Un primo obiettivo che mi ero riproposta con i miei interventi sul Fatto è stato parzialmente raggiunto. Quando rivelai di avere scritto con lo pseudonimo Ipazia, sostenevo che la straordinaria urgenza dovuta a una guerra […]

(DI ELENA BASILE – ilfattoquotidiano.it) – Un primo obiettivo che mi ero riproposta con i miei interventi sul Fatto è stato parzialmente raggiunto. Quando rivelai di avere scritto con lo pseudonimo Ipazia, sostenevo che la straordinaria urgenza dovuta a una guerra in Europa in grado di trasformarsi in major war, un conflitto nucleare, richiedeva ai cittadini di partecipare al dibattito pubblico, in primis lo richiedeva ai diplomatici.

Ebbene, vedo un pullulare di articoli di colleghi. Purtroppo anche quando offrono un’analisi razionale degli eventi, difficilmente traggono le conseguenze necessarie a invertire la tendenza ormai consolidata di un Occidente permanentemente in guerra. Mi ha colpito leggere un diplomatico che ha occupato ranghi elevati nell’amministrazione, col quale ebbi una pesante discussione in quanto voleva obbligarmi a cancellare un post su Facebook nel quale ricordavo un discorso meraviglioso di Gino Strada. Era stato premiato nel 2016 dal Parlamento svedese e nel corso del pranzo che avevo offerto in suo onore in residenza, aveva accusato pubblicamente la politica occidentale a Kabul. Scrissi il post nell’agosto del 2021. Per gli scherzi del destino, la ritirata vergognosa di Biden da Kabul coincise con la scomparsa del fondatore di Emergency.

Il diplomatico in questione osò persino andare in televisione e balbettare che non abbandonavamo l’Afghanistan a se stesso. Ora sembra tuttavia aver cambiato musica e, cercando forse di candidarsi alle elezioni europee, spiega le ragioni di una politica israeliana non basata esclusivamente sulla forza e la necessità che Israele distingua tra Hamas e palestinesi. Si augura inoltre una soluzione della pace in Medio Oriente, ritornando alla soluzione dei due Stati, a investimenti economici a Gaza, alla normalizzazione con i Paesi arabi, al sostegno all’Anp. Questo, naturalmente, dopo che Israele abbia esercitato il sacro diritto di difendersi.

In effetti si resta al livello di wishful thinking. Pii desideri che non si comprende come sarebbero tradotti in azione se la politica occidentale e israeliana, smentendo il passato, non cambiassero radicalmente.

Il Vertice del Cairo è fallito. Gli Stati europei non hanno voluto appoggiare una dichiarazione nella quale gli Stati arabi chiedevano la condanna di Hamas accanto a quella della violenza sproporzionata di Israele e domandavano il cessate il fuoco. La nostra presidente del Consiglio è “volata”, così amano esprimersi gli scribacchini odierni, da Netanyahu per mostrargli solidarietà nel momento in cui soprattutto in Rete circolano le immagini di una straziante carneficina dovuta ai bombardamenti su Gaza che mirano obiettivi civili. La vendetta è sanzionata dal diritto internazionale. Le migliaia di bambini di Gaza (già 1.500 nell’operazione militare di Israele del 2014, tra le 4.500 vittime e nell’ottobre 2023 secondo l’Unicef, 1.600 in due settimane) sono stati massacrati e non una parola di condanna è stata espressa dall’Europa democratica.

Israele, dopo la prima fase costituita dal blocco di Gaza, dai bombardamenti indistinti, focalizzati anche sul valico appena aperto con l’Egitto, azioni contrarie al diritto internazionale e umanitario, si prepara alla seconda e terza fase. L’entrata a Gaza e combattimenti di bassa intensità nel lungo periodo, con nuove inevitabili atrocità nei confronti degli abitanti, il 40% con età inferiore ai 14 anni.

Dopo aver colpito i quadri di Hamas e le sue infrastrutture si opererebbe una cesura con la Striscia, costringendo i superstiti a vivere in un territorio estremamente ridotto in modo da avere ai confini con Israele un’ampia zona cuscinetto.

Mi piacerebbe chiedere al menzionato diplomatico, come penserebbe di far desistere Tel Aviv da questa strategia, dagli insediamenti dei coloni in Cisgiordania, se nessuno osa chiedere la condanna delle atrocità odierne? E come pensa di ricominciare il processo di normalizzazione con Arabia Saudita e monarchie del Golfo, dopo l’eccidio di innocenti che provoca rabbia e rivolte nella pubblica opinione araba? Parole al vento, buonismo in vendita forse per un nuovo padrone. Usa e Ue potrebbero fermare l’azione militare di Israele in cambio della liberazione di tutti gli ostaggi, imporre il cessate il fuoco e convocare una conferenza di pace con tutti gli attori, Israele, Paesi arabi, Iran, Russia e Cina. Hanno le leve politiche, economiche e militari per condizionare Tel Aviv. La condanna delle violazioni del diritto internazionale e umanitario, il riconoscimento dello Stato di Palestina e la convocazione di una conferenza di pace come obiettivo di lungo periodo, potrebbero essere i pilastri di un ritorno alla politica e a una diplomazia di sostanza.