Il fatto più importante della settimana per la geopolitica futura è l’allargamento del Brics, acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. L’alleanza ha incluso Argentina, Egitto, Etiopia, Iran […]

(di Alessandro Orsini – ilfattoquotidiano.it) – Il fatto più importante della settimana per la geopolitica futura è l’allargamento del Brics, acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. L’alleanza ha incluso Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Emirati Arabi e Arabia Saudita. Con l’allargamento, il Brics vale un terzo del Pil mondiale e il 46% della popolazione mondiale. Nato nel 2009, il Brics cresce rapidamente. Oltre ai Paesi succitati, hanno presentato domanda di adesione anche Algeria, Bangladesh, Bahrein, Bielorussia, Bolivia, Venezuela, Vietnam, Honduras, Indonesia, Kazakistan, Cuba, Kuwait, Nigeria, Palestina, Senegal, Thailandia. Traiamo le dovute conclusioni dall’evidenza empirica. Scoppiata la guerra, l’Unione europea aveva assicurato che la Russia fosse isolata e che nessun Paese del mondo avrebbe voluto avere a che fare con questo Stato “paria”. Il mandato d’arresto della Corte penale internazionale contro Putin è stato utilizzato per rafforzare questa rappresentazione collettiva. Per mesi, i media hanno sostenuto addirittura che la Cina avesse scaricato la Russia. E poi è arrivata la realtà. Una lista impressionante di Paesi desidera avere a che fare con Putin, come dimostra l’allargamento del Brics. Xi Jinping si è legato strettamente a Putin, con cui ha pure condotto un’esercitazione militare in Sudafrica, poiché concepisce la guerra in Ucraina come il primo tempo della guerra per Taiwan. La guerra attuale in Ucraina è per impedire al blocco occidentale di avvicinarsi ulteriormente alla Russia, mentre la guerra potenziale per Taiwan è per allontanarlo dalla Cina. Entrambe le guerre, quella attuale e quella potenziale, hanno la radice nella proiezione del blocco occidentale o imperialismo liberale. Quanto al Niger, i rivoltosi anti-occidentali che hanno assaltato l’ambasciata francese gridavano: “Viva Putin, viva la Russia, abbasso la Francia”. Da dove nasce il mito culturale dell’isolamento della Russia? Questa rappresentazione distorta nasce dall’eurocentrismo, l’idea che l’Europa sia il mondo e il mondo sia l’Europa. La guerra in Ucraina ha reso attualissima la teoria postcoloniale di Edward Said, Homi Bhabha e Gayatri Chakravorty Spivak. Questi studiosi hanno insegnato che l’Europa trasforma ciò che pensa degli altri in ciò che gli altri sono. La Russia non è ciò che pensa l’Europa, così come l’Africa, l’India e l’America Latina, non erano ciò che i colonizzatori pensavano di loro. I capi dell’Unione europea pensavano che la Russia fosse uno Stato di cartone con un esercito di sbandati che, invece, è agguerrito e organizzato; pensavano che la Russia sarebbe andata in bancarotta, ma il suo Pil cresce più di Germania e Inghilterra; pensavano che avrebbe perso la battaglia più importante a Bakhmut che, invece, ha vinto. Pensavano che la controffensiva ucraina avrebbe spazzato via i russi che, invece, sono inamovibili. L’Unione europea pensa che Putin abbia perso la guerra che, invece, sta vincendo. Lo dimostra il fatto che, dopo tre mesi di controffensiva con tutte le armi della Nato, gli ucraini siano avanzati verso il Mar d’Azov di soli dieci km, conquistando il villaggio di Robotino, mentre i russi corrono a prendersi Kupiansk con sbriciolamenti vari. Erede del colonialismo, l’Unione europea non può che avere una mentalità coloniale piena di pregiudizi verso le altre civiltà ritenute inferiori in tutti gli ambiti sociali. L’analisi scientifica dei documenti scritti non lascia dubbi sul fatto che Corriere della Sera, Repubblica La Stampa, abbiano ritratto la Russia come una civiltà inferiore rispetto all’Occidente. E poi è arrivata la realtà.