Che cosa accadrebbe se Fiorello, dai microfoni di Radio 2, si schierasse a favore del premierato proposto da Giorgia Meloni? Oppure se Amadeus, dallo studio televisivo di Affari tuoi o magari […]

(di Giovanni Valentini – ilfattoquotidiano.it) – “Sprofondavo nella cremosa poltrona di Porta a Porta e nelle mie incertezze. Non riuscivo a imprimere alle domande quel tono ironico, leggermente sfottente, understatement, che mi ero ripromesso” (da “Senza cuore” di Antonio Padellaro – Baldini & Castoldi)
Che cosa accadrebbe se Fiorello, dai microfoni di Radio 2, si schierasse a favore del premierato proposto da Giorgia Meloni? Oppure se Amadeus, dallo studio televisivo di Affari tuoi o magari dal palcoscenico di Sanremo, facesse altrettanto? Non sono anche loro due “artisti”, come pretende di essere considerato Bruno Vespa per salvaguardare il suo lauto cachet? Sarebbe una violazione del contratto di servizio – imperniato sul principio dell’imparzialità – che regola i rapporti fra il ministero delle Imprese e la Rai. Ed è, appunto, questo lo sfregio commesso dal “conducente” di Porta a Porta, utilizzando un account della trasmissione – cioè dell’azienda – per diffondere attraverso i social un comizio a sostegno dell’avventurosa riforma costituzionale che la premier sottopone alle Camere. Ed eventualmente, al giudizio degli italiani in un referendum, se non raggiungesse i due terzi dei voti nella doppia lettura parlamentare.
La presidente Meloni ha già anticipato che, in caso di bocciatura, lei non si dimetterebbe. E questo basta a valutare l’azzardo che ha deciso di tentare, come un colpo al casinò o un colpo di mano. Una sconfitta in Parlamento o, peggio ancora, in una consultazione popolare, potrebbe risultare fatale per la “Dama nera”. Dopo essersi rimangiata l’elezione diretta del presidente della Repubblica, prevista nel programma elettorale di Fratelli d’Italia, ora la premier punta evidentemente a un plebiscito, nel tentativo di capitalizzare la popolarità acquisita alla guida del governo in forza di promesse mancate, annunci traditi e viaggi all’estero alla ricerca di improbabili accordi. Tutto con l’accondiscendenza della tv pubblica e privata e di gran parte della stampa padronale.
Non contento di intrattenere i suoi ospiti nel salotto di Porta a Porta tre sere alla settimana, e di consumare la “sveltina” quotidiana in Cinque minuti dopo il Tg1 delle 20, il tenutario della cosiddetta “terza Camera” s’è lanciato in un’esternazione propagandistica che rappresenta un precedente pericoloso per tutta la Rai: tant’è che il cattivo esempio è stato già imitato dalla “debuttante” Annalisa Chirico per criticare nella sua trasmissione su Radio 1 lo sciopero generale del 17 novembre. È pur vero che Vespa, come dicono in molti, “l’ha sempre fatto”. Ma in questo caso non si tratta di un’ordinaria polemica politica, bensì di una rilevante questione istituzionale da cui può dipendere il futuro della democrazia in Italia: al pari del referendum tra monarchia e Repubblica del 1946. Senza invocare la massima evangelica “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”, basta pensare a che cosa accadrebbe se lui stesso o qualunque altro conduttore o “artista” della Rai si pronunciasse contro la proposta del premierato meloniano.
La maggior parte dei commenti, invece, s’è concentrata sullo “strafalcione” per cui Vespa ha citato i presidenti della Repubblica di Paesi dove regna la monarchia, come la Gran Bretagna e la Spagna, mentre qui si deve parlare piuttosto di uso improprio della televisione pubblica e dei suoi mezzi. A ben vedere, questo è stato uno spot promozionale a supporto della necessità di affrancare una buona volta la Rai dalla subalternità al governo e più in generale alla partitocrazia, di destra, di centro o di sinistra. Sarà pure un “artista”, Bruno Vespa, ma dobbiamo ancora capire di quale genere o di quale pratica.
Artista? Più che artista, oserei definirlo zerbino: un costoso ma banalissimo zerbino, che il governo usa per pulirsi le scarpe e farsele lucidare.
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È un artista della lingua.
Come la manovra lui, nessuno.
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Non oso immaginare il suo alito, nemmeno tonnellate di Fisherman’s Friend potrebbero coprirlo.
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altro fascio
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Effettivamente sembra uscita dal Gran Ballo delle Debuttanti
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E’ servito e serve a rincoglionire gli italiani…strumento essenziale alla “!democrazia italiana”… spegnere la TV è doveroso per guarire!
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Si, va bene tutto ma il gradimento dell’insetto è determinato dall’audience che il medesimo riceve. A volte, per differenziare, guardo anche il TG1 ma appena lo speaker annuncia “ora 5 minuti” cambio canale. Sò bene che la TV accesa è un classico di tutte le famiglie italiane ma per scrollarsi di dosso certa gente si può solo fare sciopero televisivo. Non ci sono altre cure. L’auditel non è perfetto ma se i numeri sono grandi, funziona!
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Mi meraviglio che guardi ancora il tg su’ telemeloni🤔
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