
(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Come tutte le tragedie dell’umanità, anche la guerra israelo-palestinese diventa farsa appena varca la frontiera italiana. Il merito va a quella cricchetta di onanisti da Twitter che usa qualunque dramma mondiale per le sue batracomiomachie domestiche. Due anni fa, mentre gli americani scappavano da Kabul dopo vent’anni di occupazione criminale e inutile, cercavano qualcuno di […]
Mi scappa la lista
(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Come tutte le tragedie dell’umanità, anche la guerra israelo-palestinese diventa farsa appena varca la frontiera italiana. Il merito va a quella cricchetta di onanisti da Twitter che usa qualunque dramma mondiale per le sue batracomiomachie domestiche. Due anni fa, mentre gli americani scappavano da Kabul dopo vent’anni di occupazione criminale e inutile, cercavano qualcuno di famoso che stesse coi Talebani e, siccome non trovavano nessuno, inventavano “Italibani” mai esistiti. Poi, dopo l’attacco russo all’Ucraina, partirono a caccia di qualche personaggio illustre che lo giustificasse: invano. Ma trovarono comunque il modo di stilare liste di liste di putiniani immaginari: Orsini, il Fatto al gran completo, Caracciolo, Zagrebelsky, il Papa e altri noti cosacchi. Ultimamente le cose a Kiev andavano così bene che tutti scrivevano ciò che diceva Orsini senza versargli la Siae. E la falange atlantista era un po’ sulle sue, depressa dal flop della inoffensiva ucraina e dall’idea di dover dare presto del putiniano pure a Biden. Quand’ecco, provvidenziale, l’attacco di Hamas a Israele. Anche stavolta chi sperava di trovare uno straccio di vip schierato coi tagliagole rimane deluso. Ma nessun problema. Giornale e Libero sbattono in prima pagina Zaki perché dice di Netanyahu un po’ meno di ciò che scrive la stampa israeliana. Un tapino del Riformatorio delira sul “mefitico alito” di Orsini e Montanari e inventa il “silenzio di Conte” che invece parla dal primo giorno.
Ma il meglio, come sempre, viene da Repubblica. Folli è un po’ seccato perché nessun 5Stelle giustifica Hamas, ma pazienza: “tra i 5S c’è chi ha cominciato ad adombrare il tema” (qualunque cosa significhi). Merlo, essendo il re del fantasy, è esonerato dall’attinenza alla realtà: infatti riesce a scrivere restando serio che “l’antisemitismo nei 5Stelle è addirittura fondativo”. Non hanno mai detto nulla contro gli ebrei, ma il Merlo applica la logica del lupo con l’agnello: “Sei mesi fa hai detto male di me”; “Ma se non ero ancora nato!”; “Allora sarà stato tuo padre”. Per l’angolo del buonumore, il Foglio pubblica un penoso appello di Zelensky che, siccome non se lo fila più nessuno, si imbuca nella guerra altrui per dire che a Gaza c’entrano Putin e pure l’Iran (peccato che lo smentiscano persino gli Usa). Lo stesso Foglio smaschera l’“Intifada grillina” per gli “strani rapporti” dei 5 Stelle con “un’associazione vicina ai terroristi”. Perbacco. Le prove sono schiaccianti: due parlamentari 5S visitarono nientemeno che “i campi profughi palestinesi in Libano”; uno “ricevette in Senato il vicepresidente di una Onlus”; e un altro accolse “a Pratica di Mare una bimba di due anni, Talya, bisognosa di cure”. Quindi non si scappa: ha stato Conte.
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No ha stato la Raggi.
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Un GRAZIE alla Redazione di Infosannio
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“Cricchetta di onanisti da Twitter che usa qualunque dramma mondiale per le sue batracomiomachie domestiche”: nel 2023 c’è ancora qualcuno che usa Twitter? Ma che sfigati!
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Era da un po’ di tempo che stava buona e zitta, tramava in silenzio, ma finalmente il commissario basettoni di turno della stampa italiota smaschera la vera eminenze grigia della vicenda Israeliana e palestinese.
Virginia Raggi.
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Tra le risoluzioni ONU contro Israele.
