(di Marco Palombi – ilfattoquotidiano.it) – Leggendo i giornali e guardando la tv ci è parso, ma sarà un’impressione certo sbagliata, che l’attenzione mediatica sulla guerra in Ucraina sia leggerissimamente calata. Negli ultimi quattro giorni La Stampa non ha scritto una riga, Corriere della Sera e Messaggero – anche noto come La Gazzetta de Giorgia – hanno interrotto il silenzio ieri dando conto in brevi pezzi interni del fatto che Kiev ha usato “i missili Usa a lungo raggio Atacms” e colpito due basi russe, Repubblica ci ha aggiunto un’intervista al ministro degli Esteri ucraino Kuleba a pagina 12. Però così, senza troppo clamore. E dire che noi pendiamo dalle loro labbra per sapere che ne sarà dell’Europa: ci era infatti stato spiegato che se cade l’Ucraina i russi arrivano in Portogallo – a non dire dei cosacchi in piazza San Pietro – e adesso ci lasciano senza manco un aggiornamento. Certo, son passati venti mesi e la sceneggiatura non regge più le esigenze dell’infotainment che si crede informazione: quelli avanzano qualche chilometro di qua, gli altri qualche chilometro di là, le bombe su Zaporizhzhia (pure ieri), i droni abbattuti, i nemici uccisi a mazzi, qualche vittima sparsa, tutta roba già vista che deve lasciare il passo al nuovo prodotto emozionale, il sempreverde conflitto israelo-palestinese che tanto engagement regala ai social in tutto il mondo ed è declinabile in mille modi che ci riguardano (il terrorista sbarcato a Lampedusa è un po’ come il cacio sui maccheroni). È toccato a quel putiniano del Papa ieri raccomandarsi: “Non dimentichiamo la martoriata Ucraina: adesso non se ne parla ma continua a soffrire”. La situazione è talmente disperata che l’intervista a Kuleba era titolata: “C’è Putin dietro Hamas”. E conteneva frasi che fanno stringere il cuore: “Sebbene l’Ucraina temporaneamente non sia più nei titoli dei giornali, è ancora sulla prima pagina dell’agenda di sicurezza internazionale”. Lo speriamo per Kiev, perché sui media ormai siamo in pieno Un marziano a Roma. Pensate a quanto parrebbe surreale oggi una polemica sulla presenza di Volodymyr Zelensky a Sanremo: Amadeus non lo prenderebbe nemmeno tra le “Nuove proposte”. E se si presentasse non invitato i fotografi urlerebbero: “Ah Zelè, te scanzi?”.