tra il 1997 e il 2012) come quelli di streetwear (moda di strada) che gli adulti potrebbero non aver mai sentito: da Yeezy a Supreme, da Palm Angels a Chrome Hearts. Il fenomeno s’inquadra nell’importanza che i giovanissimi danno al flexare, ossia all’ostentare, come racconta la musica trap. E l’ostentazione passa attraverso l’esibizione del marchio famoso, poco importa se è falso, conta poterselo permettere.

Vediamo qualche esempio. Su Pandabuy un paio di Jordan 4 Retro Kaws Black della Nike fake costano 68,44 euro contro i 1.807 delle vere vendute da StockX. Una t-shirt Bear Classic di Palm Angels, brand di moda di strada tra i più apprezzati, costa 19,41 euro contro i 250 dell’originale. Il piumino Nike x NOCTA costa 30,45 euro contro i 1.234 euro dell’originale.

Come funziona

Pandabuy è un sito che fa da intermediario tra i negozi cinesi e gli acquirenti. Funziona così. I migliori venditori per ogni tipo di capo contraffatto sono esposti sulle piattaforme social, che in gergo sono chiamati spreadsheets, di fatto lunghe liste di foto di fake con a fianco il link del venditore cinese: se ne trovano a migliaia su Telegram, Discord e Reddit, la più utilizzata, che ha un forum di discussione online che si chiama FashionReps (fondato nel 2014 e cresciuto fino a diventare la più grande community per tutto ciò che riguarda le repliche di marchi dalla Cina). Dopo avere individuato cosa comparare – sneaker, t-shirt, felpe, jeans, tute da ginnastica o di qualsiasi altro capo di abbigliamento fake – si accede al sito Pandabuy. Una volta registrati, si inserisce nella barra di ricerca il link del prodotto. Il pagamento avviene con Visa, Mastercard, PayPal e sulle piattaforme di pagamenti digitali di Google e Apple. In 3-4 giorni il capo d’abbigliamento o le scarpe arrivano nei magazzini cinesi di Pandabuy, vengono fotografati ed è possibile visionarli online ingrandendo le foto fino ai minimi dettagli per vedere eventuali differenze con l’originale. Se il prodotto non piace è possibile mandarlo indietro con la promessa di venire rimborsati. Altrimenti si procede con l’acquisto scegliendo dal sito il corriere con cui farselo spedire all’indirizzo di casa come Dhl Europe, Tariffless Line. Il costo di spedizione va a peso: circa 23 euro al chilo. Il tragitto triangola da Amsterdam o Rotterdam, dove in Europa è considerato più facile superare i controlli doganali anticontraffazione, per poi raggiungere la destinazione finale. In Italia arriva tramite Poste. La vulnerabilità olandese è dunque una manna per la falsa mercanzia.

I controlli doganali

Su YouTube, TikTok e ancora FashionReps ci sono i consigli per evitare che il pacco non venga bloccato dalla dogana (qui cap. VI, VII e VIII), il suggerimento è quello di non superare i 4 chili e richiedere la sigillatura sottovuoto. Se la merce passa i controlli arriva una e-mail dalla società di spedizione e c’è da pagare il prezzo della dogana. Il costo finale, dunque, può anche raddoppiare. Tempo di consegna in genere meno di 15 giorni.

Chi c’è dietro

Ma chi c’è dietro Pandabuy? In fondo alla homepage del sito viene indicata come «company name» la società Panda (Uk) Technology Co., Limited. Partiamo da qui. È una società di Londra domiciliata, alla costituzione, in un centro uffici che è come un allevamento intensivo di polli: hanno sede lì altre 3.045 aziende. E dall’immenso database spuntano solo proprietari cinesi. Nasce il 19 aprile 2022 quando mister Su Zhouping di Hangzhou, capitale della provincia di Zhejiang, versa 1.000 sterline e si nomina amministratore unico. Su Zhouping ha 59 anni e di lui non si sa altro. Un anno dopo firma il bilancio che è di una sola pagina bianca con 1.000 sterline all’attivo, sempre quelle dell’inizio. Fatturato zero. Il 12 luglio scorso Su si fa da parte girando il 100% del capitale alla Panda (Hong Kong) Technology; la sede è nel nome. Quindi andiamo nella ex colonia britannica, più precisamente all’interno 9/f della camera 23, Blocco G di un gran brutto palazzone con centinaia di motori da condizionatore appesi all’esterno, a 10 km dal centro di Hong Kong. Capitale 10 mila dollari locali (1.212,24 euro), amministratore e socio unico il solito Su Zhouping di Hangzhou. Data di nascita della società 12 aprile 2022, una settimana prima di quella inglese. E qui finisce la linea del capitale della società indicata sul sito pandabuy.com. Sostanzialmente scatole vuote di un prestanome qualsiasi.

