
(di Stefano Baudino – lindipendente.online) – Gli introiti della stampa mainstream italiana sono, da anni, in caduta libera. A certificarlo, fornendo nuovi spunti relativi al confronto tra il 2023 e le annate precedenti, sono le statistiche diramate da ADS (Accertamenti Diffusione Stampa, società che certifica diffusione e vendita delle copie dei giornali nel nostro Paese), che segnalano un brusco calo in quasi tutte le voci. Specie nel settore del cartaceo, che fa acqua da tutte le parti.
I dati, che passano in rassegna il primo semestre dell’anno corrente, attestano che le copie vendute nel giorno medio sono state 1,49 milioni, comprendendo nel conteggio sia le copie cartacee sia quelle digitali. Nei primi sei mesi del 2022 erano 1,60 milioni e, nello stesso arco temporale del 2021, 1,74 milioni. Nello specifico, la flessione registratasi nella prima metà del 2023 è di 112mila copie rispetto al 2022 (-7%) e di 248mila sul 2021 (-14,3%). Nello specifico, il canale che incide di più in questo decremento è quello delle edicole, che rappresenta il 70% del totale. In tale settore, quest’anno la vendita si è fermata a 1,052 milioni di copie medie, calando di 117mila copie rispetto all’anno precedente (-10%) e di ben 244mila copie sul 2021 (-18,8%).
Si difende il mercato giornalistico digitale – che detiene un peso sul totale del 23% -, ma è facile constatare come i numeri migliorino soltanto quando le copie online vengono vendute a un prezzo compreso tra il 10 e il 30% del costo pieno. Infatti, le copie vendute a un prezzo uguale o superiore a tale soglia sono ferme a circa 195mila unità medie fin dal 2017.
A rappresentare un eloquente spaccato sull’importante crollo delle vendite sono i dati legati a quattro delle principali testate giornalistiche italiane. Il Corriere della Sera, nei primi sei mesi del 2023, fa ad esempio registrare la vendita di 225 mila copie medie, perdendo 8.800 copie sullo stesso periodo del 2022 (-3,8%). Il canale edicola segna addirittura un -10,6% a causa della perdita di circa 16mila copie. Rispetto al 2022, La Repubblica, con 115mila copie medie, perde invece nel complesso addirittura il 12,3%, con -10.640 copie medie vendute in edicola e -5.520 copie medie digitali. Il Sole 24 Ore, che fa registrare 92.400 copie medie (con una preponderanza di quelle digitali, che sono ben 58mila), va a perdere rispetto all’anno precedente il 4,4%. Le copie digitali vendute a prezzi più bassi rappresentano la voce di maggior peso sul volume di venduto: 37%. In ultimo, La Stampa, con 76.700 copie medie, vede una netta flessione degli abbonamenti cartacei (con addirittura un -59% sul 2021). Per quanto riguarda le copie vendute in edicola rispetto all’anno scorso, si attesta un’altra importante flessione (-16,10%).
Mettendo a confronto le vendite del mese di luglio 2023 con quelle di luglio 2022, i numeri risultano impietosi per la quasi totalità delle testate nazionali, con picchi fino al -11,93% e pochissime eccezioni. Nelle statistiche riferite alla diffusione totale delle copie cartacee e digitali, grazie all’online fanno registrare un incremento delle vendite soltanto i giornali sportivi Gazzetta dello Sport (+50,97%) e Corriere dello Sport (+5,42%) e le testate La Repubblica (8,56%) e Avvenire (+3,27%). Tutte le altre sono in rosso. Se poi si guarda alla tabella concernente le sole vendite in edicola, la situazione è ancora più preoccupante. Tutti i giornali, ad eccezione solo di Libero (+9,84%, comunque in calo rispetto al mese precedente), presentano cali in rosso, con picchi che raggiungono il -16,93%. E nulla fa pensare che questo declino possa arrestarsi.
Un giovane militante/attivista pd, qualche anno fa, dopo l’ennesima batosta, se ne uscì con questa terribile ma veritiera battuta: “noi perdiamo elettori semplicemente perché muoiono”, segnalando così la composizione prevalente della platea, cioè i vecchi.
Credo che per la stampa (e TV) valga lo stesso esempio: totalmente asserviti e unificati, i media tentano di imporre una cappa asfissiante spacciandola per ossigeno puro.
