
(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Chi sproloquia di pulizia etnica, genocidio, olocausto, shoah, nazismo, apartheid, guerra di civiltà dovrebbe farci la grazia di un po’ di pulizia linguistica, cioè mentale. Magari leggendo qualche libro. Usare le parole giuste per descrivere ciò che accade non sminuisce di un grammo le responsabilità: aiuta solo a capire il problema. C’è ben poco di etnico nella guerra israelo-palestinese: Hamas uccide […]
Pulizia linguistica
(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Chi sproloquia di pulizia etnica, genocidio, olocausto, shoah, nazismo, apartheid, guerra di civiltà dovrebbe farci la grazia di un po’ di pulizia linguistica, cioè mentale. Magari leggendo qualche libro. Usare le parole giuste per descrivere ciò che accade non sminuisce di un grammo le responsabilità: aiuta solo a capire il problema. C’è ben poco di etnico nella guerra israelo-palestinese: Hamas uccide a sangue freddo gli ebrei israeliani non in quanto ebrei, ma in quanto israeliani; Israele bombarda gli abitanti di Gaza non perché sono palestinesi (lo sono anche 2 milioni di cittadini ed elettori di Israele), ma perché Gaza è la roccaforte di Hamas. L’Olocausto-Shoah è un unicum storico: nessuna strage, per quanto ampia ed efferata, può esservi accostata (con buona pace di Netanyahu che, dopo averlo foraggiato, paragona Hamas al nazismo). Il genocidio è lo sterminio pianificato di un intero popolo: gli ebrei e gli zingari nei lager nazisti, gli armeni e pochi altri nella storia. Idem per l’apartheid: chiunque abbia visto o studiato come viveva la maggioranza nera in Sudafrica sa che non c’è paragone con Israele, la Cisgiordania e persino l’inferno di Gaza.
La guerra di civiltà fra Occidente buono e resto del mondo cattivo, fra democrazie e dittature, oltre a portare sfiga, è un’altra scemenza: sia per la guerra russo-ucraina sia per quella israelo-palestinese. Putin non ha invaso l’Ucraina perché è democratica (fra l’altro non lo è), ma perché stava entrando nella Nato e, dopo otto anni di guerra civile, minacciava il suo tutoraggio sui russofoni di Donbass e Crimea. Non regge neppure l’equazione “fronte pro Ucraina e anti Russia=fronte pro Israele e anti Hamas”: la Russia ha buoni rapporti con Israele (che non arma Kiev), mentre Usa e Nato hanno ottime relazioni col Qatar e i regni sauditi che armano e ospitano Hamas. E Israele ha appena rimbalzato l’imbucato Zelensky che, sparito dai radar, cercava una passerella a Tel Aviv. Hamas non ha massacrato 1400 israeliani il 7 ottobre perché Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente. Ma perché vuole rappresentare la maggioranza dei palestinesi ostili all’occupazione delle loro terre. Nel 2006 Hamas aveva persino accettato, almeno a parole, le regole democratiche e rinunciato alla lotta armata per partecipare alle prime (e uniche) elezioni dell’Autorità nazionale palestinese, accogliendo l’invito del presidente Abu Mazen e del Quartetto Onu-Ue-Usa-Russia. Poi le aveva vinte, era andato al governo e Usa&Ue avevano iniziato a boicottare l’Anp. Da allora i palestinesi, pro o anti Hamas, hanno capito cos’è la democrazia per noi “buoni”: una finzione che evapora se vince chi non vogliamo noi.
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A parlare di apartheid è AMNESTY INTERNATIONAL:
“QUEST’ANNO (2022,ndr) ricorrono i 74 anni dall’espulsione di massa e dallo spostamento di oltre 700.000 palestinesi dalle loro case, villaggi e città durante il conflitto che ha creato Israele nel 1948. Da allora, la Nakba (catastrofe) – come viene chiamata in arabo dai palestinesi – è stata incisa nella coscienza collettiva palestinese come una storia di spossessamento senza fine.
A 74 anni dalla loro espulsione, la sofferenza e lo sfollamento dei profughi palestinesi sono una realtà quotidiana. I palestinesi che sono fuggiti o sono stati espulsi dalle loro case in quello che oggi è Israele, insieme ai loro discendenti, hanno il diritto al ritorno così come stabilito dal diritto internazionale. Tuttavia, non hanno praticamente alcuna prospettiva di poter tornare alle loro case – molte delle quali distrutte da Israele – o ai villaggi e alle città da cui provengono. Israele non ha mai riconosciuto questo loro diritto.
Negare una casa ai palestinesi è al centro del regime di apartheid imposto da Israele ai palestinesi. L’espropriazione delle proprietà dei palestinesi non si è fermata e la nakba è diventata l’emblema dell’oppressione che i palestinesi devono affrontare ogni giorno, da decenni.
Oggi, oltre 5,6 milioni di palestinesi rimangono rifugiati e non hanno diritto al ritorno. Almeno altri 150.000 corrono il rischio reale di perdere la casa a causa della brutale pratica israeliana di demolizioni di case o sgomberi forzati.
IL SISTEMA APARTHEID
La nuova ricerca di Amnesty International dimostra che Israele impone un sistema di oppressione e dominazione sulle e sui palestinesi in tutte le aree sotto il suo controllo: in Israele e nei Territori occupati, e contro i rifugiati palestinesi, in modo che a beneficiarne siano le e gli ebrei israeliani. Ciò equivale all’apartheid ed è proibita dal diritto internazionale.
Leggi, politiche e pratiche volte a mantenere un sistema crudele di controllo sulle e sui palestinesi, li hanno frammentati geograficamente e politicamente, spesso impoveriti in un costante stato di paura e insicurezza.
