L’europarlamentare del Consiglio nazionale stellato: «Servono risorse per i territori e collegialità per invertire la rotta»

(di Emanuele Buzzi – corriere.it) – «Ho ascoltato il presidente Conte promuovere una nostra “terza via” sull’immigrazione: le confesso però che ho difficoltà a capire in cosa consista esattamente. Di certo resta il dovere etico, ancor prima che politico, per chiunque si ispiri alle parole di papa Francesco, di scongiurare a tutti i costi una guerra tra poveri, con immigrati da una parte e italiani indigenti dall’altra». Per Fabio Massimo Castaldo, pentastellato, ex vicepresidente del Parlamento Ue, serve senz’altro chiarezza tra le opposizioni sul tema migratorio e non solo, perché «a fronte delle troppe polemiche, non di rado sterili, senza un cambio di rotta e di metodo si rischia di vedere il centrodestra al governo a lungo».
Si è parlato di un suo passaggio a Forza Italia, da lei smentito.
«Mi lasci dire che sono rimasto a dir poco esterrefatto: il mio impegno è da sempre molto apprezzato a Bruxelles, trasversalmente, ma è altrettanto noto il mio grande attaccamento al Movimento. A differenza dei tanti che sono comodamente saliti sul carro del successo quando si era al 32%, io sono un attivista sin dai tempi dell’1%. E sono qui a combattere per migliorarlo, come sempre: non serve dire altro».
Queste voci nascono da sue perplessità sulla gestione del partito?
«Ho manifestato le mie preoccupazioni, perplessità e proposte nelle sempre più rare riunioni del Consiglio nazionale, nella massima trasparenza: insinuare che voglia abbandonare è assurdo. A meno che qualcuno non desideri mettermi alla porta perché irritato da una voce libera».
Cosa rimprovera a Conte?
«Ho sempre creduto nel percorso di riorganizzazione e nelle sue qualità. In quest’ultimo anno, però, è avvenuta una brusca involuzione democratica».
In che senso?
«Fino a luglio 2022 si era instaurato un approccio che aveva incrementato il confronto e la condivisione. Poi tutto è improvvisamente quanto repentinamente cambiato. In un anno abbiamo avuto solamente tre riunioni del Consiglio nazionale, peraltro molto ingessate e generiche».
Non c’è quindi condivisione di indirizzo politico?
«Guardi, a dir la verità non esiste nemmeno una calendarizzazione regolare delle riunioni, e da luglio dello scorso anno di fatto non si vota più per deliberare le posizioni politiche… tutti aspetti che ho più volte sottolineato, lanciando proposte migliorative che sono state ignorate. Addirittura ho dovuto segnalare io, durante l’ultima riunione, che il regolamento di funzionamento dell’organo non è mai stato adottato. E ho dovuto chiedere con insistenza che venisse redatto, e condiviso con i partecipanti, un verbale delle riunioni. È paradossale vedere che un Movimento come il nostro, nato intorno alla democrazia partecipativa, non riesca ad applicare al suo interno gli stessi principi che vorrebbe per la gestione della cosa pubblica né, tantomeno, quelli della democrazia rappresentativa. Ne va della qualità delle nostre proposte per il Paese».
È un suo punto di vista personale?
«Al contrario, percepisco un malessere diffuso: diversi colleghi si sfogano solo dietro le quinte, forse temono di subire conseguenze. Ma soprattutto molti nostri gruppi storici sono delusi e demoralizzati. La loro voce non può essere ignorata».
Internamente c’è bagarre sulla gestione dei fondi del 2xmille. Lei ha lanciato una petizione per il 90% ai territori
«Avevo già proposto nell’ultimo Consiglio nazionale di destinarli quasi integralmente ai territori, su base meritocratica: mi era stato risposto che era impossibile, che tutt’al più si sarebbero sostenute localmente solo iniziative già decise dal nazionale».
E poi?
«Due giorni dopo il lancio pubblico della nostra proposta, il Presidente ha cambiato idea e ha annunciato l’istituzione di un comitato per stabilire dei criteri di assegnazione. È un primo passo positivo che saluto con favore, ribandendo però al contempo la necessità di introdurre una quota significativa e pienamente vincolante nello statuto. Se vogliamo davvero che il rilancio dei territori sia reale, e non solo sulla carta, serve un impegno concreto in termini di risorse e mezzi a esso dedicati. La petizione chiede anche una riforma della governance territoriale».
Cosa intende?
«La riorganizzazione procede con lentezza e opacità: la nomina diretta dei coordinatori regionali e provinciali ha escluso i nostri attivisti e creato tensioni. A parere mio e di molti l’investitura dall’alto e il casting dei vip sono antitetici al nostro dna: la parabola di Donatella Bianchi nel Lazio, imposta come candidata presidente senza un voto e poi fuggita alla chetichella dalle responsabilità del mandato consiliare, in barba agli impegni presi in campagna elettorale, è tristemente emblematica. Dovremmo imparare dagli errori, e invece continuiamo a farci del male da soli: i risultati delle elezioni comunali e regionali lo dimostrano, purtroppo».
Alcuni nel M5S insinuano che lei si lamenti perché è al termine del secondo mandato.
«Dimenticano che io difendo queste riforme sin dagli Stati Generali, dove peraltro furono approvate con oltre il 90% dei voti. Faccio presente che molte nostre storiche regole sono state spazzate via l’anno scorso, in un sol colpo e senza un vero dibattito: abolizione del divieto di multicandidature, aggiramento del principio di territorialità e dei risultati delle parlamentarie… non vedo perché dovrebbe essere tabù avanzare proposte sul 2xmille e sulla governance territoriale, che noi vogliamo collegiale ed elettiva. Due caratteristiche che sono imprescindibili per distribuire efficacemente le responsabilità e instaurare una vera legittimità democratica».
