PALINSESTI – Nemmeno uno speciale in prima serata: il conflitto confinato da Vespa e Maggioni. Il “consiglio” sugli ospiti: niente sbandate

(DI GIANLUCA ROSELLI – ilfattoquotidiano.it) – In Rai della guerra non si parla. Perlomeno in prime time. Bastano le seconde e le terze serate. Da quando è riscoppiato il conflitto tra israeliani e palestinesi, con l’attacco e i massacri perpetuati da Hamas sabato scorso nelle località e nei kibbutz appena fuori la Striscia di Gaza, la tv pubblica è andata avanti come se niente fosse, senza stravolgere il palinsesto. Tutto normale, madama la marchesa. Le uniche concessioni sono state un’edizione straordinaria del Tg1 sabato scorso della durata di un quarto d’ora, uno speciale del Tg2 Post sempre sabato fino alle 22:30 (3,7%) e un’ora in più concessa a Monica Maggioni domenica pomeriggio su Rai3. Niente più. Si è andati avanti col palinsesto normale, come se nulla fosse. Nessuna straordinaria, nessuna maratona pomeridiana né, soprattutto, speciali in prima serata. Che invece erano andati in onda allo scoppiare della guerra in Ucraina. Dunque a occuparsi della guerra sono stati – oltre ai tg, che hanno fatto buoni ascolti – Maggioni domenica, Bruno Vespa nella seconda serata di martedì, mercoledì e giovedì (oltretutto conducendo da casa causa Covid) e Linea Notte di Monica Giandotti, a mezzanotte sul terzo canale. Ad Avanti popolo, l’unico programma d’informazione rimasto in prima serata, al suo debutto martedì scorso la guerra è stata solo sfiorata. Poi naturalmente c’è Rainews24, ma le sue percentuali viaggiano intorno allo 0,6%.

Gli altri, invece, in prima serata ci sono andati. Lunedì sera Quarta Repubblica di Nicola Porro ha fatto il 5,7%. Martedì Bianca Berlinguer ha totalizzato il 6,5% e Giovanni Floris l’8,1%, parlando quasi esclusivamente del conflitto. Mercoledì, sempre su Rete4, è andato bene Mario Giordano: più di un milione di telespettatori, con il 7,7%. Mentre giovedì Corrado Formigli e Paolo Del Debbio hanno pareggiato con un buon 6,2% a testa.

A quanto si apprende, però, i direttori dei Tg, Gian Marco Chiocci (Tg1), Antonio Preziosi (Tg2) e Mario Orfeo (Tg3), si erano dichiarati disponibili sia per edizioni straordinarie che per speciali, e avrebbero anche parecchio insistito, ma sarebbe stata l’azienda a dire no. Motivo? La paura che la guerra non facesse ascolti. Soprattutto in un momento di grande difficoltà, con la tv pubblica che smarrisce 248 mila telespettatori nel giorno medio (secondo i dati Auditel elaborati dallo Studio Frasi) e perde costantemente in prime time e in day time con Mediaset, s’è preferito non rischiare. Meglio portare a casa quasi 4 milioni e mezzo di telespettatori (col 25,5% di share) lunedì con Imma Tataranni che rischiare uno Speciale Tg1 sui massacri di Hamas e i bombardamenti su Gaza.

Anche perché, e qui i sussurri si accavallano, qualche input sarebbe arrivato addirittura da Palazzo Chigi. Nessun ordine preciso, naturalmente, ma chiacchierate informali con le persone giuste: avendo il governo italiano sposato una linea totalmente filo-israeliana, parlare dei bombardamenti e dell’imminente entrata dell’esercito con la stella di David a Gaza potrebbe influenzare in senso opposto l’opinione pubblica. Che tra l’altro, come ha dimostrato un sondaggio divulgato giovedì a Piazzapulita, sul tema non è affatto così schierata con Israele come forse Giorgia Meloni spererebbe, col 60% degli italiani che preferisce non prendere posizione. Percentuali assai diverse dalla guerra in Ucraina, che al suo scoppiare vedeva la stragrande maggioranza del Belpaese schierato con Kiev. Altre voci, invece, raccontano una storia diversa: sarebbe stato qualche direttore di testata a non voler stravolgere il palinsesto. “Quel che è certo è che la Rai in quest’ultima settimana ha abdicato al suo ruolo di servizio pubblico, che vuol dire coprire e raccontare i grandi fatti del mondo senza pensare troppo agli ascolti”, dicono diverse voci a Viale Mazzini. E per i prossimi giorni la linea non cambierà. E a fare servizio pubblico in prima serata ci penseranno altri: Mediaset e La7.

Ma il conflitto arabo-israeliano è stato protagonista anche di una riunione del vertice dell’informazione con tutti i direttori di testata. Due gli argomenti: la policy per la messa in sicurezza del lavoro degli inviati, dopo che un missile ha sfiorato Matteo Alviti del Tg1 durante una sua diretta da Ashkelon, e gli input su come trattare la guerra per i programmi di infotainment. L’ordine di scuderia è invitare solo personaggi autorevoli e con esperienza, evitando ospiti improvvisati o estremi in un senso o nell’altro. Niente fanatici, insomma.