Dove finiscono i soldi

Quel che conta, come sempre in questi casi, è il giro dei soldi. I bonifici degli utenti finiscono su conti intestati alla società cinese Hangzhou Panda Technology che oltretutto è titolare del marchio Pandabuy registrato nel 2022. Anche questa azienda sembra senza storia, così come appare un fantasma l’amministratore delegato Li Jingyuam. Siamo sempre nella città di Hangzhou, distretto di Zhejiang. Ed è proprio il tribunale locale quello indicato in modo vincolante per risolvere eventuali contenziosi con pandabuy.com.

L’intestazione del sito

Chi ha registrato il sito? Cala la nebbia anche qui. Sappiamo però che il registrant, cioè il titolare del dominio, è residente nella provincia di Zhejiang e che la registrazione risale addirittura al 2007 (l’ultimo update all’agosto scorso), ma ha volutamente cancellato la browse history e quindi la possibilità di sapere come fosse utilizzato in passato. La pratica amministrativa di iscrizione l’ha svolta il cosiddetto registrar che è Alibaba Cloud Computing.

Pandabuy e Alibaba

Tutto porta alla Provincia di Zhejiang e alla megalopoli (11 milioni di abitanti) di Hangzhou dove nacque nel 1964 Jack Ma e dove è stata fondata nel 1999 (e ha sede) Alibaba, il gigante dell’e-commerce. Pandabuy è un fenomeno che parte da lì e sta esplodendo alimentando anche il giro d’affari di Taobao, il negozio online di Alibaba. Pandabuy dunque è collegata ad Alibaba? Nelle 360 pagine di bilancio del gigante quotato in Borsa a Wall Street e Hong Kong non c’è traccia di Pandabuy.

Mercato di falsi virale

In ogni caso al mercato dei falsi in arrivo dalla Cina, che certo non è un fenomeno nuovo, Pandabuy sta facendo fare un salto di qualità per almeno due motivi:
1) la piattaforma è sostenuta apertamente e in modo aggressivo sui social; fatto 100 il traffico da social, il 51% dei visitatori entra da Reddit e il 36% da Youtube. Complessivamente il sito riceve traffico da 18 social. Siamo dunque di fronte, per la prima volta, a un mercato di falsi virale: Pandabuy apre ai giovani un facile e comodo collegamento al mondo delle repliche dei prodotti indossati da trapper e influencer;
2) la community online, che utilizza app come Checkcheck nate per valutare se un prodotto è originale, assicura che su Pandabuy ci sono super-fake praticamente indistinguibili dagli originali. È il motivo per cui è necessario che Pandabuy entri nel mirino dell’Anticontraffazione e delle dogane. Sui social oggi viene assicurato che il 99% degli ordini le supera.

Gli acquirenti, poi, soprattutto giovani, dovrebbero tener conto che chi acquista prodotti falsificati può essere accusato del reato di ricettazione ai sensi dell’art. 648 del codice penale (qui) oppure, se dimostra di averli comprati solo per uso personale, comunque realizza un illecito amministrativo, punito con una sanzione pecuniaria che va da 100 a 7.000 euro (qui legge n. 99 del 2009, art. 17). Comunque sia, acquistare merce contraffatta è un autogol oltre che un illecito: impoverisce la nostra economia. Pechino ovviamente lascia fare perché il mercato del falso, che fattura copiando, dà lavoro a milioni di cinesi. Poi distribuisce nel mondo attraverso i pusher del web. Ogni singola transazione è un illecito, ma milioni di «corpi di reato» vengono impacchettati e consegnati come niente fosse. Alla faccia delle dogane. Pandabuy l’ha capito al volo.

Ha collaborato Tao Franciolli

dataroom@corriere.it