COS’È L’APARTHEID?
L’apartheid è una violazione del diritto internazionale, una grave violazione dei diritti umani protetti a livello internazionale e un crimine contro l’umanità secondo il diritto penale internazionale.
Il termine “apartheid” era originariamente usato per riferirsi a un sistema politico in Sud Africa che imponeva esplicitamente la segregazione razziale, il dominio e l’oppressione di un gruppo razziale da parte di un altro. Da allora è stato adottato dalla comunità internazionale per condannare e criminalizzare tali sistemi e pratiche ovunque si verifichino nel mondo.
Il crimine contro l’umanità dell’apartheid, ai sensi della Convenzione sull’apartheid, dello Statuto di Roma e del diritto internazionale consuetudinario, viene commesso quando un atto disumano (essenzialmente una grave violazione dei diritti umani) viene perpetrato nel contesto di un regime istituzionalizzato di oppressione sistematica e dominio da parte di un gruppo razziale rispetto a un altro, con l’intento di mantenere quel sistema.
L’apartheid può essere considerata come un sistema di trattamenti discriminatori prolungati e crudeli da parte di un gruppo etnico su un altro per controllare questo secondo gruppo
PERCHE’ AMNESTY INTERNATIONAL HA AVVIATO UNA CAMPAGNA CONTRO L’APARTHEID?
“Non so perché il mondo intero stia guardando cosa sta succedendo mentre lascia che Israele la faccia franca. È ora che il mondo smetta di rovinare Israele”. – Nabil el-Kurd, uno dei residenti minacciati di sgombero forzato nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme est.
L’apartheid non è accettabile in nessuna parte del mondo. Quindi perché il mondo l’accetta contro le e i palestinesi?
I diritti umani sono stati a lungo tenuti da parte dalla comunità internazionale quando ha affrontato la lotta e la sofferenza pluridecennale della popolazione palestinese. Di fronte alla brutalità della repressione israeliana, la popolazione palestinese chiede da oltre vent’anni che venga compreso che la politica israeliana è una politica di apartheid. Nel corso del tempo, a livello internazionale, il trattamento riservato da Israele ai palestinesi ha iniziato a essere considerato in maniera sempre più ampia come apartheid.
Tuttavia, i governi con la responsabilità e il potere di fare qualcosa si sono rifiutati di intraprendere qualsiasi azione significativa per chiedere conto a Israele delle sue responsabilità. Al contrario, si sono nascosti dietro un processo di pace moribondo a scapito dei diritti umani e dell’accountability. Sfortunatamente, la situazione odierna non vede alcun progresso verso una soluzione, ma anzi il peggioramento dei diritti umani per le e i palestinesi.
Amnesty International chiede a Israele di porre fine al crimine internazionale dell’apartheid, smantellando le misure di frammentazione, segregazione, discriminazione e privazione, attualmente in atto contro la popolazione palestinese.
“Israele non è lo stato di tutti i suoi cittadini… [ma piuttosto] lo stato-nazione del popolo ebraico e solo il loro” – messaggio pubblicato online nel marzo 2019 dall’allora primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu
IL SISTEMA ISRAELIANO DI OPPRESSIONE E DOMINAZIONE DEI PALESTINESI
Dall’istituzione dello Stato di Israele nel 1948, i governi successivi hanno creato e mantenuto un sistema di leggi, politiche e pratiche progettate per opprimere e dominare le e i palestinesi. Questo sistema funziona in modi diversi nelle diverse aree in cui Israele esercita il controllo sui diritti dei palestinesi, ma l’intento è sempre lo stesso: privilegiare le e gli ebrei israeliani a spese dei palestinesi.
Le autorità israeliane hanno fatto questo attraverso quattro principali strategie.
1. FRAMMENTAZIONE IN DOMINI DI CONTROLLO
Nel corso della creazione di Israele come stato ebraico nel 1948, Israele ha espulso centinaia di migliaia di palestinesi e distrutto centinaia di villaggi palestinesi, in quella che è stata una pulizia etnica.
Da allora, i governi successivi hanno progettato leggi e politiche per garantire la continua frammentazione della popolazione palestinese. Le e i palestinesi sono confinati nelle enclavi in Israele, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, e nelle comunità di profughi, dove sono soggetti a diversi regimi legali e amministrativi. Ciò ha avuto l’effetto di minare i legami familiari, sociali e politici tra le comunità palestinesi e di sopprimere il dissenso contro il sistema dell’apartheid; e ha aiutato anche a massimizzare il controllo ebraico israeliano sulla terra e mantenere una maggioranza demografica ebraica.
Milioni di palestinesi rimangono sfollati come rifugiati e continuano a essere fisicamente separati da coloro che risiedono in Israele e nei Territori occupati a causa della continua negazione da parte di Israele del loro diritto di tornare alle loro case, città e villaggi.
2. ESPROPRI DI TERRA E PROPRIETÀ
Dal 1948, Israele ha imposto massicci e crudeli sequestri di terra per espropriare i palestinesi dei loro terreni e delle loro abitazioni. Sebbene le e i palestinesi in Israele e nei Territori occupati siano soggetti a diversi regimi legali e amministrativi, Israele ha utilizzato misure di esproprio di terre simili in tutte le aree: ad esempio, dal 1948 Israele ha espropriato terreni in aree di importanza strategica che includono popolazioni palestinesi significative come quelle della Galilea e del Negev/Naqab, e hanno utilizzato misure simili nei Territori occupati dopo l’occupazione militare israeliana nel 1967.