I primi 10 anni (1951-61):
Risoluzione n. 93 (18 maggio 1951) Il CS decide che ai civili arabi che sono stati trasferiti dalla zona smilitarizzata dal governo di Israele deve essere consentito di tornare immediatamente nelle loro case e che la Mixed Armistice Commission deve supervisionare il loro ritorno e la loro reintegrazione nelle modalità decise dalla Commissione stessa.
Risoluzione n. 101 (24 novembre 1953)
Il CS ritiene che l’azione delle forze armate israeliane a Qibya del 14-15 ottobre 1953 e tutte le azioni simili costituiscano una violazione del cessate-il-fuoco (risoluzione 54 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU); esprime la più forte censura per questa azione, che può pregiudicare le possibilità di soluzione pacifica; chiama Israele a prendere misure effettive per prevenire tali azioni.
Risoluzione n. 106 (29 marzo 1955)
Il CS osserva che un attacco premeditato e pianificato ordinato dalle autorità israeliane è stato commesso dalle forze armate israeliane contro le forze armate egiziane nella Striscia di Gaza il 28 febbraio 1955 e condanna questo attacco come una violazione del cessate-il-fuoco disposto dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Risoluzione n. 111 (19 gennaio 1956)
Il CS ricorda al governo israeliano che il Consiglio ha già condannato le azioni militari che hanno rotto i Trattati dell’Armistizio Generale e ha chiamato Israele a prendere misure effettive per prevenire simili azioni; condanna l’attacco dell’11 dicembre 1955 sul territorio siriano come una flagrante violazione dei provvedimenti di cessate-il-fuoco della risoluzione 54 (1948) e degli obblighi di Israele rispetto alla Carta delle Nazioni Unite; esprime grave preoccupazione per il venire meno ai propri obblighi da parte del governo israeliano.
Risoluzione n. 127 (22 gennaio 1958)
Il CS raccomanda ad Israele di sospendere la “zona di nessuno” a Gerusalemme.
Risoluzione n. 162 (11 aprile 1961)
Il CS chiede urgentemente ad Israele di rispettare le decisioni delle Nazioni Unite.
… e gli ultimi 40 (tralascio gli intermezzi per brevità):
Risoluzione n. 573 (4 ottobre 1985)
Il Cs condanna vigorosamente Israele per i bombardamenti su Tunisi durante l’attacco al quartier generale dell’OLP.
Risoluzione n. 587 (23 settembre 1986)
Il CS ricorda le precedenti richieste affinché Israele ritirasse le sue forze dal Libano e chiede con urgenza a tutte le parti di ritirarsi.
Risoluzione n. 592 (8 dicembre 1986)
Il CS deplora con forza l’uccisione di studenti palestinesi di Birzeit ad opera delle truppe israeliane.
Risoluzione n. 605 (22 dicembre 1987)
Il CS deplora con forza le politiche e le pratiche israeliane che negano i diritti umani dei Palestinesi.
Risoluzione n. 607 (5 gennaio 1988)
Il CS ingiunge a Israele di non deportare i Palestinesi e gli chiede con forza di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra.
Risoluzione n. 608 (14 gennaio 1988)
Il CS si rammarica profondamente che Israele abbia sfidato l’ONU e deportato civili palestinesi.
Risoluzione n. 636 (14 giugno 1989)
Il CS si rammarica profondamente della deportazione di civili palestinesi da parte di Israele.
Risoluzione n. 641 (30 agosto 1989)
Il CS deplora che Israele continui nelle deportazioni di Palestinesi.
Risoluzione n. 672 (12 ottobre 1990)
Il CS condanna Israele per violenza contro i Palestinesi a Haram al-Sharif/Tempio della Montagna.
Risoluzione n. 673 (24 ottobre 1990)
Il CS deplora il rifiuto israeliano di cooperare con l’ONU.
Risoluzione n. 681 (20 dicembre 1990)
Il CS deplora che Israele abbia ripreso le deportazioni di Palestinesi.
Risoluzione n. 694 (24 maggio 1991)
Il CS deplora la deportazione di Palestinesi ad opera di Israele e ingiunge ad Israele di assicurare loro un sicuro e immediato ritorno.
Risoluzione n. 726 (6 gennaio 1992)
Il CS condanna con forza la deportazione di Palestinesi ad opera di Israele.
