Forse soltanto a Riccardo Laganà – il consigliere Rai eletto per il secondo mandato nel Cda come rappresentante dei dipendenti, scomparso prematuramente ad agosto – avremmo potuto chiedere copia di un documento […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – “Ascolti tv: la Rai meloniana è un flop”. Dai giornali

Forse soltanto a Riccardo Laganà – il consigliere Rai eletto per il secondo mandato nel Cda come rappresentante dei dipendenti, scomparso prematuramente ad agosto – avremmo potuto chiedere copia di un documento prezioso. Quello che mette in relazione gli ascolti di questo disastroso avvio autunnale della Rai sovranista con il costo medio di ciascuna trasmissione e di ciascun conduttore. Un dato, ne siamo convinti, che ci darebbe la fotografia esatta non tanto dell’occupazione “manu militari” del Servizio pubblico da parte della destra (vizietto comune a tutti i governi di ogni colore) bensì della bassa qualità professionale espressa fin qui dagli occupanti e dell’esborso a carico del contribuente costretto a pagare il canone per tenere in vita programmi che non gradisce.

Non mancano le eccezioni che riguardano quasi sempre format scampati all’onda purificatrice che intendeva (e intende) sostituire (figuriamoci) alla presunta identità culturale di sinistra una supposta identità di destra. Che, se ci passate il paragone, sarebbe come sostituire il Freccia Rossa con un Freccia Nera, condotto da macchinisti di fiducia del gestore ferroviario ma tutti alle prime armi, che a ogni viaggio accumula, quando va bene, tre ore di ritardo. Poi, succede che se parliamo d’informazione, accanto ai supercollaudati “Report” di Sigfrido Ranucci, “Presa Diretta” di Riccardo Iacona o “La vita in diretta” di Alberto Matano – e con l’apprezzata novità di “Splendida Cornice” di Geppi Cucciari –, ci sia regolarmente ai primi posti dell’audience “Cose Nostre” di Emilia Brandi che, pur se collocato nelle ore tarde della seconda serata, raccoglie tra il 12 e il 13%. Si tratta, come ha scritto Laganà, di una produzione Rai totalmente interna “che affronta con coraggio la storia e la vita di donne e uomini che si sono opposti alla violenza cieca delle mafie pagando un prezzo molto alto e senza smettere di fare il proprio mestiere”. Poiché si tratta di un programma che costa quattro soldi, realizzato da una piccola squadra di eccellenti professionisti, non vorremmo che questa citazione provocasse un effetto controproducente ai piani alti di Viale Mazzini. Dove qualche genio potrebbe pensare che “Cose Nostre” o la Cucciari facciano parte di un complotto per rendere ancora più eclatanti i flop della destra televisiva.

Infine, una domandina a Giorgia Meloni. Sì, proprio lei che afferma con orgoglio come da svantaggiata (underdog) sia approdata a Palazzo Chigi grazie allo studio e alla forza di volontà: non le suscita una certa irritazione constatare come i tanti che si sono intruppati in Rai per meriti camerateschi sprechino i soldi pubblici e abusino della pazienza dei telespettatori, senza pudore?