Grillo non vuole deroghe per un terzo mandato dei big.
«Non intendo fare riflessioni su deroghe per i mandati europei e nazionali: sarei in conflitto di interessi e quindi non sarebbe eticamente corretto. Ritengo però fondamentale sanare il vizio congenito del perimetro attuale, che nulla dice in merito ai mandati esecutivi. Se veramente si vogliono prevenire accentramenti di potere e conflitti d’interesse, a maggior ragione è necessario prevedere il medesimo limite anche per sottosegretari, ministri e premier: è paradossale e contraddittorio che questa logica si applichi persino a consiglieri comunali e municipali, anche se stati in carica per pochi mesi, e non ai vertici di governo, che ipoteticamente potrebbero continuare nel proprio ruolo per decenni. Il presidente Conte ha anche recentemente ribadito con forza le ragioni di questo vincolo: sono certo che non resterà insensibile alla necessità di correggere questa pericolosa mancanza e che vorrà ispirarci dando l’esempio. Noi saremo pronti a supportarlo».
Regola dei due mandati.
Si prepara a fare il salto della quaglia.
Aspettiamoci l’ennesimo post chilometrico piagnucoloso e patetico.
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Piccoli Di Mangio crescono.
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Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dire le cose come stanno
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Sì, come no. Un vero eroe.
Ohè.
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No, approfitta della situazione, o della condizione del M5S, per approdare altrove.
Non nobilitiamo i cambia casacca.
Paraltro leggi tra le righe (neanche tanto); per una volta che Conte prova a marcare (impercettibilmente) le differenze col PD, Castaldo gli rimprovera di “spaccare” le “opposizioni”?
È un deja vu, quando sparano, a torto o a ragione, sul M5S sui giornaloni, sono quasi sempre al secondo mandato e pronti a tradire.
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ha ha ha
il Castaldo che si fa intervistare dal Buzzi del Corriere della serva,
ed asserisce che è attaccatissimo al….seggio
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Quante volte abbiamo “letto” questo copione?
1. Il “portavoce” al secondo mandato rilascia intervista polemica a un giornale (quasi sempre Corriere o Repubblica).
2. Pubblicazione post addolorato su Facebook (M5S è cambiato, sono deluso, ecc). Lascio il M5S.
3. Grazie a Tajani e Forza Italia per il caloroso benvenuto.
Il M5S ha varie criticità, vero, ma sti pavidi conigli hanno frantumato davvero le gonadi. Ammettessero chiaro e tondo che vogliono campare di politica.
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Fino a qualche tempo fa scriveva a me (e a molti altri) per far sapere come intendeva il suo ruolo e quale erano le prospettive del movimento, ora le spiega al corriere della serva (cit. a58)
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Quali, non quale
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Grillo e Conte hanno distrutto il m5s per farlo diventare un partitino democristiano de sinistra del tutto inutile
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Sì, distrutto, sì, inutile, va bene, sì. Castaldo, è lei? Si decida, una buona volta 😏
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Quelli benvoluti e apprezzati “trasversalmente” sono i peggiori.
Il vero 5S è l’esatto contrario.
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Il “vero” 5 stelle sembra essere come il “vero” salmone scozzese affumicato d’annata, bello duro e puro: non lo trovate mai da nessuna parte, ‘na vergogna. Però continuate a rompere inutilmente le palle al negoziante.
Fatevi il vostro partito a 10 stelle una buona volta e rifatevi politicamente una vita, invece di continuare a frignare.
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Personalmente sono d’accordo con lui quando dice di finanziare i gruppi territoriali, magari non col 90% delle risorse ma non puoi più pensare che i sostenitori del M5S, oltre che a dedicare il loro tempo, finanzino tutto di tasca propria.
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«Fino a luglio 2022 si era instaurato un approccio che aveva incrementato il confronto e la condivisione. Poi tutto è improvvisamente quanto repentinamente cambiato. In un anno abbiamo avuto solamente tre riunioni del Consiglio nazionale, peraltro molto ingessate e generiche».
Non c’è quindi condivisione di indirizzo politico?
«Guardi, a dir la verità non esiste nemmeno una calendarizzazione regolare delle riunioni, e da luglio dello scorso anno di fatto non si vota più per deliberare le posizioni politiche… tutti aspetti che ho più volte sottolineato, lanciando proposte migliorative che sono state ignorate. Addirittura ho dovuto segnalare io, durante l’ultima riunione, che il regolamento di funzionamento dell’organo non è mai stato adottato. E ho dovuto chiedere con insistenza che venisse redatto, e condiviso con i partecipanti, un verbale delle riunioni. È paradossale vedere che un Movimento come il nostro, nato intorno alla democrazia partecipativa, non riesca ad applicare al suo interno gli stessi principi che vorrebbe per la gestione della cosa pubblica né, tantomeno, quelli della democrazia rappresentativa. Ne va della qualità delle nostre proposte per il Paese».
PRATICAMENTE, per chi se li fosse persi, è la stessa dinamica che ha portato ad implodere i MEET UP. Non si sa come e perché (Grillo? Di Maio? Casaleggio? Tutte e tre?), ma qualcuno ha deciso di eliminarli dai 5S senza prevedere una reale alternativa. E Giuseppi parla e parla, ma sul territorio non c’é NIENTE. E che razza di movimento sarebbe dunque il nostro 5S, se non c’é la base territoriale? Che è, una roba tipo Partito Radicale, senza nemmeno i benefici della stampa amica?
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