Risoluzione n. 799 (18 dicembre 1992)
Il CS condanna con forza la deportazione di 413 Palestinesi da parte di Israele e chiede il loro immediato ritorno.
Risoluzione n. 904(18 marzo 1994)
Il CS: sconcertato dallo spaventoso massacro commesso contro fedeli palestinesi nella Moschea Ibrahim di Hebron il 25 febbraio 1994, durante il Ramadan; gravemente preoccupato dai conseguenti incidenti nei territori palestinesi occupati come risultato del massacro, che sottolinea la necessità di assicurare protezione e sicurezza al popolo palestinese; prendendo atto della condanna di questo massacro da parte della comunità internazionale; riaffermando le importanti risoluzioni sulla applicabilità della Quarta Convenzione di Ginevra ai territori occupati da Israele nel giugno 1967, compresa Gerusalemme, e le conseguenti responsabilità israeliane;
Condanna con forza il massacro di Hebron e le sue conseguenze, che hanno causato la morte di oltre 50 civili palestinesi e il ferimento di altre centinaia e ingiunge ad Israele, la potenza occupante, di applicare misure che prevengano atti illegali di violenza da parte di coloni israeliani, come tra gli altri la confisca delle armi.
Risoluzione n. 1402 (30 marzo 2002)
Il CS alle truppe israeliane di ritirarsi dalle città palestinesi, compresa Ramallah.
Risoluzione n. 1403 (4 aprile 2002)
Il CS chiede che la risoluzione 1402 (2002)
sia applicata senza ulteriori ritardi.
Risoluzione n. 1405 (19 aprile 2002)
Il CS chiede che siano tolte le restrizioni imposte, soprattutto a Jenin, alle operazioni delle organizzazioni umanitarie, compreso il Comitato Internazionale della Croce Rossa e l’Agenzia dell’ONU per l’Assistenza e il Lavoro per i Profughi Palestinesi in Medio Oriente.
Risoluzione n. 1435 (24 settembre 2002)
Il CS domanda che Israele ponga immediatamente fine alle misure prese nella città di Ramallah e nei dintorni, che comprendono la distruzione delle infrastrutture civili e di sicurezza palestinesi; domanda anche il rapido ritiro delle forze di occupazione israeliane dalle città palestinesi e il loro ritorno alle posizioni tenute prima di settembre 2000.
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Come si arrivò allo scontro Fatah- Hamas nel 2007:
Le elezioni legislative del gennaio 2006 vennero vinte da Hamas. Hamas e gli altri gruppi politici ad esso legati ottennero circa il 44% dei voti validi, mentre il principale partito rivale, Al-Fatah, che fino a quel momento aveva guidato i palestinesi, ottenne circa il 41%. La distribuzione del voto però era molto differente nei vari territori: le principali basi elettorali di Hamas erano nella Striscia di Gaza, mentre quelle del Fatah erano concentrate in Cisgiordania, questo lasciò subito presagire che, se i due partiti non avessero trovato un compromesso, sarebbe potuta scoppiare una lotta per il controllo dei due territori nei quali ciascuno dei due partiti era più radicato. In risposta alla vittoria di Hamas ed alla formazione del governo, sia gli Stati Uniti che l’Unione europea interruppero l’invio degli aiuti destinati alla popolazione palestinese poiché considerano Hamas un’organizzazione terroristica.[7]
Dopo la vittoria alle elezioni, Hamas prese la guida del governo, a cui Fatah rifiutò di partecipare. Hamas quindi offrì ad Israele di prolungare di un anno la tregua allora in vigore, ma i suoi leader affermarono che non avrebbero comunque cessato di lottare per la distruzione di Israele e l’espulsione di ogni ebreo dalla Palestina, come è scritto nei suoi statuti. Stando a quanto riferito da fonti diplomatiche gli Stati Uniti ed Israele decisero il taglio degli aiuti, per cercare di destabilizzare il governo di Hamas, nella speranza che il presidente Mahmūd Abbās, dopo qualche mese, potesse indire nuove elezioni e che la popolazione, stanca delle privazioni, si orientasse a votare un governo senza Hamas. I tagli previsti non prevedevano solo il blocco degli aiuti, ma anche il congelamento della consegna del denaro di dazi e tasse raccolti dagli israeliani per conto dell’autorità palestinese e l’impossibilità per i membri del governo palestinese uscito dalle elezioni di viaggiare al di fuori dei territori occupati.[8] Gli Stati Uniti e l’Egitto avrebbero anche addestrato ed armato alcuni uomini di Fatah, in previsione di uno scontro tra le due fazioni.[9][10]