Al fine di massimizzare il controllo ebraico israeliano sulla terra e ridurre al minimo la presenza palestinese, i palestinesi sono stati confinati in enclavi separate e densamente popolate. Mentre le politiche israeliane hanno consentito che l’assegnazione discriminatoria di terre demaniali venisse utilizzata quasi esclusivamente a beneficio degli ebrei israeliani sia all’interno di Israele che nei Territori occupati.
3. SEGREGAZIONE E CONTROLLO
I governi israeliani che si sono succeduti hanno perseguito una strategia per stabilire la dominazione attraverso leggi e politiche discriminatorie che segregano le e i palestinesi in enclavi, in base al loro status legale e alla loro residenza.
Israele nega a cittadine e cittadini palestinesi i loro diritti alla nazionalità e allo status uguali, mentre le e i palestinesi nei Territori palestinesi occupati affrontano severe restrizioni alla libertà di movimento. Israele limita anche i diritti delle e dei palestinesi all’unificazione familiare in modo profondamente discriminatorio: per esempio, le e i palestinesi dei Territori palestinesi occupati non possono ottenere la residenza o la cittadinanza attraverso il matrimonio, cosa che possono fare le ebree e gli ebrei israeliani.
Israele pone anche severe limitazioni ai diritti civili e politici delle e dei palestinesi, per sopprimere il dissenso e mantenere il sistema di oppressione e dominazione. Per esempio, milioni di palestinesi in Cisgiordania rimangono soggetti al dominio militare di Israele e agli ordini militari draconiani adottati dal 1967.
4. PRIVAZIONE DEI DIRITTI ECONOMICI E SOCIALI
Queste misure hanno lasciato le e i palestinesi emarginati, impoveriti ed economicamente svantaggiati in Israele e nei Territori palestinesi occupati.
Decenni di allocazione discriminatoria delle risorse da parte delle autorità israeliane, a beneficio delle cittadine e dei cittadini ebrei israeliani in Israele e delle colone e dei coloni israeliani nei Territori palestinesi occupati aggravano queste disuguaglianze. Per esempio, milioni di palestinesi all’interno di Israele e Gerusalemme est vivono in aree densamente popolate che sono generalmente depresse e mancano di adeguati servizi essenziali come la raccolta dei rifiuti, l’elettricità, il trasporto pubblico e le infrastrutture idriche e sanitarie.
I palestinesi in tutte le aree sotto il controllo di Israele hanno meno opportunità di guadagnarsi da vivere e di fare affari rispetto alle ebree e agli ebrei israeliani. Sperimentano limitazioni discriminatorie nell’accesso e nell’uso di terreni agricoli, acqua, gas e petrolio tra le altre risorse naturali, così come restrizioni nell’erogazione di servizi sanitari, di istruzione e di servizi di base. Inoltre, le autorità israeliane si sono appropriate della stragrande maggioranza delle risorse naturali palestinesi nei Territori palestinesi occupati a beneficio economico delle cittadine e
Il popolo palestinese è sistematicamente sottoposto a demolizioni di case e sgomberi forzati, e vive nella costante paura di perdere le loro case.
Per più di 73 anni, Israele ha spostato con la forza intere comunità palestinesi. Centinaia di migliaia di case palestinesi sono state demolite, causando terribili traumi e sofferenze. Più di 6 milioni di palestinesi rimangono rifugiati; la maggior parte di questi vive in campi profughi anche al di fuori di Israele/Territori palestinesi occupati. Ci sono più di 100.000 palestinesi negli Territori palestinesi occupati e altri 68.000 all’interno di Israele a rischio imminente di perdere le loro case, molti per la seconda o terza volta.
Il popolo palestinese è intrappolato in un circolo vizioso. Israele richiede loro di ottenere un permesso per costruire o anche solo di erigere una struttura come una tenda, ma – a differenza delle e dei richiedenti ebrei israeliani – raramente rilascia loro un permesso.
Molti palestinesi sono costretti a costruire senza permesso. Israele poi demolisce le case palestinesi sulla base del fatto che sono state costruite “illegalmente”. Israele usa queste politiche discriminatorie di pianificazione e suddivisione in zone per creare condizioni di vita insopportabili per costringere le e i palestinesi a lasciare le loro case per permettere l’espansione dell’insediamento ebraico.
Mohammed Al-Rajabi, un residente della zona di Al-Bustan a Silwan, la cui casa è stata demolita dalle autorità israeliane il 23 giugno 2020 sulla base del fatto che era stata costruita “illegalmente”, ha descritto ad Amnesty International l’impatto devastante sulla sua famiglia:
“È estremamente difficile da affrontare. Potrebbe essere difficile da esprimere a parole… e ho percepito che è stato più difficile per i miei figli che per noi. Erano davvero entusiasti che avessimo questa nuova casa. Conserverò le foto di quel giorno e le mostrerò ai miei figli quando saranno grandi, così non dimenticheranno quello che ci è successo. Dirò loro, ‘vedete che tipo di ricordi ho da trasmettervi? Il mio piano era che avessero una casa calda e familiare vicino ai loro cari e ai loro familiari. Ora sto trasmettendo i ricordi della distruzione della loro prima casa d’infanzia”.
AMORE FRAMMENTATO: LA SEPARAZIONE DELLE FAMIGLIE PALESTINESI
Israele ha emanato leggi e politiche discriminatorie che distruggono la vita familiare delle e dei palestinesi. Dal 2002, Israele ha adottato una politica che proibisce ai palestinesi della Cisgiordania e di Gaza di ottenere uno status in Israele o a Gerusalemme est attraverso il matrimonio, impedendo così l’unificazione familiare.
