Il procuratore aggiunto di Firenze ha chiesto, dopo sette anni, l’assoluzione del cognato di Renzi nell’inchiesta sulla presunta sottrazione di fondi ai bambini in Africa. L’ultima tappa di un accanimento giudiziario che dall’ex premier si è allargato a tutta la famiglia, e anche a conoscenti e amici

(ilfoglio.it) – Si è occupato anche del Mostro di Firenze, in carriera. L’ultima volta, in febbraio, per stabilire che non ci fossero motivi per riaprire l’indagine. Pietra tombale. Ma quando si tratta della “mostrificazione” di Matteo Renzi (per stare al titolo del libro dell’ex presidente del Consiglio) e della sua famiglia, il procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco non è mai riuscito a mettere una pietra sopra ai suoi successivi fallimenti. Almeno fino a oggi, quando ha dovuto chiedere l’assoluzione del cognato di Renzi perché “il fatto non sussiste”. In un’inchiesta che lo stesso Turco aveva avviato nel 2016 con l’accusa infamante di sottrazione di 6,6 milioni di dollari destinati ai bambini in Africa.
Del resto, anche le altre volte il suo attivismo accusatorio aveva prodotto buchi nell’acqua. E sarebbe solo l’ennesima prova di un accanimento giudiziario che dalla persona fisica di Matteo Renzi si è allargato a tutta la famiglia, e anche a conoscenti e amici. Turco s’era occupato di spese presunte illecite della provincia di Firenze ai tempi in cui Renzi ne era presidente: archiviazione. Poi dei “sodali” di Renzi nell’inchiesta Open (assoluzioni) poi degenerata nel caso del telefono di Marco Carrai trattenuto illecitamente da Turco: dovette intervenire la Cassazione per ristabilire la giustizia.
Nel frattempo aveva ottenuto l’arresto dei genitori di Renzi per accuse di bancarotta e false fatturazioni: ne sono usciti innocenti, sebbene provati dall’ingiusta persecuzione. E ora l’ultimo capitolo. “Vi ricordate la storia di Renzi che toglie i soldi ai bambini africani? Era una delle tante accuse che mi hanno mostrificato”, ha detto l’ex premier. Un’inchiesta per presunta sottrazione di 6,6 milioni di dollari destinati all’Unicef. Il particolare è che accusati erano tre fratelli, Alessandro, Luca e Andrea Conticini. E Andrea è cognato di Renzi. “Ok, ma quello non è un reato”, ha commentato lui. Per qualcuno, però, forse bastava per costituire ipotesi di reato. Un’inchiesta sul nulla, per fatti del 2011. E ora “il fatto non sussiste”, ha ammesso il pm di famiglia. Cose da Turco.
il fogliaccio dice bugie e schiocchezzem, se la sono cavata alla “berluscona”, cioè con cavilli, virgole, parentesi, prescrizioni e cosette varie.
Per i piccoli CONTI invece l’UNICEF non ha sporto querela, per cui grazie alla CATARBIA (v. re Giorgio) non sono perseguibili, ma le m3rd3 puzzano sempre
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Mi chiedo a che servano le indagini sui potenti se poi vanno a finire così. Quei 6 mln di euro sono stati o no dirottati in speculazioni edilizie?
Come è possibile che questo fatto non sia un crimine? chi ne è responsabile?
E’ stata l’UNICEF della sede centrale che ha fatto la querela perché l’uniceffi italia (sede: Firenze) non l’ha voluta fare, malgrado le richieste dei PM visto che Gentiloni aveva previsto come querela di parte la fattispecie. Come mai l’UNICEF di NY ha deciso di fare la denuncia?
Il Fatto Quotidiano ha vinto una causa civile intentata da Andrea Conticini, cognato di Matteo Renzi e marito di Matilde Renzi, sorella dell’ex premier. Conticini lamentava di essere stato “vittima di una campagna diffamatoria”, in merito alla vicenda degli oltre 6,6 milioni di dollari destinati all’assistenza dei bambini africani che, secondo la Procura di Firenze, […]
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/07/21/fondi-per-i-bambini-sottratti-allunicef-il-cognato-di-renzi-perde-con-il-fatto/7236330/
Su dieci milioni di donazioni versate ad associazioni umanitarie per aiutare i bambini, oltre sei sono diventati profitti di un’azienda: la Play Therapy Africa. La procura di Firenze lo ha scoperto e ha indagato i responsabili della società, i fratelli Conticini. Unicef, che le aveva affidato 3,8 milioni dei 10, ha deciso di non querelare e quindi di non approfondire l’uso dei fondi raccolti tra i suoi donatori. Non solo. Da parte lesa avrebbe potuto formulare richiesta di accesso agli atti come previsto dall’ex articolo 116 di procedura penale. Il Fatto ha accertato che neppure questa strada è stata percorsa. La vicenda è nota. Nel 2016 i magistrati Luca Turco e Giuseppina Mione hanno indagato i tre fratelli Conticini: Alessandro e Luca per riciclaggio e appropriazione indebita aggravata. Andrea – marito di Matilde Renzi – per riciclaggio. I pm hanno scoperto che di 10 milioni complessivi affidati da Unicef, Fondazione Pulitzer e altre onlus americane e australiane per finanziare attività benefiche a favore dei bambini a Play Therapy 6,6 sono finiti in conti personali e utilizzati per investimenti immobiliari all’estero e in altre operazioni finanziarie. Andrea, inoltre, secondo i magistrati, ha prelevato soldi dai conti destinandoli a tre società dell’inner circle renziano: alla Eventi 6 della suocera Laura Bovoli (133.900 euro), alla Quality Press Italia (129.900 euro) e 4 mila alla Dot Media di Firenze, che organizzava la Leopolda del cognato Matteo.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2018/10/28/donazioni-unicef-c-il-66-finisce-ad-una-societa-privata/4724902/
Quindi l’UNICEF dice di non sapere che fine abbiano fatto quei milioni dati alla Play Therapy e a quanto pare, nemmeno sembra intenzionata a saperlo.
E i genitori di Renzi?
https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/10/18/tiziano-renzi-e-la-moglie-laura-bovoli-assolti-in-appello-nel-processo-sulle-false-fatture-il-fatto-non-costituisce-reato/6843285/
del resto, se pensiamo al Forteto, c’é di che riflettere su come si possa difficilmente arrivare a qualsiasi verità in questo Paese se non dopo decenni e nemmeno è garantito.
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