[11][12] (da wikipedia)
La storia della Palestina sotto Israele (parecchio sotto, in effetti):
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In questo studio, dimostro una storia di pregiudizi contro la Palestina in un giornale di importanza internazionale
– il New York Times – durante la Prima e la Seconda Intifada palestinese. Utilizzando lo stato dell’arte
kit di strumenti per l’elaborazione del linguaggio naturale e un modello di regressione con una precisione superiore al 90% basato su una banca di parole attentamente convalidata, analizzo oltre 33.000 articoli del NYT per (1) il loro uso di attivo/passivo e (2) l’obiettività, il tono e il sentimento violento del linguaggio utilizzato. Seguo il mio
analisi quantitativa con una fase di validazione qualitativa, analizzando articoli distorti in ciascun periodo. In
Considerando il contesto storico, mostro che il pregiudizio anti-palestinese persisteva in modo sproporzionato
il New York Times in entrambi i periodi e, di fatto, peggiorò dalla Prima Intifada alla Seconda.
Infine, collego le mie scoperte agli eventi attuali in Palestina e sfido i lettori a essere critici nei loro confronti
fonti a cui fanno riferimento:
Fai clic per accedere a The_NYT_Distorts_the_Palestinian_Struggle.pdf
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È possibile risalire alla Genesi dell’attuale catastrofe in Medioriente?
La persecuzione palestinese è solo l’ultimo atto di una storia che affonda le radici al tempo degli Assiri e Babilonesi, passando dai Romani.
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Diaspora_ebraica
IL popolo ebraico si ritrovò sparpagliato per il mondo con la Torah che ha resistito come legame fra loro.
Nel corso dei millenni ha sempre subito persecuzioni ovunque risiedesse, dalle cicliche Inquisizione cattoliche ai Progrom della Russia imperiale e sovietica fino alla soluzione finale teorizzato e messa in atto da Hitler con l’olocausto.
La colpa principale che gli è stata storicamente imputata è quella del Deicidio, di aver condannato alla morte per crocifissione del Messia.
Essendo apolidi gli ebrei sono sempre stati il capro espiatorio dei fanatici che si ergevano a difensori di un popolo, riscattato attraverso la loro persecuzione.
Ma il peccato originale per l’uccisione del Nazareno ne ha liberato i comportamenti, assolvendoli da tutti gli altri.
Nel corso dei secoli così gli Ebrei si specializzarono nel commercio di preziosi, oro e diamanti, beni mobili e trasportabili essendo a loro vietato possedere immobili.
E cominciarono a prestare denaro con riscossione di interessi, l’usura condannata dai Papi che vedevano nel denaro lo sterco del demonio.
Nacquero, 5/6 secoli fa, famiglie di banchieri sempre più potenti arrivati sino ai nostri giorni, con presenze di parentado multinazionali.
Rotschild, Lazard, JP Morgan, Lehman Brothers, Goldman Sachs, Morgan Stanley ed altri di residenza anglosassone.
Per espiare le proprie colpe di carnefici gli occidentali decisero di sdebitarsi accelerando la creazione di uno Stato Ebraico, Israele, laddove esisteva quello originario e antico, prestando poco o nulla attenzione a chi su quelle terre viveva da sempre, i Palestinesi.
Di guerre c’è ne sono state tante negli ultimi 70 anni, come pure gli atti terroristici palestinesi, dalle Olimpiadi di Monaco 72, alle stragi aeroportuali ed aeree, alla nave da crociera Achille Lauro fino all’attuale governo depravato di fanatici nazionalisti provocatori guidato dal corrotto Netanyahu.
Sul conflitto in atto sulla pelle di innocenti si sono arricchiti in tanti, compresi Palestinesi e arabo-musulmani oltre che gli stessi ebrei.
