Per essere precisi secondo il 55% degli interpellati, “Israele deve cercare di contenere il conflitto cercando una via diplomatica per raggiungere un accordo di pace”. Mentre il 25% afferma che “Israele deve invadere […]

(di Antonio Padellaro . ilfattoquotidiano.it) – “Italiani solidali con Israele, ma la maggioranza boccia l’invasione di Gaza”. Repubblica, sondaggio Swg

Per essere precisi secondo il 55% degli interpellati, “Israele deve cercare di contenere il conflitto cercando una via diplomatica per raggiungere un accordo di pace”. Mentre il 25% afferma che “Israele deve invadere con i militari la striscia di Gaza anche con il rischio che ci saranno molti morti proprio tra gli israeliani”. Il 16% dice: non saprei. Alla luce di questi dati avanziamo tre ipotesi possibili. 1. La Swg è al servizio di Hamas. 2. Hamas ha infiltrato il 55% degli interpellati da Swg (e anche il pusillanime 16%). 3. La guerra è una cosa troppo seria per dare retta alla maggioranza degli italiani. Ci sono buone ragioni per ritenere che la terza ipotesi sia quella preferita, in prevalenza, dagli opinionisti che in mancanza di Gaza invadono giornali e talk. È un po’ come diceva Bertolt Brecht: “Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo”. Del resto, i fautori di una nuova opinione pubblica con mitra ed elmetto, che sostituisca l’attuale così schifosamente arrendevole (e che pure sulla guerra in Ucraina esprime, a larga maggioranza, vergogna!, posizioni tutt’altro che belliciste) hanno dalla loro parte un elemento decisivo. Infatti, abbastanza in linea con l’ipotesi maggioritaria, favorevole alla via diplomatica (e dunque capitolarda secondo i voleri dei tagliagola Hamas) troviamo, tra gli altri, Alessandro Orsini ed Elena Basile (entrambe firme guarda caso del “Fatto”, ma non è colpa mia). Cordialmente dipinti dagli esegeti del 25%, l’uno come uno “svalvolato” e l’altra come una “mitomane”. Eppure molto apprezzati dal 55%. Poi, sul “Foglio”, organo dell’autorivelata verità assoluta su Israele e Gaza leggiamo questo titolo vagamente intimidatorio: “Essere La7 o essere Hamasdisco. Urbano Cairo cosa sceglie?”. Ebbene, siamo in grado di affermare, con assoluta certezza, che Urbano Cairo sceglie i favolosi ascolti di “Otto e mezzo” (insieme a tutta la programmazione Hamasdisco di La7, ricca di soddisfazioni tangibili per l’editore con la kefiah). Eppure, la trasmissione di Lilli Gruber, a dimostrazione che la varietà delle opinioni è gradita dal niente affatto trinariciuto 55%, ospita spesso vari esponenti del 25%. Tra cui spicca il feldmaresciallo Mario Von Sechi nei confronti del quale non riusciamo a nascondere una certa simpatia. Come il colonnello Kurtz, l’alto ufficiale dei corpi speciali provvisoriamente distaccato alla direzione di “Libero” non si limita ad amare l’odore del napalm al mattino, ma deve avere elaborato una sua personale blitzkrieg per spianare la Striscia con i suoi abitanti (quando si pialla cadono trucioli, diceva un tale in tedesco). Piani che, sospettiamo, sono stati miniaturizzati nell’agendina che consulta gelosamente e febbrilmente (avendo cura di stare a distanza dallo sguardo pacifista delle Basile) pronto, in caso di pericolo, a ridurla in cenere attivando un processo di autocombustione. Possiamo assicurare che lontano dal fronte Kurtz von Sechi è un pezzo di pane. Come Jessica Rabbit lui non è cattivo, ma lo disegnano così.