Sei ministri sul palco di Santa Severa. Rosato verso Calenda. “Ma altri tre parlamentari pronti a venire con noi”

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, alla Festa di Iv a Santa Severa

(dal nostro inviato Lorenzo De Cicco – repubblica.it) – SANTA SEVERA — «Ettore Rosato non c’è? Tanto tra una settimana va con Calenda». «Ma abbiamo pronti 3 parlamentari, passano con noi subito dopo, e li battiamo». Castello di Santa Severa, ex tenuta dei principi Orsini, per quattro giorni corte di Matteo Renzi. È la prima festa nazionale di Italia Viva. Non è la Leopolda, che sarà a marzo, e l’atmosfera non è nemmeno quella arrembante-yuppie della prima stagione dei rottamatori. Ma davanti a una carrellata di gigantografie dell’ex premier (Renzi in giacca, Renzi in camicia, Renzi in maglietta che fa jogging) resta un sostrato dell’agonismo che fu. Tutti aspettano la prossima mossa del cavallo. Ma sul come e sul quando gli accoliti del renzismo hanno idee diverse, tutti però rispettosamente in attesa di un cenno del leader. Ci sono quelli che: «Meloni perché no? Magari non con lei premier». Ma lo dicono sottovoce, a registratori spenti. E quelli che sognano una Margherita 2.0, magari con Schlein sfrattata anzitempo, dopo le Europee, dal Nazareno. «Con Gentiloni». Miraggi, aspettative, chissà.

Di certo, alla kermesse di Italia Viva, la bilancia sembra pendere da un lato: c’è mezzo governo. Da qui a domenica sono attesi sei ministri (Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Elvira Calderone, Raffaele Fitto, Orazio Schillaci, Elisabetta Casellati) e un vice-ministro, Maurizio Leo. C’è Luigi Sbarra della Cisl, che è contrario al salario minimo e frena sullo smantellamento del Jobs Act, e nessuno della Cgil. Zero 5 Stelle nelle brochure che distribuiscono le hostess. E il Pd? Solo un vecchio amico, Lorenzo Guerini, sempre più spigoloso nei commenti sulla linea Schlein. «Ma Elly l’avevo invitata!, assicura Renzi. Sì, certo, però a un dibattito, appunto, sul Jobs Act, tema che arrovella i democratici, dato che la leader ha fatto capire di appoggiare il referendum abrogativo di Landini, salvo poi fare mezza marcia indietro («Non ho detto proprio quello»), nella riunione a porte chiuse della segreteria. Comunque l’invito di Renzi non è stato solo una provocazione a mezzo stampa: c’è stata anche una telefonata, con Schlein, ma la segretaria del Pd ha detto no.

Nel cortile del castello, tra un dibattito con la ministra del Lavoro Calderone che si lancia in lodi sperticate per il Jobs Act («Scritto benissimo») e una discussione in notturna col Guardasigilli, applauditissimo, Carlo Nordio, gongola lo stato maggiore renziano, da Raffaella Paita a Ivan Scalfarotto, da Roberto Giachetti a Francesco Bonifazi, al luogotenente di Renzi nella Capitale, Luciano Nobili. Tutti pronti a gettarsi nell’ultima avventura del capo: «Il Centro», cartello nuovo di pacca per le Europee. In competizione con tutti, in un affollatissimo spicchio moderato, che va da FI a Lupi a Calenda. E a proposito dell’ex sodale: c’è ancora chi spera nel listone comune. «Carlo è fatto così, ci ripenserà». Ma a quanto pare “Carlo” non ci pensa proprio. Infatti dopo avere soffiato l’ex ministra Elena Bonetti, punterebbe a Rosato, e intanto ruba ai dem un altro dirigente ligure: l’ex presidente della Provincia di Genova, Alessandro Repetto.

I gruppi parlamentari dell’ex Terzo Polo, comunque, sono già sfasciati da un pezzo. Manca solo da protocollare la lettera alla presidenza del Senato. Nei cartelloni accanto al palco c’è scritto già “Gruppo di Italia Viva al Senato”. «Sarà un errore tipografico?», chiede il neo-capogruppo Enrico Borghi. Occhiolino. Poi si fa serio, alla domanda: ma dove vuole andare Renzi? «Al Centro». Sì, ma poi? Con la destra o col Pd? «Con i sovranisti di Meloni mai», mette a verbale. Ma non tutti, a microfoni spenti, lo ripetono con la stessa convinzione. Renzi parlerà domenica, surfando tra i due poli. Come sulla sanità, l’ultima battaglia su cui l’opposizione si sta saldando, modello salario minimo. Dirà che Iv è della partita. Per poi aggiungere: «Ma chiediamo più fondi col Mes!», odiatissimo da Conte e soci. Magari qualcuno, nel Pd, si accoderà.