Un esempio su tutti:
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2023/09/06/ucraina-zelensky-17-morti-in-un-raid-russo-su-mercato-nel-donetsk.-romania-pezzi_275694a0-954d-4845-9a96-70ddca8c16c2.html
https://www.repubblica.it/esteri/2023/09/06/news/donbass_strage_mercato_missile_russo-413562588/
https://www.la7.it/intanto/video/ucraina-russi-bombardano-un-mercato-a-kostiantynivka-il-video-della-strage-06-09-2023-501455
Dopo due settimane hanno ceduto al nyt. Già nelle ore successive alla strage circolavano precise analisi che anticipavano ciò che il nyt ha denunciato ieri: il missile proveniva dal lato opposto rispetto allo schieramento delle truppe russe, perciò era un missile ucraino. Ripeto: poche ore dopo la strage.
In Italia la libera stampa è morta.
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Dalle redazioni, quando verrà il loro tempo, si ritireranno i sacerdoti della rovina, imbottiti di denaro, dopo avere fatto più danni della grandine: potranno ammirare le rovine fumanti da una confortevole terrazza .
Dispiace per i lavoratori dell’ indotto, i distributori, gli edicolanti ecc, vittime incolpevoli del degrado mediatico.
Esiste un possibile rimedio ma richiede coordinazione e coraggio.
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PS: Dimmi il tuo “rimedio” che son curioso.
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Gli editori fanno impresa e hanno tutto il diritto di generare prodotti di m.
Le decine di migliaia di lavoratori dell’ indotto sono in forte sofferenza a causa di questo fenomeno e non vedo nulla di strano se facessero pervenire il loro malessere agli interessati.
Un esempio: l’edicola-cartoleria-libreria scolastica che frequento aveva un giro di commesse part-time che sono state lasciate a casa, e ora il negozio è a Sila conduzione familiare ( è stata introdotta anche la pausa pranzo mentre prima facevano orario continuato dato che hanno anche bar/tabacchi).
È lesa maestà dire ai signori editori che il loro pessimo lavoro mette in ginocchio una fetta importante di economia?
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«In Italia la libera stampa è morta.»
Verissimo, maaaa… mi chiedo, è mai davvero esistita? Non solo non esiste che la si debba pur pagare con soldi pubblici (capirai, con tutti i miliardi da buttar via che abbiamo e che aumentano di anno in anno, yeah!), ‘sta manica di fancazzisti pezzenti e partigiani figli de la m3rd4 giornalettisti de sto cassius, ma insomma, noi siamo da sempre un popolo di servi bavosi e soprattutto, non siamo anglosassoni. Il giornalismo di tipo anglosassone, sta in anglosassolandia. Ma non in italì. Ne deriva quindi cheeee… 🤷🏼♂️
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La giusta risposta dei lettori alla vergogna della stampa nostrana.
Ancora troppi
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Il guaio grosso e’ che questa STAMPA IGENICA sopravvive con i soldi delle nostre tasse, nonostante nei tanti voltafaccia del m5s ci fosse anche il taglio all’editoria (trasformato in salvataggio di radio radicale) mentre per gli altri “comitati d’affari” chiamati partiti il “guaio” manco sussiste, anzi potessero ne stanzierebbero ancora di piu, magari tagliandoli da scuola o sanita’.
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Ma quanto conta, in questo stillicidio di numeri, la progressiva chiusura delle edicole che le ha condotte all’estinzione?
I giovani sanno cos’è un quotidiano? Non credo.
In compenso ognuno può ricercarsi le notizie che più gli interessano attraverso lo zapping online.
Anche i formati digitali delle testate più diffuse sono diventati un aggregatore di katsate. Che vengono raccontate a spizzichi e bocconi, senza approfondimenti, con titoli urlati per acchiappare i click.
Anche tale superficialità contribuisce alla loro sparizione.
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Il FQ NON è in ribasso rispetto all’anno scorso, ad ogni modo… (incluse le copie digitali)
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Concordo, ma il FQ semplicemente NON È un giornale di m3rd4 come gli altri, e alla direzione, NON C’È un direttore di m3rd4 come nelle altre, e soprattutto, NON deve dar conto di quel che scrive al politico di m3rd4 di turno. Semplice. 🙂
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