Israele ha usato a lungo leggi e politiche discriminatorie per separare le famiglie palestinesi. Per esempio, le palestinesi e i palestinesi della Cisgiordania e di Gaza non possono ottenere uno status legale in Israele o nella Gerusalemme est occupata attraverso il matrimonio, negando i loro diritti all’unificazione familiare. Questa politica ha costretto migliaia di palestinesi a vivere separati dai loro cari; altri sono costretti ad andare all’estero, o vivono nella costante paura di essere arrestati, espulsi o deportati.
Queste misure prendono esplicitamente di mira le e i palestinesi, e non le e gli ebrei israeliani, e sono principalmente guidate da considerazioni demografiche che mirano a minimizzare la presenza
Sumaia è nata e cresciuta a Lod, nel distretto centrale di Israele. Ha sposato suo marito, che viene dalla Striscia di Gaza, nel 1998 e lui si è trasferito a vivere con lei a Lod. Nel 2000, Sumaia e suo marito hanno iniziato il processo di richiesta di unificazione familiare, per poter vivere insieme legalmente. Il processo di unificazione familiare è durato 18 anni, durante i quali la coppia ha vissuto nella paura e nell’ansia.
Negli ultimi 14 anni, più di 2 milioni di palestinesi della Striscia di Gaza hanno vissuto sotto il blocco illegale di Israele. Insieme a quattro grandi offensive militari, il blocco ha avuto conseguenze catastrofiche per la popolazione di Gaza.
Il blocco è una forma di punizione collettiva. Costringe la popolazione di Gaza – la maggior parte della quale è composta da rifugiati o da loro discendenti fuggiti nel 1948 – a vivere in condizioni sempre più disastrose. Ci sono gravi carenze di alloggi, acqua potabile, elettricità, medicine essenziali e cure mediche, cibo, attrezzature educative e materiali da costruzione. Nel 2020, Gaza aveva il tasso di disoccupazione più alto del mondo, e più della metà della sua popolazione viveva sotto la soglia di povertà.
Il 30 marzo 2018, le e i palestinesi di Gaza hanno lanciato la Grande marcia del ritorno, una serie di manifestazioni di massa settimanali lungo la recinzione tra Gaza e Israele.
Chiedevano il loro diritto a tornare nei loro villaggi e città in quello che ora è Israele, così come la fine del blocco di Israele su Gaza. La risposta è stata brutale: alla fine del 2019, le forze israeliane avevano ucciso 214 civili, tra cui 46 minori, e ferito più di 8.000 altri con munizioni vere. Un totale di 156 dei feriti ha dovuto subire l’amputazione degli arti. Più di 1.200 pazienti richiedono terapie e riabilitazioni a lungo termine, complesse e costose, e altre decine di migliaia richiedono un sostegno psicosociale – nessuno dei quali è ampiamente disponibile a Gaza.
Il blocco impedisce alle e ai palestinesi di accedere a un’assistenza sanitaria adeguata, in particolare alle cure mediche salvavita e di emergenza disponibili solo fuori Gaza. Le autorità israeliane spesso ritardano questi permessi e a volte non li forniscono affatto.
Adham Al-Hajjar, 36 anni, è un giornalista freelance e vive a Gaza City. Il 6 aprile 2018, mentre stava coprendo le manifestazioni della Grande Marcia del Ritorno, i cecchini israeliani posizionati lungo la recinzione che separa Gaza da Israele gli hanno sparato. Non è in grado di ottenere l’aiuto medico di cui ha bisogno a Gaza a causa dei servizi sanitari debilitati che ci sono.
“Il proiettile che è entrato nella mia gamba non è semplicemente entrato e uscito dal mio corpo. È entrato e ha fermato tutto; ha fermato la mia vita. Solo perché un soldato ha premuto il grilletto senza pensare a come avrebbe devastato la mia vita. Lui o lei ha mai pensato a quello che avrebbe causato? Sto camminando come un uomo morto, tutto nella mia vita si è bloccato dal momento in cui quel proiettile è entrato nella mia gamba”.
MODELLI CRIMINALI
Israele ha commesso sistematicamente gravi violazioni dei diritti umani contro le e i palestinesi per decenni. Violazioni come il trasferimento forzato, la detenzione amministrativa, la tortura, le uccisioni illegali e le lesioni gravi, e la negazione dei diritti e delle libertà fondamentali sono state ben documentate da Amnesty International e da altri. È chiaro che il sistema dell’apartheid israeliano viene mantenuto commettendo questi abusi, che sono stati perpetrati nella quasi totale impunità.
Questi abusi fanno parte di un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione palestinese, portato avanti nel contesto del regime istituzionalizzato di oppressione e dominio sistematico di Israele sulle e sui palestinesi, e quindi costituiscono crimini contro l’umanità di apartheid.
SMANTELLARE IL SISTEMA
Non c’è posto per l’apartheid nel nostro mondo. È un crimine contro l’umanità e deve finire.
Le autorità israeliane hanno goduto dell’impunità per troppo tempo. L’incapacità internazionale di chiedere conto a Israele significa che le e i palestinesi continuano a soffrire ogni giorno. È ora di alzare la voce, di stare con le e i palestinesi e dire a Israele che non tollereremo l’apartheid.
Per decenni, le e i palestinesi hanno chiesto la fine dell’oppressione in cui vivono. Troppo spesso pagano un prezzo terribile per lottare per i loro diritti, e da tempo chiedono che il mondo li aiuti.
Che questo sia l’inizio della fine del sistema di apartheid di Israele contro la popolazione palestinese.
Unitevi a noi nella lotta per la giustizia, la libertà e l’uguaglianza per tutte e tutti.”
