L’operazione voluta anche per impallinare sul nascere la creatura di Gianfranco Fini. E sempre in quegli anni il figlio del presidente del Senato, Geronimo, entra nei cda di aziende legate al Cav

Berlusconi finanziò la nascita di FdI. Il ruolo di mediatore di La Russa. L'anticipazione di Report

(di Antonio Fraschilla – repubblica.it) – ROMA – Silvio Berlusconi quando il Popolo della libertà andò in frantumi sostenne con un finanziamento da 750 mila euro dato da Forza Italia la nascita di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Mediatore di questa operazione, voluta anche per impallinare sul nascere la creatura di Gianfranco Fini, Futuro e libertà, sarebbe stato Ignazio la Russa che iniziò anche ad attaccare suoi ex “compagni” di An che avevano seguito Fini.

E sempre in quegli anni il figlio di La Russa, Geronimo, entra prima nei cda di società legate al Milan e poi nelle casseforti dei figli minori di Berlusconi nati da Veronica Lario. Un intreccio che, secondo Report che oggi alle 21 su Rai Tre torna a raccontare la storia politica e le avventure imprenditoriali del presidente del Senato, spiega il ruolo di peso di La Russa nei rapporti politici tra Berlusconi e Meloni.

“Il rapporto tra Berlusconi e La Russa resta stretto anche dopo lo scioglimento del Popolo della libertà e la rifondazione di Forza Italia. Quando Ignazio La Russa, insieme a Guido Crosetto e Giorgia Meloni dà vita a Fratelli d’Italia, l’ex Cavaliere gioca un ruolo dietro le quinte fondamentale”, sostiene Report, che intervista l’ex deputato finiano Fabio Granata: “Nella parte iniziale Berlusconi diede una spinta anche economica per la nascita di questo partito – dice Granata – in una strategia di fondo pensava che avesse una sua identità legata alla destra italiana togliesse ulteriore spazio a Fini e al nostro gruppo. Credo comunque che i rapporti tra La Russa e Berlusconi andassero oltre alla politica”.

Nel bilancio di Forza Italia del 2013 il comitato nazionale presieduto da Denis Verdini approva un finanziamento di 750 mila euro a Fratelli d’Italia, che era stato costituito nel dicembre del 2012 e si apprestava ad affrontare la sua prima campagna elettorale con le casse vuote. Dice Report nella puntata curata da Giorgio Mottola: “Un anno dopo il finanziamento di Forza Italia a Fratelli D’Italia, il figlio di Ignazio La Russa Geronimo, tifosissimo dell’Inter come il padre, entra a far parte del consiglio di amministrazione di tre società collegate alla squadra di calcio del Milan, quando ancora era di proprietà di Berlusconi. Milan Real Estate, Milan Entertainment e Mi-Stadio, la società costituita per la costruzione del nuovo stadio di San Siro. Geronimo La Russa ne esce solo nel 2017, quando Berlusconi cede il Milan alla cordata cinese capeggiata da Mister Li. Ma il figlio del presidente del Senato riesce a rimanere nel cuore della famiglia e soprattutto dei suoi consigli di amministrazione”. Un intreccio che, secondo Report, legherebbe comunque Meloni a Berlusconi fin dalla nascita di FdI.

La Russa è smentito sul padre: “Voleva candidare Sindona”

