(Stefano Rossi) – Ha girato un docufilm  “Roma nuda e santa” con l’amico Marco Giusti e la regia di Daniele Ciprì.

Si è lasciato andare ad alcune considerazioni sul suo documentario e su Roma. 

Ecco alcuni passaggi.

A Roma l’unico divo è il papa. Girare di notte per raccontare Roma, come se il Tevere fosse il Mecong, in mezzo all’Apocalisse. Detto fra noi ormai l’unica via percorribile senza buche e senza monnezza è il Tevere, quindi era l’unico modo per proseguire senza interruzioni….il più bel regalo che ci fa il giorno è la notte. Le ore diurne sono dedicate al lavoro e ai guai, poi quando calano le tenebre comincia un’altra vita. Il racconto, i segreti, i misteri, i fattacci, le battutacce. E’ la notte che racconta il meglio di questa città….

Raccontare Roma è una follia. Ho fatto un calcolo di presunzione quando con Marco Giusti ho pensato di fare un documentario su questa città. A parole è una cosa, nei fatti ci siamo trovati con tremila argomenti e storie, che avevano bisogno di approfondimento. Ma le storie le ha trovate, e sono potenti e intense. C’è Carlo Verdone che racconta di quando andò a prendere Monica Guerritore con Christian De Sica ma lei scappò con Delon…Ceccherini che rivela di come lo sfavillìo della Capitale gli fece perdere la testa e sé stesso…

Questo Papa che aveva voglia di una serata normale,  al secondo giorno del suo pontificato esce e va a farsi una pizza a Trastevere,  al suo ritorno non viene riconosciuto dalle guardie e non lo fanno rientrare…

Roma è la città dove chi arriva diventa improvvisamente romano: La cosa buffa è che un genovese, un torinese, un bolognese vanno a Milano e restano bolognesi, torinesi, ma quando vengono qui diventano romani. Totti di qua, Totti di là. E’ incredibile. Te le ritrovi al bar e diventano romani. A parlare della Roma e della Lazio: mi domando perché o scappano o diventano romani?…..

Perché c’è anche chi scappa, eccome. I potenti sono tutti fuggiti da Roma, Agnelli, De Benedetti. Toccata e fuga. Anzi, toccata e fxxga.. hanno dovuto ammettere, a partire da Goethe, di aver avuto dei problemi nel rapporto con questa città. Fatta di rovine, di ruderi, quando la vivi sembra così sociale, poi ci si accorge che è un altro….

Il romano d’altronde è anche un po’ permaloso, alcuni personaggi non glieli puoi toccare. Qualche problema l’ho avuto quando ho toccato l’ottavo re di Roma cioè Francesco Totti. Quando all’inizio ho lanciato che la favola tra lui e Ilary era finita, i censori della Lupa si sono inalberati…..Perché a Roma non esiste la solidarietà, esiste la complicità. Siamo complici, quello sì. Nei salotti si crea una rete ed è quella che ti protegge…..

La monnezza la buttiamo il senso civico di noi romani è buttato dalla finestra. La monnezza non arriva dal cielo. Dunque bisognerebbe guardarsi allo specchio e chiedersi ‘ma tu cosa fai per tenere questa città pulita….non si confonde la cronaca con la Storia. Abbiamo visto passare di tutto, abbiamo spernacchiato tutti, poi loro sono andati via e noi siamo ancora qui….Nessuno ha più la capacità di comprendere cosa sia la cosa pubblica, cosa sia il potere. Vanno solo avanti tutti con i sondaggi a favore, a sfavore, dimenticando l’obiettivo che è il governo un Paese. Non ce la fanno, né i governi tecnici né quelli politici. Occorre qualcos’altro. La mia speranza, a livello politico, è che arrivi la troika, che rimetta a posto tutto e ci faccia ritornare un Paese normale…”.

Roberto D’Agostino conosce molto bene la società e la politica romana e mi consta che alcune informazioni sul suo “Dagospia” vengano lette pure da chi le informazioni le dovrebbe carpire a livello istituzionale ma questo della troika è uno scivolone clamoroso.

Forse avrà bevuto un drink di troppo o forse si doveva fermare prima.

Come il cognato della Meloni.

Arrivassero i commissari europei al posto del ministro Giorgetti sarebbe una strage sociale infinita.

Finiremmo come e forse peggio della Grecia. Ma questo D’Agostino lo sa bene.