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L’indagine di Amnesty International sugli orrori di Hamas.
Hamas e altri gruppi armati palestinesi “hanno violato il diritto internazionale e mostrato un agghiacciante disprezzo per la vita umana commettendo crimini brutali – come uccisioni sommarie di massa, cattura di ostaggi e lancio di attacchi indiscriminati con razzi – in Israele”. Lo afferma Amnesty Internationl, che ha verificato diversi filmati dell’attacco terroristico lanciato dalla Striscia di Gaza sottolinea come emergano “ancora prove” degli orrori avvenuti nel sud d’Israele…
… Amnesty International chiede alla comunità internazionale “di prendere tutte le misure necessarie affinché i diritti umani dei palestinesi e degli israeliani siano pienamente protetti e siano garantite alle vittime giustizia e riparazione”. “Chiede inoltre – afferma una nota – alle autorità israeliane e ai gruppi amati palestinesi di aderire rigorosamente al diritto internazionale umanitario, soprattutto assicurando umanità nella condotta delle ostilità, prendendo tutte le precauzioni necessarie per ridurre al minimo i danni a civili e strutture civili e astenendosi dal compiere attacchi illegali e dall’imporre punizioni collettive contro i civili e chiede a tutti i gruppi amati palestinesi di liberare tutti immediatamente e senza condizioni tutti i civili presi in ostaggio”.
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E quindi? Qualcuno l’ha messo in dubbio?
Eccepivo sul fatto che Travaglio non concorda sul termine APARTHEID, come se si stesse usando in modo inappropriato.
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«Durante il conflitto che ha creato Israele nel 1948»: all’epoca Israele non ha creato nessun conflitto. La prima guerra arabo-israeliana fu dichiarata da Egitto, Giordania, Iraq, Libano e Siria che si allearono tra loro per schiacciare Israele sul nascere, convincendo i palestinesi a entrare nel conflitto, sicuri della vittoria (che non avvenne). In seguito all’esodo palestinese l’Onu fornì aiuti finanziari agli Stati arabi confinanti con Israele per aiutare le migliaia di profughi, solo che i vari Nasser e Hussein di Giordania preferirono tenerli ghettizzati per coltivare in loro un risentimento anti-israeliano, in modo da servirsene per futuri conflitti. Questo è ciò che è accaduto dopo il 1948-49, per cui quelli di Amnesty o sono disinformati o sono in malafede. Del resto cosa ci si può aspettare da gente che definisce il 41-bis ai boss mafiosi una forma di tortura?
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«Durante il conflitto che ha CREATO Israele nel 1948»: all’epoca Israele non ha creato nessun conflitto.
No, hai ragione… si è SOLO installato in casa altrui.
Creato proprio dal nulla, tutto il casino successivo.
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A parlare di aggressione illegale e crimini di guerra è Amnesty International:
L’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia a febbraio è stata una violazione della Carta delle Nazioni Unite e un atto di aggressione, un crimine secondo il diritto internazionale. Le forze russe hanno condotto attacchi indiscriminati che hanno provocato migliaia di vittime civili, tra prove crescenti di altri crimini tra cui tortura, violenza sessuale e uccisioni illegali. Gli attacchi alle infrastrutture civili hanno portato anche a violazioni dei diritti all’alloggio, alla salute e all’istruzione. È proseguita la repressione del dissenso e dei difensori dei diritti umani nella Crimea occupata dai russi.
La guerra ha avuto un impatto immenso sulla popolazione civile ucraina. Nel 2022 l’ONU ha registrato quasi 18.000 vittime civili, di cui almeno 6.884 morti, per lo più causati dall’uso di armi esplosive con effetti ad ampio raggio. Le cifre effettive sarebbero probabilmente significativamente più elevate.
Quasi 8 milioni di ucraini, per lo più donne, bambini e anziani, hanno lasciato il Paese, creando la più grande popolazione di rifugiati in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale. Si stima che gli sfollati all’interno del paese siano quasi 7 milioni.
A settembre la Russia ha annunciato l’annessione illegale di quattro regioni dell’Ucraina parzialmente occupate.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha innescato una vasta crisi umanitaria, dei diritti umani e degli sfollati. Le forze russe hanno condotto attacchi indiscriminati, utilizzando armi con effetti ad ampio raggio, che hanno provocato migliaia di vittime civili. Il 30 settembre, un attacco missilistico russo contro un convoglio umanitario a Zaporizhzhia ha ucciso almeno 25 civili. 1 Le forze russe hanno inoltre occupato vaste aree di territorio e hanno negato ai civili l’accesso agli aiuti umanitari. Quando l’Ucraina ha ripreso il controllo di alcuni territori, sono emerse prove crescenti di privazione illegale della libertà, tortura, violenza sessuale, uccisioni illegali e altri crimini da parte delle forze russe.
Nei territori occupati dalla Russia, le autorità russe hanno disabilitato o interrotto i canali di comunicazione ucraini, anche sostituendo le reti mobili con le proprie, e hanno perseguitato i residenti locali che avevano denunciato attacchi nei territori occupati, anche attraverso rapimenti, detenzione illegale e tortura. Sono pervenute segnalazioni di esecuzioni extragiudiziali di civili. A Bucha, ad esempio, Amnesty International ha indagato su cinque presunte esecuzioni extragiudiziali effettuate durante l’occupazione russa a marzo.