SCOOP – Il cognato e il manager vicino ai clan

(DI DAVIDE MILOSA – ilfattoquotidiano.it) – Gaetano Raspagliesi, cognato del presidente del Senato Ignazio La Russa, in affari con un imprenditore legato alla ‘ndrangheta del clan Bellocco. Le parole inedite di Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse, già esponente di primo piano del Msi a Milano, che svela la volontà di Antonino La Russa, padre di Ignazio, di candidare in Parlamento il banchiere della mafia, Michele Sindona. E ancora, Fratelli d’Italia che nell’anno della sua nascita riceve un finanziamento dal partito di Silvio Berlusconi. Sono alcune delle rivelazioni della nuova inchiesta di Report sulla famiglia La Russa, in onda stasera su Rai3. Nel prequel, non senza scatenare le ire del presidente del Senato che in un video inviato alla trasmissione replicò e minacciò querele, si era partiti dai vecchi affari tessuti da Nino La Russa e prima dal finanziere siciliano Michelangelo Virgillito. Da qui raccontando la storia di un call center di Regione Lombardia aperto in Sicilia, a Paternò, paese di origine dei La Russa. Ed è dai call center che la nuova puntata riparte. Al centro Gaetano Raspagliesi, il quale dopo l’esperienza con la società Midica, finita con una perdita di 3 milioni, e salvata grazie all’intervento di un imprenditore bresciano, rilancia con un’altra società, la Melodica che mette gli occhi sulla Future srl, società del gruppo Blue Call (allora Call 5 srl), che fattura dieci milioni l’anno. Il contatto è con l’imprenditore Andrea Ruffino. È lui a presentare Raspagliesi al management di Blue Call. E il motivo è semplice: Raspagliesi è il cognato dell’allora ministro della Difesa. Siamo nel 2011. E però Ruffino si porta dietro un segreto: i suoi contatti diretti con i Bellocco. Così come racconta l’indagine della Procura di Milano. Che pur non indagando Raspagliesi mette agli atti intercettazioni in cui Ruffino lo definisce persona utile vista l’illustre parentela. Ora, Ruffino portandosi in Blue Call la ‘ndrangheta finirà per soccomberle. Nel 2011 poi Raspagliesi acquista l’80% di Future srl per 2,8 milioni per rivenderla dopo tre mesi a 700mila euro a una società che per i magistrati rappresenta gli interessi della ‘ndrangheta a Milano.

Ma se nella vicenda Blue Call sono le carte giudiziarie a tratteggiare la storia, nel delineare i rapporti tra i La Russa e Sindona, c’è una intervista inedita di Staiti di Cuddia, rilasciata ben prima della puntata di Report che tanto ha fatto scaldare il presidente del Senato e che di fatto smentirebbe quanto dichiarato dallo stesso La Russa. “Sono certo che con Michele Sindona mio padre mai abbia intrattenuto alcun rapporto di lavoro e men che meno personale”, diceva nel video di replica alla trasmissione. Eppure è Staiti di Cuddia che nel 2011, sei anni prima di morire, spiega in una videointervista che Ranucci stasera manderà in onda: “Nel 1976, elezioni politiche anticipate, era stata ventilata su suggerimento di Antonino La Russa la candidatura di Michele Sindona in un collegio senatoriale sicuro della Sicilia”. Sindona non sarà candidato. Staiti ricorda poi ciò che successe il 12 aprile 1973 a Milano, quando durante una manifestazione neofascista una bomba a mano uccise il poliziotto Antonio Marino. Condannati: Vittorio Loi e Maurizio Murelli. A quel corteo era presente Ignazio La Russa. E, svela Report, per pagare le spese alla famiglia Marino intervenne proprio La Russa padre. Non si sapeva. Come non si sapeva che tra il 2012 e il 2013, quando nasce FdI, il neo partito di Giorgia Meloni riceve un finanziamento di 700mila euro da Forza Italia. La nascita di FdI è legata a ciò che accadde nel 2010, quando Berlusconi cacciò Gianfranco Fini dal Pdl. Una faida interna che, secondo Report, è legata anche alle dichiarazioni del pentito Spatuzza il quale, oltre a riscrivere la strage di via D’Amelio, fece i nomi di Berlusconi e Dell’Utri. All’epoca il governo Berlusconi non rinnoverà il programma di protezione a Spatuzza. Questo racconta a Report l’ex Pdl Fabio Granata, allora vice presidente della Commissione antimafia. L’attacco più duro gli arrivò da Ignazio La Russa.