(DI ELENA BASILE – ilfattoquotidiano.it) – Leggo Vittorio Emanuele Parsi sul Foglio e penso a una frase di Umberto Eco: “Ci vuole sempre qualcuno da odiare per essere giustificati nella propria miseria”. Il signor Parsi, come tanti altri, richiama alle armi l’Occidente, il massacro in Ucraina è sacro e l’odio verso il nemico non si estingue. I russi mangiano i bambini, come si sa. Lo zar, criminale di guerra, un giorno si è svegliato e ha deciso di realizzare i sogni imperiali conquistando l’Europa Orientale. Mi chiedo se storici, professori universitari, finti politologi possano sbandierare certezze non dimostrate o dimostrabili sulla base di una concreta documentazione.

I cosiddetti pacifisti si appellano ai fatti: le richieste esplicite della Russia per la neutralità dell’Ucraina; l’accerchiamento della Russia da parte della Nato che contraddice gli impegni presi nella carta di Parigi dell’Osce; gli accordi di Minsk inapplicati, i diritti linguistici delle popolazioni russofone calpestati, la guerra civile che dal 2014 ha provocato 14mila morti; due proposte di mediazione russe non accettate dall’Occidente. Questi sono fatti.

Gentili luminari che incitate alla guerra contro l’imperialismo russo per difendere le angeliche democrazie, su cosa basate i vostri giudizi? Attendo un documento, uno solo, che provi l’invasione dell’Ucraina non sia una guerra preventiva contro una nazione trasformata militarmente, economicamente e politicamente in funzione anti-russa. Un dato concreto che testimoni che la Russia voglia invadere l’Europa orientale. Un solo fatto che possa giustificare queste menzogne antistoriche. Un paese col Gdp del Texas e che non ha usato l’aeronautica nel conflitto con l’Ucraina come potrebbe rappresentare una minaccia imperialistica? Quante basi hanno gli Usa all’estero e quante la Russia? Quante volte gli Usa e la Nato, a partire del 1989, hanno violato i confini di uno Stato sovrano?

L’ambasciatore Bradanini parla della “classe di servizio” composta non solo da politici e diplomatici, ma anche dall’accademia: finti politologi che hanno venduto l’anima e stipulato il patto col diavolo.

Parsi domanda: “Di cosa sono stanchi gli italiani, di una guerra che non combattono?”. Sì, professore, nelle persone semplici albergano sentimenti umani. Si è stanchi di assistere alla morte dei diciottenni ucraini. I ragazzi tornano mutilati mentre le élite occidentali si divertono con i loro giochini di guerra. Si è stanchi di osservare una sanità pubblica che cade a pezzi. Lei dove fa i controlli di routine? Ha mai provato a richiedere una radiografia in una struttura pubblica? È contento dell’istruzione pubblica? E dei nostri investimenti in ricerca e sviluppo? Gli italiani e gli europei sono stanchi di non avere un’Europa in grado di investire nei beni comuni, di migliorare l’economia, l’occupazione, la qualità di vita delle persone. I cittadini sono esterrefatti al pensiero che 101 miliardi siano stati spesi in questa guerra che ha distrutto l’Ucraina e ha alimentato i profitti delle multinazionali delle armi e dell’energia. La cultura, professore, è la capacità di interiorizzare gli insegnamenti che l’umanità nei secoli ha saputo tramandare. Non so cosa se ne possa fare dell’erudizione se non riesce a capire che le persone ordinarie hanno l’etica necessaria a indignarsi per le vittime ucraine dell’invasore russo come dell’arroganza occidentale che alimenta il conflitto. Claudio Magris in un libro descriveva le mani grondanti di sangue che siamo costretti a stringere nella vita sociale. Ma, nel bel mondo, si fa finta di nulla. Mi torna in mente Salò di Pasolini: le vittime che mormorano nel fango, negli escrementi “Padre perdona loro perché non sanno quel che fanno!”. Signor Parsi, non riesco a perdonarle di inventare minacce per giustificare questa guerra.