A causa delle restrizioni sulle comunicazioni e della mancanza di accesso per media e osservatori indipendenti nei territori occupati dalla Russia, i rapporti sugli attacchi militari attribuiti alle forze ucraine, compresi quelli che hanno provocato vittime e danni alle infrastrutture civili, sono stati difficili da verificare. 3 funzionari russi e media controllati dallo Stato hanno lanciato regolarmente accuse di attacchi illegali in Ucraina, alcune delle quali si sono rivelate false. Le autorità russe hanno accusato le forze ucraine della distruzione del teatro di Mariupol il 16 marzo, nonostante prove convincenti che questo edificio, che ospitava centinaia di civili, fosse stato deliberatamente preso di mira dall’aeronautica russa.
Prigionieri di guerra
I prigionieri di guerra sono stati sottoposti a maltrattamenti e possibili esecuzioni extragiudiziali. Le forze russe e i loro delegati hanno per lo più negato l’accesso umanitario ai prigionieri detenuti. Ad agosto, l’ONU ha annunciato una missione conoscitiva sull’attacco di luglio a Olenivka che ha ucciso dozzine di prigionieri di guerra ucraini detenuti dalle forze per procura russe, ma la missione non è stata in grado di dispiegarsi sul posto. L’Ucraina ha negato di aver compiuto l’attacco e ha affermato che si è trattato di un’uccisione deliberata di prigionieri da parte dei sequestratori.
Le foto e i video circolati sui social media raffiguravano torture e altri maltrattamenti di prigionieri, nonché possibili esecuzioni extragiudiziali, che costituirebbero un crimine di guerra. A luglio sono emersi video che mostravano un soldato russo che castrava un prigioniero ucraino prima di ucciderlo. Secondo quanto riferito, i servizi di sicurezza russi hanno interrogato il sospetto autore del reato e hanno respinto il video come falso, sebbene sia stato verificato in modo indipendente da investigatori open source.
Spostamento forzato
A Mariupol e altrove, le autorità russe hanno trasferito e deportato con la forza civili dalle aree occupate dell’Ucraina, commettendo crimini di guerra e probabili crimini contro l’umanità. Ciò è stato accompagnato da un processo di screening, noto come “filtraggio”, durante il quale alcuni civili sono stati sottoposti a tortura e altri maltrattamenti, tra cui percosse, elettroshock e minacciate di esecuzione. Ad altri è stato negato cibo e acqua e sono stati trattenuti in condizioni pericolose e sovraffollate. In alcuni casi, i bambini venivano separati dai genitori. Dopo essere stati trasferiti o deportati con la forza, gli anziani, le persone con disabilità e i bambini non accompagnati, separati o orfani spesso non hanno avuto i mezzi finanziari, il sostegno necessario o il diritto legale di lasciare la Russia o le aree occupate dai russi.
Il 17 novembre, un tribunale olandese ha condannato in contumacia due cittadini russi e un ucraino affiliati alla cosiddetta “Repubblica popolare di Donetsk” per l’omicidio di tutti i 298 passeggeri e dell’equipaggio del volo MH17 della Malaysian Airlines, abbattuto sull’Ucraina orientale nel luglio 2014. .
Diritti economici, sociali e culturali
La guerra di aggressione della Russia ha imposto immense e deliberate difficoltà al popolo ucraino, provocando un drammatico deterioramento del suo tenore di vita, dell’alloggio, della salute e dell’istruzione.
Nella seconda metà dell’anno, la Russia ha intensificato gli attacchi contro le infrastrutture civili essenziali, comprese le installazioni elettriche e idriche, aggravando in modo significativo e intenzionale le difficoltà economiche. Con l’avvicinarsi dei mesi più freddi, gli attacchi missilistici e dei droni hanno danneggiato gravemente almeno il 40% delle infrastrutture energetiche dell’Ucraina, causando regolarmente massicci blackout. Questi hanno privato regolarmente e simultaneamente diversi milioni di ucraini dell’elettricità, hanno interrotto servizi essenziali, tra cui l’assistenza sanitaria e l’istruzione, e hanno avuto un impatto sul riscaldamento e sulla fornitura di acqua a temperature gelide. A volte, l’80% degli abitanti di Kiev era privo di acqua corrente.
Secondo la Kyiv School of Economics, alla fine di ottobre oltre 126.700 case e 16.800 condomini in tutto il Paese erano stati distrutti o gravemente danneggiati. Secondo il Ministero della Sanità ucraino, a dicembre 1.100 strutture sanitarie erano state danneggiate e 144 distrutte.
Il conflitto ha avuto un impatto significativo anche sulla salute materna. Gli attacchi russi alle strutture sanitarie e alle reti elettriche e la carenza di personale qualificato hanno ridotto notevolmente i servizi disponibili e l’incidenza dei bambini nati prematuri è aumentata notevolmente.
Sono stati denunciati crimini di guerra di stupro e violenza sessuale nelle aree occupate dai russi. Tuttavia, la loro documentazione rappresentava una sfida per le autorità e le ONG, per molteplici ragioni, tra cui la sfiducia da parte dei sopravvissuti e lo stigma sociale associato.
La condotta delle ostilità da parte della Russia ha aumentato il rischio di un incidente nucleare. Dopo aver preso il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia il 4 marzo, le truppe russe e l’hardware militare erano di stanza all’interno del sito. Nelle sue immediate vicinanze sono state segnalate ripetutamente esplosioni di mortaio o di altro tipo, per le quali entrambe le parti si sono incolpate a vicenda, e alcune infrastrutture sono state danneggiate. A settembre tutti e sei i reattori furono chiusi. Alla fine dell’anno erano in corso negoziati sulla creazione di una zona smilitarizzata attorno all’impianto guidati dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA).