E la violenza sarà sempre più estesa se mancherà il rispetto dei trattati firmati da entrambi i contendenti.
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Auguro a ferrara e alla sua redazione una lunga vita di mer da.
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La ninna nanna de la guerra imperverserà sempre, in questo stupido mondo di cortigiani bisognosi, dalla notte dei tempi, di leccare il mulo al re, in un continuo umettamento piramidale che dalla base, insinuandosi chiappa dopo chiappa, arriva a far lucidi – come fossero lustrati da Fabello – gli sfarzosi fondoschiena reali.
Quel che fa recere è il popolo bue – in quanto tale cornuto e mazziato – che abbisogna di vassalli lusingatori e scribani che pensino per lui. Anziché ribellarsi alle ingiustizie, imbraccia fucili (o tastiere) per combattere guerre che mai porteranno pace, giustizia ed equità per la massa bensì denaro e potere per i soliti noti.
Mentre dietro la collina, il generale deciderà quanti uomini debbano morire, al popolo bue resteranno distruzione, morte di figli, parenti ed amici, perché “fin che morte non vi separi” non abbia alcun senso: riposate in pace, tutti insieme appassionatamente e #statesereni, ci sarà sempre un PdR, o chi per lui, che manifesterà” cordoglio, profonda tristezza e disperazione per il lutto (anche con “r” iniziale…) che ha colpito il Paese”. Amen.
N.b.: l’altra sera mi sono sforzato riguardando – per NON dimenticare – “Vajont”, a 60 anni dall’immane tragedia (quasi 2000 morti dei quali circa 500 bambini), causata da negligenze, menefreghismo, pressapochismo, in una parola SOLDI…, di quelle persone che… “scendono in campo e lo fanno per noi”. DUEMILA morti, quanti e CHI ha pagato? Vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio.
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Pinolucino ,concordo ,anch’io mi sono sforzato per guardarlo pur sapendo già tutto ,ma un rinforzo per non dimenticare è giusto anche se poi la rabbia aumenta come nel ricordare i precedenti dei fatti di questi giorni.
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Caro Antonio, il problema enorme, irrisolvibile, è l’animo umano o, forse, dovrei scrivere stupidità? Una tragedia come quella del Vajont avrebbe dovuto cancellare tutta una classe politica, perché tutti sapevano, così come per il ponte Morandi. Forse tra governo e opposizioni qualcuno non sapeva che fosse stato stipulato un contratto tra società Autostrade e Stato? Impossibile. Quindi, se sei un parlamentare, tanto più d’opposizione, dovresti sentire il dovere di dare un’occhiata alla convenzione o, se impossibile farlo, indire immediatamente un’interrogazione parlamentare sul PERCHE’ venne secretato. Insomma, smuovere le acque (e mi vengono i brividi pensando al Vajont…), cercare di capire cosa stia succedendo. Invece niente, silenzio… assenzio.
Perché, sia chiaro, quando si tratta di TUTELARE i gruppi di potere (saprai bene quali interessi ci fossero dietro la costruzione della diga, così come dietro le autostrade, di fatto REGALATE ai Benetton) stanno TUTTI zitti. Poi, però, alle urne, raccattano voti, sia i colpevoli veri (governi) che quelli morali (opposizioni), affinché nell’infinita guerra tra Guelfi e Ghibellini il “dividi et impera” vinca sempre. “El pueblo unido jamás será vencido” resterà sempre una canzone.
Quanto sopra vale per ogni guerra combattuta; per usare l’ennesima citazione “dovere: è quella parola che i furbi usano quando vogliono far marciare i FESSI al loro posto”. Vota, vota, vota e, soprattutto, spargi il seme che “votare” è un dovere. Certo che è un dovere: vota per il Vajont, per il Morandi, per mandare armi in Ucraina, vota perché Palestina e Israele non possano mai trovar pace, per i migranti che muoiono perché il tuo governo NULLA fa per evitare lo sfruttamento dell’Africa, per 30 anni di porcherie politiche che hanno impoverito il Paese… vota, vota, vota ma, soprattutto volta, “VOLTA la carta che viene la guerra”. E se “per la guerra non c’è più soldati”.., ce l’hanno mandati quelli votati. Non cambierà MAI, finché non cambieremo noi. Saluti.
