Pontida chiama e la Lega alza il livello dello scontro nel governo sui migranti. Dopo gli attacchi di Matteo Salvini a Giorgia Meloni nella cena di mercoledì coi parlamentari leghisti a casa di Antonio […]

(DI ALESSANDRO MANTOVANI E GIACOMO SALVINI – ilfattoquotidiano.it) – Pontida chiama e la Lega alza il livello dello scontro nel governo sui migranti. Dopo gli attacchi di Matteo Salvini a Giorgia Meloni nella cena di mercoledì coi parlamentari leghisti a casa di Antonio Angelucci (“la diplomazia ha fallito”), ieri è intervenuto il ministro leghista Roberto Calderoli: “Quando c’era Matteo non c’era l’invasione, se non ci aiutano faremo da soli”. Le uscite del Carroccio, prive di reale fondamento, hanno naturalmente irritato Meloni e il ministro della Difesa Guido Crosetto, furioso per la proposta di Salvini di coinvolgere la Marina militare per bloccare le partenze. Ma la premier, in questo scontro tutto propagandistico con vista sulle Europee, deve cedere almeno un po’. In serata registra un video in cui rincorre il leader della Lega sul suo terreno: annuncia di aver chiesto a Ursula von der Leyen di venire a Lampedusa (e ci sarebbe già la sua disponibilità) e di aver scritto al presidente del Consiglio europeo Charles Michel per mettere i migranti all’ordine del giorno della prossima riunione di ottobre. Prepara poi un nuovo decreto Sicurezza per favorire i rimpatri. O almeno per allungare la reclusione degli irregolari, visto che i rimpatri dipendono dai riottosi Paesi d’origine. Inoltre, pur non nominandolo, ritorna al vecchio blocco navale: “Una missione europea per fermare le navi che arrivano dall’Africa”. Chissà come poi: a suon di cannonate?

Per tutto il giorno continuano gli attacchi della Lega che si prepara ad alzare i toni a Pontida sulle migliaia di sbarchi degli ultimi giorni e sulla situazione di Lampedusa. Meloni è preoccupata: parla di “milioni di persone che l’Italia e l’Ue non possono accogliere”, definisce la situazione “insostenibile”. Nel video Meloni ribadisce che il tema centrale resta quello del Sahel e della Tunisia, chiedendo agli Stati europei di appoggiare il memorandum per finanziare il regime africano e fermare le partenze. Con una punta di vittimismo, la presidente del Consiglio accusa l’opposizione: “Bisogna trasferire alla Tunisia le risorse concordate, anche se una parte di Europa e alcune forze politiche lavoravano contro l’accordo”.

Concludendo il video, la premier annuncia misure “straordinarie”: ritira fuori il blocco navale (anche se non lo chiama così) cioè “una missione europea per fermare gli sbarchi”. Con il nuovo decreto intende rafforzare i centri per i rimpatri e alzare fino a 18 mesi la durata della detenzione degli irregolari. Chiede poi alla Difesa di costruire nuovi centri in luoghi a “bassa intensità abitativa”. Per il momento le Forze armate saranno impegnate a costruire tendopoli: la prima a Lampedusa per i migranti che dormono all’aperto, poi si vedrà. La mossa di Meloni è anche elettorale per cercare di parlare al suo popolo: “Non abbiamo cambiato idea, lavoriamo per gli impegni che abbiamo sottoscritto con voi”, spiega la premier rivolgendosi agli elettori. Lo scontro nel governo è fortissimo. Salvini ha irritato anche Crosetto con la sua proposta di coinvolgere la Marina militare per fermare gli sbarchi. Perché nel 2019, quando era al Viminale, proprio Salvini pretese che le navi militari liberassero lo specchio di mare davanti alla Libia ritenendo che, costrette com’erano a salvare i migranti, la loro presenza rappresentasse l’ennesimo “pull factor”.

Anche in seguito, nel 2020, la disponibilità della Difesa a partecipare al coordinamento delle operazioni in mare non è stata accolta dai ministeri dell’Interno e dei Trasporti. Ed è successo ancora nel marzo scorso, quando la sala operativa comune è scomparsa dal cosiddetto decreto Cutro: ancora Salvini, ora ai Trasporti, non voleva sottrarre competenze alla Guardia Costiera.