A novembre, gli attacchi russi alla più ampia rete elettrica ucraina hanno provocato la chiusura di emergenza di tutti i reattori nucleari del paese. I pericoli inerenti allo spegnimento e al riavvio ripetuto dei reattori nucleari hanno spinto l’AIEA a descrivere la situazione come “precaria, impegnativa e potenzialmente pericolosa”.
Libertà di espressione, associazione e riunione
È proseguita la repressione da parte delle autorità de facto dei diritti alla libertà di espressione, di riunione pacifica e di associazione, con membri e attivisti di spicco della comunità tartara di Crimea, individui con opinioni filo-ucraine e membri di gruppi religiosi minoritari, che si trovano ad affrontare continue rappresaglie. Le manifestazioni della cultura e della musica ucraina sono state di fatto criminalizzate e diverse persone sono state inflitte a detenzione amministrativa o pesanti multe per aver suonato canzoni ucraine durante funzioni private.
Gli avvocati locali che rappresentavano le vittime di procedimenti giudiziari motivati politicamente sono stati presi di mira con perquisizioni illegali, arresti arbitrari, pesanti multe e detenzioni amministrative. Il 15 luglio, gli avvocati Lilya Gemedzhi, Rustem Kyamilev e Nazim Sheikhmambetov sono stati radiati dall’albo in apparente ritorsione per aver difeso gli attivisti tartari di Crimea.
Il prigioniero di coscienza Nariman Dzhelyal, l’ex membro più importante rimasto del Mejlis (organo rappresentativo) arbitrariamente bandito del popolo tartaro di Crimea, è stato giudicato colpevole con false accuse di sabotaggio a settembre e condannato a 17 anni di reclusione. Anche i suoi coimputati hanno ricevuto lunghe pene detentive.
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Gli ebrei non si sono installati in casa altrui: hanno comprato terra dagli arabi legittimamente, facendole diventare giardini, orti e frutteti ( https://www.corriere.it/solferino/montanelli/01-05-21/02.spm ), e il casino successivo è stato provocato dagli Stati arabi che hanno dichiarato guerra a Israele, perdendo miseramente.
Mi sa che non hai letto la storia a puntate del conflitto arabo-israeliano che ha fatto Travaglio, oppure l’hai letta distrattamente. Ti consiglio di dare una ripassata, hai troppe lacune.
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“Gli ebrei non si sono installati in casa altrui: hanno comprato terra DAGLI ARABI LEGITTIMAMENTE, facendole diventare giardini, orti e frutteti” 😳🙄
Ahahah “DAGLI ARABI”!????
Come se gli arabi fossero padroni di qualcosa, visto che erano gli INGLESI, dopo il crollo dell’impero ottomano, ad avere il “Mandato per la Palestina”…e gli arabi non erano considerati affatto i padroni della terra, ma solo delle coltivazioni che ci stavano sopra…
Purtroppo ho letto eccome la “storia” di MT e ho trovato che fosse la sua versione SIONISTA, esattamente come quella del SUO mentore Montanelli.
È cosa nota, ma, evidentemente, ti sfugge.
Tu, invece, mi sa che l’hai presa per oro colato, senza sapere che, purtroppo, Travaglio è molto di parte, in quest’argomento: anche se apparentemente neutrale, trova comunque il modo di evidenziare o mettere in ombra ciò che gli preme.
Ti consiglio di leggere ANCHE altro.
Ad esempio ti BASTEREBBE Wikipedia (molto particolareggiata):
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Guerra_arabo-israeliana_del_1948
(che analizza bene i precedenti al 1948)
O, molto in breve, Wired:
https://www.wired.it/article/israele-palestina-guerra-conflitto-storia-hamas-intifada/
… per renderti conto delle TUE lacune.
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Purtroppo per te Montanelli e Travaglio parlano di fatti concreti, non di opinioni personali. Per cui ripeto: ripassa un po’ di Storia (possibilmente su fonti attendibili, quindi non Wikipedia su cui potrei scrivere anch’io), hai troppe lacune. Ps: anche se prima del 1948 la Palestina era un protettorato inglese esisteva la proprietà privata. I latifondisti arabi non erano obbligati a vendere i loro terreni, lo hanno fatto di loro iniziativa, per cui è in base a regolari contratti che gli ebrei diventarono i nuovi proprietari.
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Travaglio , senza eguali, perfetto, preciso , analitico. Una sola personale postilla: nei lager nazisti morirono, anche,un milione e più di soldati russi.
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Questa è una delle cantonate di Travavaglio. Un’altra è quella per Conte.
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Un GRAZIE alla redazione di Infosannio
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Gran Travaglio anche oggi.
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Giuste, ma parole al vento. Abbiamo visto in tutti i fake shows che non si riesce a superare il tifo di tipo calcistico anche su situazioni milioni di volte più serie
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Dimostrazione pratica di come siano stati i democratici a sei punte gli autori della strage dell’ospedale.
Arrivo di una JDAM:
Sibilo appena prima dello scoppio all’ospedale:
https://t.me/intelslava/52192
Trovate le differenze.
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La prima differenza che si nota è che quando a venire bombardato è un ospedale palestinese invece che ucraino, non c’è uno stuolo di mentecatti subito pronto ad insinuare vigliaccamente che l’ospedale era in realtà una base militare, e che le vittime sono invece attori e figuranti.
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Consigli per gli acquisti:
https://www.unobravo.com/
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Non toccargli pootteen, l’amore suo. Fulgido esempio di democrazia ed empatia con un popolo sottomesso e schiavizzato, ma dolo per conservare le immense ricchezze spartite con la cupola cleptomafiosa di oligarchi assassini.
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E come sempre, i cogl… vanno in coppia.
Visto che non ti piace pooteen, e che tu e l’altro iDIOta la buttate in caciara, ecco qualche altro filmatino.
