
(di Alessandro Robecchi – ilfattoquotidiano.it) – Dopo l’entusiasmante uscita per cui i poveri mangiano meglio dei ricchi, perla (ahimè, non rara) del ministro-cognato Lollobrigida, aspettiamo con ansia nuove illuminazioni sulla salute degli italiani. Chissà, qualcuno potrebbe venirci a decantare il ritorno dei vecchi cari rimedi della nonna, gli impacchi con la polenta, le sanguisughe, radici curative raccolte nel bosco, o altre diavolerie medievali per cui superstizione e arte di arrangiarsi – due must dei fortunatissimi poveri – fanno premio sulla ricerca e sull’assistenza. Insomma, urge nuova narrazione sull’invidiabile culo dei meno abbienti, categoria sociale in vertiginoso aumento, anche in tema di sanità, perché soldi non ce ne sono, le liste d’attesa si allungano di mesi e anni, e forse per fare finalmente le analisi prenotate a suo tempo bisognerà riesumare il cadavere del nonno, che nel frattempo ha tolto il disturbo.
Basti pensare che nel 2022 (dati Istat) quattro milioni di italiani (il 7 per cento di tutti noi) ha rinunciato alle cure o per mancanza di soldi o per difficoltà di accesso al sistema sanitario, che significa che tu telefoni oggi per un appuntamento che ti fissano tra un anno e mezzo, e allora sai che c’è, vaffanculo e incrociamo le dita (un vecchio trucco dei poveri, insieme al ferro di cavallo e al cornetto portafortuna).
Va detto che la narrazione sulla sanità a uso e consumo dei meno abbienti ha radici storiche, e ancora si ricordano le leggende di una decina di anni fa (governo Renzi) che narravano di troppi esami richiesti dai pazienti – avidi di prelievi – con conseguente stretta sugli esami passati dal Ssn. Insomma, pur di tagliare si accusava la popolazione di essere ipocondriaca, e i medici di essere di manica larga. A proposito di medici e infermieri, tra l’altro, segnalerei a tutte le categorie professionali italiane di tenersi alla larga dai complimenti e dagli osanna dei media. Gli operatori della sanità che per un annetto e più sono stati “eroi”, “santi”, “angeli”, passata l’emergenza stanno nella merda come e più di prima, tanto che dalla sanità pubblica c’è un fuggi fuggi generale: nel biennio 2021-2022, tra medici e infermieri, quelli che sono scappati prima del tempo sono aumentati del 120 per cento, senza contare quelli che espatriano perché all’estero li pagano meglio, o che si mettono a lavorare a cottimo per tappare i buchi.
Dopo aver sbandierato al mondo che qui il Pil andava come un treno, che crescevamo alla grande, che c’era una specie di boom economico, anche la sora Meloni e il suo variegato staff di parenti sta aprendo un po’ gli occhi, e magari si accorgerà che i medici italiani chiedono il nuovo contratto (2022-2024) che costerebbe 2,7 miliardi, ma ancora non ci sono i fondi per rispettare il contratto del triennio precedente, e aggiungerei che quasi il 90 per cento delle strutture sanitarie italiane usa macchine diagnostiche obsolete, che andrebbero rinnovate. La spesa a carico dei cittadini in materia di sanità aumenta vertiginosamente: il 41,8 per cento dichiara di aver pagato di tasca propria per visite specialistiche (nel 2022), il 27,6 (stesso anno) di averlo fatto per accertamenti diagnostici.
Insomma, si paga, e chi non può pagare in molti casi rinuncia a curarsi. Chissà, forse affidandosi a vecchi rimedi, e comunque consolandosi al pensiero che compriamo carri armati per miliardi di euro e aumentiamo la spesa in armamenti, in modo di avere sì una visita oncologica tra due anni, però abbastanza sicuri di non essere invasi da nessuno.
Quota 100- preteso da Salvini all’epoca del giallo verde -, ha comportato che tantissimi medici, infermieri, sanitari , ma anche insegnanti, dipendenti da enti previdenziali, forze dell’ordine, vigili del fuoco ( Tutte categorie delle quali si sente la dannata mancanza solo quando non ci sono, ad esempio in pandemia, anche in risposta a chi in questo blog diceva con sarcasmo : sui dipendenti pubblici meglio sorvolare) sono letteralmente “scappati”dal lavoro, Quindi riduzione di personale con competenze, ed esborsi per nuove pensioni che in realtà dovevano attendere altri 2-3 anni.
Ma non un minimo pigolio di perplessità si è sentito per quota 100( tema “verde”)Solo e soltanto critiche feroci al reddito di cittadinanza( tema “giallo”).
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Lungi dal voler difendere felpina, mi sembra di capire che entro due-tre anni, seguendo il suo ragionamento, ci saremmo trovati nella stessa situazione. Inoltre, ma questo è parere mio, dopo 35 anni di contributi versati un lavoratore dovrebbe avere comunque la possibilità di godersi uno straccio di pensione; e i ‘Quota 100’ avevano già versato 38 anni di contributi.
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Fra 2-3 abbia Non sarebbero scappati TUTTI INSIEME, Come è stato per quota 100 sapendo che durava poco, Anche se il felpato diceva di aver “superato la legge Fornero”, così creando voragini negli organici e nelle casse dello Stato, Senza che nessuno pianga miseria come fanno ora per super bonus e reddito di cittadinanza.
Nel mio commento intendevo rimarcare appunto la differenza di trattamento tra i vari provvedimenti.
Sul fatto che 38 – 35 anni di carriera siano sufficienti , mi trova d’accordo. Ma deve essere un’uscita preceduta almeno da un anno di affiancamento ai nuovi colleghi.
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Abbia= anni
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Di recente il SSN mi ha proposto un esame medico, in tempi ragionevoli (3 mesi), a 45km da casa ed un ticket di 36€. Da un rapido calcolo è emerso che il risparmio rispetto ad una struttura privata vicino casa non valeva l’impresa, il risparmio sarebbe stato di circa 15€ senza considerare il tempo impiegato dato che ormai sono pensionato. Credo che ormai le liste di attesa siano propedeutico al cambio di mentalità imposto e necessario dal nostro SSN. Ci avviciniamo velocemente alla sanità semi-privata nella quale il SSN ha solo funzioni di gevernance generale e ricerca, demandando ai privati l’operatività ed il disbrigo della medicina territoriale. Se ci fate caso nelle città non si vede più un vigile, se fai un incidente, e non ci scappa il ferito o il morto, aspetti qualche ora per il loro intervento. Le forze dell’ordine sono sempre da un altra parte, preferibilmente allo stadio, non di certo a proteggere i cittadini. E c’è chi parla di riduzione del cuneo fiscale senza dire come intende coprire il mancato introito nelle casse dello Stato?
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