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I palestinesi si rivolgono alla resistenza perché vedono che è l’unico modo per ottenere i propri diritti. La questione non è disumanizzare i palestinesi e chiamarli terroristi. Si tratta di chiedersi perché gli Stati Uniti sostengono l’Ucraina contro quella che chiamano “occupazione”, mentre sostengono un occupante ( Israele ) che continua a possedere illegalmente ( sentenze di condanna ONU ) i territori palestinesi.
Mentre l’MSM ci dice che la gente a Gaza sta morendo, mentre la gente in Israele viene uccisa.
Vi immaginate se i russi bombardassero Kiev indiscriminatamente uccidendo civili e usassero bombe al fosforo bianco contro la popolazione come fa Israele su gazza?
Avremmo un coro di anime belle che strillerebbero come oche impazzite nel condannare il presunto aggressore.
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Quelli di Hamas sono terroristi e nessuno lo nega,credo neanche loro stessi. Le loro azioni sono violentissime ,sanguinarie ,mostruose e si rivolgono verso civili inermi. Israele colpisce con bombardamenti la striscia di gaza per rappresaglia e colpisce distruggendoli numerosi palazzi abitati da civili di ogni età causando centinaia di vittime, però questo non è terrorismo. Qualcuno dirà: ma è stata una reazione legittima a un massacro. Ma quelli di Hamas potrebbero dire la stessa cosa visto che l’esercito palestinese fa questo da decenni e in più la popolazione palestinese è accerchiata ed assediata in una striscia di terra senza poterne uscire liberamente. Intendiamoci io detesto la violenza , la legge del taglione non la amo e non la giustifico mai ,ma credo che se si vuole la pace bisogna guardare le cose con obiettività e trarne le conseguenze. I mostri nascono da azioni mostruose.
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come al solito, il buon travaglio, è in attesa spasmodica di un attacco ai grillini, per potersi ergere a loro difensore. se non fosse per il megafono di travaglio di quei fantasisti da soap opera, nessuno saprebbe niente, perché nessuno li legge.
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Sembri mia moglie, che quando dice “tutti” intende in realtà se stessa, e “nessuno” tutti quelli che non sono lei.
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Bellissimo e condivisibile scritto del magistrale Marco!
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Cos’ha voluto fare hamas? Colpire persone innocenti per poi innescare un’escalation infinita? Non ha agito certamente per il bene dei palestinesi!! È terrorismo pagato chissà da chi!! Un pensiero si è fatto, parlo per me.. l’orrore dell’atto è impossibile da definire…
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“E ricordatevi sempre di pregare per il martoriato popolo della Palestina, che soffre tanto, ma tanto!
E non dimenticate di pregare per il martoriato popolo della Palestina, che soffre tanto, ma davvero tanto!
Sia pace per la martoriata Palestina, così duramente provata dalla violenza e dalla distruzione della guerra.
Per favore, per favore: non abituiamoci alla guerra e all’occupazione della Palestina.
Accanto ai bambini senza più sorriso, io sono con il popolo palestinese.
La mia vicinanza è per la nazione aggredita dall’esercito israeliano che da 75 anni occupa la Palestina.”
Sono citazioni quasi testuali delle parole del Papa.Quasi testuali, perché il pontefice le ha riferite all’Ucraina e non alla Palestina…
“Se la Palestina cadesse assisteremmo ad una deriva di aggressioni ad altri paesi ai suoi confini.Per questo serve mantenere altissima la coesione europea a sostegno della Palestina, perché solo così si può evitare il rischio di un conflitto mondiale.”
Sono citazioni quasi testuali delle parole di Mattarella. Quasi testuali, perché il presidente le ha riferite all’Ucraina e non alla Palestina…
Poiché io voglio tanto bene al Papa e al presidente, mi auguro che entrambi si decidano ad andare al più presto in pensione.
Riposeranno le loro illustri e stanche membra, e riposeranno anche le nostre esauste orecchie.
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Non condivido molto i toni del servizio, ma è ben fatto. A quanto pare, in base al diritto internazionale, i Palestinesi assediati a Gaza hanno diritto di sparare.
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