Ok ma che caz*o è Elastica, che rappresenta Fabbri e Saviano (e molti altri)? Ed è opportuno che un giornalista abbia un’agenzia che lo piazzi?

(Domenico Agrizzi – mowmag.com) – Molti esponenti del mondo dell’informazione risultano essere rappresentati dall’agenzia Elastica. Questa contribuisce a rendere più efficace la loro comunicazione, a fare networking con editori e i grandi media. Un lavoro quotidiano, volto al posizionamento dei loro clienti. Nomi illustri fanno parte del portfolio di Elastica: Dario Fabbri, Roberto Saviano, Gad Lerner, Federico Rampini e Pablo Trincia, solo per citare alcuni dei giornalisti. Ormai le agende sono piene e la comunicazione è un elemento che merita la stessa attenzione di tutti gli altri. Per questo ci si affida alle agenzie come Elastica. Ma il mestiere del giornalista non era qualcosa di diverso dalla ricerca del miglior piazzamento?

Roberto Saviano, Federico Rampini, Gad Lerner, Pablo Trincia e Dario Fabbri sono solo alcuni dei giornalisti che appaiono nel “bestiario” dell’agenzia bolognese Elastica. Sul sito viene utilizzata proprio questa parola, “bestiario”, termine che “volge lo sguardo agli antichi testi medievali che descrivevano le ‘nature’ e le ‘proprietà’ delle creature e che per noi intende descrivere l’ampia varietà creativa e di sguardi delle persone con cui scegliamo di collaborare”. Un’apparenza multiforme quella di Elastica, la quale non si occupa solo di gestire l’immagine e le relazioni dei giornalisti. Ci sono anche scrittori come Alessandro Baricco e Stefano Massini, scienziati come Roberto Burioni o, ancora, un ex magistrato come Gherardo Colombo.

Ma che cos’è Elastica?

“Elastica è comunicazione. È eventi live, management, media relations e agenzia letteraria: questi i nostri mondi, che tra contaminazioni e circoli virtuosi danno vita a quella che a noi piace chiamare comunicazione circolare”. Non si limita, dunque, all’organizzazione dei rapporti tra i clienti e il pubblico. Si tratta, soprattutto, di mantenere i contatti con i grandi player dell’informazione e dell’editoria, le televisioni e le piattaforme social. Una rete di interessi e promozione che, a quanto pare, le grandi personalità citate non sono più in grado di gestire in autonomia. Tra i partner indicati si sono aziende come Tim, Ferrero, Coop e anche il giornale la Repubblica, segno che le strategie utilizzate da Elastica possono attraversare trasversalmente diversi mercati. Nello staff sono presenti esperti di organizzazione eventi, produttori e addetti allo sviluppo delle relazioni istituzionali. Insomma, tutti i ruoli necessari a un’agenzia di comunicazione per svolgere il proprio lavoro. La loro mission? “imprimere innovazione ai contenuti, lavorando sulla ricerca di linguaggi contemporanei”. I personaggi che assistono nel quotidiano, senza dubbio garantiscono sempre nuovi stimoli e occasioni per cimentarsi con le varie questioni all’ordine del giorno. Elastica ha anche un importante profilo internazionale, basti pensare che tra gli speaker ci sono nomi del calibro di Bill De Blasio, ex sindaco di New York e membro Partito Democratico statunitense.

Dario Fabbri

Davvero un giornalista ha bisogno di un’agenzia?

Ciò che sorprende però, cercando di guardare oltre l’innegabile successo dell’agenzia bolognese, è il grande numero di giornalisti presenti tra le loro fila. Un simile atteggiamento da parte di esperti come Tommaso Labate e Paolo Condò, oltre a quelli già ricordati in apertura, ci fa riflettere sui cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo dell’informazione e l’impatto che questi stanno avendo sul ruolo del giornalista all’interno di una società democratica. Una persona diventa un intellettuale quando assume la funzione che una simile definizione porta con sé. Intellettuale “è” chi intellettuale “fa”, per semplificare. Non è, quindi, un’etichetta che si può concedere a piacere, un tatuaggio che a seconda dei gusti può essere inciso sulla propria pelle. Il giornalista, in maniera parallela, non è solo colui che dà le informazioni, che fornisce un punto di vista sul presente. Giornalista “fa” chi non si accontenta della verità apparente, chi si ostina a rimanere stridente rispetto alla narrazione più diffusa. Un cane da guardia che vigila sullo stato di salute della nostra democrazia. Questa è la funzione del giornalismo. Ecco, allora, che l’idea di gestire il proprio lavoro tramite un’agenzia stride con la nostra concezione di noi stessi. Intendiamoci: Elastica non deve dare spiegazioni di nessun tipo. Il suo operato non infrange nessuna regola scritta ed è legittimo che chiunque voglia rendere più appetibile la propria immagine faccia affidamento a simili realtà.

La lista dei clienti di Elastica

Ecco i nomi più noti che si avvalgono dei servizi di Elastica: Tiziana Panella, Barbara Serra, Annalisa Cuzzocrea, Roberto Saviano, Marco Congiu, Cecilia Sala, Tommaso Labate, Dario Fabbri, Antonio Polito, Andrea Purgatori, Riccardo Iacona, Maria Latella, Paolo Condò, Gaia Tortora, Riccardo Luna, Federico Rampini, Alessio Viola, Pablo Trincia, Gad Lerner e Francesca Mannocchi.

Inoltre, sono presenti professionisti di altri settori come Roberto Burioni, Michela Marzano, Lorenzo Pregliasco, Gherardo Colombo, Carlo Cottarelli, Vittorio Emanuele Parsi, Giovanna Melandri, Salvatore Aranzulla e gli scrittori Alessandro Baricco e Stefano Massini.

Antonio Polito

Per noi, invece, il giornalismo è un’altra cosa…

Il punto, semmai, è un altro e si riferisci a qualcosa che va oltre le leggi scritte. Il termine che proprio non riesce a suonarci bene e che recita una rima sbagliata è proprio quello di “appetibilità”. Il giornalista non deve essere appetibile, o almeno non è questa la sua essenza. Certo, non deve risultare a tutti i costi antipatico al suo pubblico, pena la demolizione delle vendite dei giornali o delle visualizzazioni su Internet. Ma nei confronti delle grandi realtà della televisione, dei social e dei media, non dovrebbe rimanere più distante? Non dovrebbe fuggire (invece che interiorizzare) i meccanismi di posizionamento, ormai incancreniti nel corpo dell’industria dell’informazione? Saremo noi, forse, un po’ vetusti, affezionati a un’idea di purezza che non è mai esistita e di cui, peraltro, nessuno ha mai partecipato. Eppure, quel senso di appiattimento nei confronti del mainstream, dell’accettazione di un mondo che premia chi concorda invece di chi quegli accordi li rompe, continua a renderci perplessi. Il nostro agente, la nostra piattaforma saremo sempre e solo noi stessi e i nostri lettori. Perché i protagonisti, in fondo, sono loro. A loro è rivolto il messaggio, il nostro lavoro quotidiano: l’unica agenzia che fa eco alle nostre parole.

Federico Rampini