Il buon senso se ne stava nascosto per paura del senso comune, è la citatissima frase manzoniana, ma esiste anche la possibilità che, ogni tanto, il senso comune possa rendere […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Il buon senso se ne stava nascosto per paura del senso comune, è la citatissima frase manzoniana, ma esiste anche la possibilità che, ogni tanto, il senso comune possa rendere un servigio al buon senso. A proposito, per esempio, degli scioperi proclamati cinque volte su sei al venerdì, questione che Matteo Salvini sta usando strumentalmente per sfigurare l’immagine di Cgil e Uil. E per mortificare il diritto di sciopero riducendolo a un furbesco espediente finalizzato al ponte del fine settimana, come incentivo alla partecipazione.

Come se l’astensione dal lavoro non costasse la dolorosa rinuncia a otto ore di salario. Argomento che, tuttavia, non tange il cosiddetto vicepremier, non possedendo egli alcuna familiarità con la fatica del lavoro vero.

Ma è pur vero che nel senso comune delle persone comuni l’idea dello “sciopero-ponte” è ormai abbastanza diffusa, ciò che non fa sicuramente bene a uno strumento di rivendicazione fondamentale. La cui legittimità andrebbe oggi rafforzata e difesa proprio a causa dell’attacco concentrico sferrato dalla destra più retriva (con in testa quella televisiva).

Se il buon senso suggerirebbe quindi alle organizzazioni più rappresentative di provare a diversificare i giorni della settimana nel calendario delle agitazioni, la riflessione avviata da Maurizio Landini sulla possibilità di escludere il trasporto pubblico dal blocco delle attività appare di puro buon senso. Anche in questo caso, rispetto a un senso comune che soffre sulla propria pelle le conseguenze di una metro ferma e di un bus che non arriva.

Pensiamo soprattutto a quel mondo non tutelato del lavoro precario e saltuario, spesso confinato nei quartieri dormitorio della periferia, che si muove all’alba per guadagnarsi la sopravvivenza. In certi giorni stringe il cuore la vista di tante persone alle fermate, spesso sotto la pioggia, nell’attesa di un mezzo che non c’è e con la speranza, purtroppo vana, di non veder sfumare la preziosa paga di un giorno. Sono situazioni che un sindacato davvero vicino alla gente non può più ignorare (anche per intimare a Salvini l’unico senso che gli si addice: quello vietato).