Santoro:
Gomez:
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Giusto quelli puoi mettere: i pensieri propri, tolti gli insulti, stanno a zero.
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😂😂😂😂😂😂
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Scusate se intervengo ( non è mio uso farlo sugli altrui interventi), ma la querelle tra SM e JD (che va avanti ormai da tempo) oggi mi ha strappato un sorriso.
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Zenenski deve aver vinto la guerra senza che noi ne sapessimo nulla. Infatti inostri bravi cronisti televisivi e della carta stampata non ci fanno più vedere il volto smunto dell’oligarca al potere a Kiev. Non più una parola su Zaporizzja e la sua centrale atomica in mano ai russi che gli stessi si autobombardano a ripetizione da un anno e mezzo. Neanche un servizio sull’ennesimo viaggio della Van der Laiern con annessa foto ricordo con gli svasticati Azov. Vi confesso che comincio a provare nostalgia dei nostri talkshow con cori appassionati inneggianti alla democrazia ucraina.
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stiamo andando verso l’apocalisse nucleare (occidente contro tutti) mentre si grida ancora aggredito-aggressore, sei un amico di pootin, istraele ha diritto di assassinio
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Per le 🎃 vuote e per gli iDiot iDiot complici e sostenitori di mafiocriminali nazi ammeri-cani gli ospedali bombardati dei nazicriminali ucronazi si sta no sempre rivelati depositi di armi e le vittime fake news,
Meglio farebbero a starsene zitti invece di rivelare al mondo intero la loro appartenenza alla categoria degli iDiot complici dei criminali a stelle e strisce,
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Ma il bello dei sociopatici amici e sostenitori del rimbambidet e la sua organizzazione mafiocriminalnazzista è che continuano nei loro discorsi iDiot,
Di fatto Israele ha annunciato che avrebbe bombardato tutta Gaza riducendola in macerie. L’ospedale è a Gaza. Era solo questione di tempo e hanno appena iniziato a bombardare Gaza comprese le colonne dei poveri cristi che stanno fuggendo. Sospetto che le vicine portaerei americane stiano scaricando tutte le bombe di cui dispongono per sostenere lo sforzo intrapreso dagli israeliani.
Ricordo ai sostenitori sociopatici del rimbambidet che la loro pretesa di Israele di occupare i loro presunti territori ancestrali si scontra con il fatto che gli ammeri-cani occupano illegalmente un territorio precedentemente appartenuto agli “indiani” d’America, se ciò vale per Israele dovrebbe valere anche per gli “indiani”
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Dici bene, ma più propriamente si chiamano nativi. Non per nulla.
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Anche questo post di Cagliostro dimostra l’alto livello di ALFABETIZZAZIONE e di cultura politica di alcuni dei frequentatori del blog. Al cospetto dei loro ragionamenti non ci si può che sentire ignoranti.
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Ciao 🎃 vuota riempita di propaganda e spazzatura, vedo che stai facendo progressi, ti riconosci per ciò che sei,
Continua così, mi raccomando, continua ad andar per boschi a raccoglir legna, sicuramente ti tornerà utile.
By by
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Ma non preoccuparti, sei assistito e supportato da sostenitori del rimbambidet e la sua gang di mafiocriminali ammeri-cani.
PS all’iDiozia non ci sono limiti,
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Santoro: ci troviamo di fronte ad una scintilla che può causare la III guerra mondiale.
Noi dobbiamo difendere il fatto che il popolo palestinese non venga espulso da Gaza.
Bisogna tenere conto del fatto che la chiusura alle ragioni degli altri è molto pericolosa.
Ma come è possibile che un popolo che ha subito la più grande atrocità dell’umanità, l’Olocausto, come fa a non avere la percezioen di quello che succede alle persone che lo circondano?
Perez diceva che Israele nasce con il peccato originario di avere portato via la terra dei palestinesi, a questo si è unito il sacrificio dei diritti più elementari.
L’involuzione nello stato di Israele è stata data dalla sicurezza rispetto ai diritti, Bibi ha fallito anche quella e adesso va a fare la guerra in divisa.
Biden ha detto una cosa interessante, non fare gli stessi errori dopo l’11/9, ovvero colpire le popolazioni e rovesciare regimi.
Ma poi ha detto, mettiamo insieme la guerra in Israele, Ucraina e Taiwan. Dobbiamo allora vedere che l’Occidente vuole portare la guerra a tutto il resto del mondo?
Io non voglio vivere nella paura, abbiamo bisogno di Pace e l’unico leader politico che la usa è il Papa, mentre i nostri leader politici che cavolo propongono per i diritti dei palestinesi, per lo stato d’Israele?
I Palestinesi hanno già lasciato in 600.000 Gaza, le nostre intenzioni valgono poco se vengono portati in una Gaza più piccola… che cavolo fa l’Europa? Perché non si impone, la sua assenza mi preoccupa.
La dichiarazione di Biden mi preoccupa e se l’Europa non prende posizione contro di essa, vuol dire che l’Europa non esiste più, e tanto meno l’Italia.
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Sempre perfettamente centrato, A. Di Battista:
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… E a proposito dell’ospedale di Gaza:
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I valori occidentali secondo Pubble (da ascoltare, ne vale la pena)
”farei di tutto per i nostri valori uccidentali, compreso rinnegarli tutti’:
500 ebrei antisionisti arrestati dalla polizia negli USA:
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Premetto: la butto in caciara, che non ho adeguato spessore intellettuale per esprimermi al riguardo dell’articolo.
…e le testin3d1c4zz0 figlie di papà (e pure di mammà) che vengono da Rignano. 😇
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