La stagione autunnale parte con i palinsesti del servizio pubblico praticamente privi degli approfondimenti in studio che hanno caratterizzato la televisione degli ultimi decenni. Una scelta che appalta il genere alla televisione commerciale

(LISA DI GIUSEPPE – editorialedomani.it) – Alla nuova Rai sovranista non servono i talk show. Il taglio del genere che ha dominato la televisione nei primi lustri del nuovo millennio mette l’ultimo punto a una tendenza che va avanti da anni, ma ha ricevuto il colpo di grazia con l’addio a viale Mazzini di Bianca Berlinguer.

La Rai decide così di rinunciare quasi interamente all’approfondimento con gli ospiti in studio, una sfaccettatura di una scelta più generale ad approcciarsi in maniera diversa all’informazione, che emerge anche dall’offerta dei telegiornali a guida sovranista. 

A guardare i palinsesti autunnali, infatti, per trovare un talk puro bisogna scorrere fino alla programmazione di Raitre: il format del mattino, tradizionalmente una “riserva indiana” della sinistra in Rai, sopravvive in mano a Roberto Inciocchi, che arriva da Sky con alle spalle una lunga esperienza di conduzione, ma soprattutto ha intervistato Giorgia Meloni durante l’ultima festa di partito di Fratelli d’Italia. 

MARTEDÌ CONTESO

Non ha trovato invece un sostituto sovrapponibile Berlinguer: al posto di Cartabianca andrà infatti in onda il nuovo programma di Nunzia De Girolamo. L’ex ministra – attualmente impegnata nella conduzione di Unomattina estate –  non è una giornalista, né la sua trasmissione è pensata per essere l’erede fedele del programma di Berlinguer. Piuttosto, l’esempio è quello di Aboccaperta di Gianfranco Funari. Il programma è una delle grandi scommesse dei nuovi vertici Rai.

L’addio di Berlinguer è arrivato a poche ore dalla presentazione dei palinsesti, e la soluzione di De Girolamo è stato un riuscito gioco di mano che ha impallinato le opposizioni che già rivendicavano quello spazio, tradizionalmente occupato dall’area dem. 

La definizione dei dettagli è ancora in corso, anche se negli ambienti di viale Mazzini si ambisce a un «saldo zero» con il peso politico di Cartabianca. Il grande protagonista dovrebbe essere il pubblico “parlante”, pronto a commentare, soprattutto nella prima parte del programma, il fatto forte del giorno, non necessariamente politico. La trasmissione sarà una produzione esterna: è Freemantle, che firmava anche Non è l’Arena di Massimo Giletti, a essersi incaricata di realizzare il programma.

Nel progetto è confluita anche una parte della squadra di Giletti, a partire dal suo braccio destro Emanuela Imparato, che ne terrà le redini insieme all’uomo Rai Gennaro Caravano, uomo Rai con un passato a Porta a Porta. Insomma, nonostante l’impegno a ridurre le produzioni esterne, uno dei progetti di punta della nuova Rai sovranista sarà realizzato fuori dai centri di produzione del servizio pubblico. Una strada che, tra l’altro, non consente a chi lavorerà per il programma di ottenere l’ambita prima utilizzazione, la matricola Rai che apre le vie della televisione pubblica per chi non è assunto. 

LAPRESSE

Ma il decollo di De Girolamo sarà complicato. Chi conosce bene i meccanismi della televisione fa notare che il programma parte tardi rispetto ai concorrenti di altre reti. Fino a ottobre a presidiare il martedì sarà infatti Sabrina Giannini con le sue inchieste a tema alimentare. Giovanni Floris riparte con Di Martedì il 19 settembre. Su Rete4, Berlinguer esordisce addirittura a inizio mese: con lei anche Mauro Corona e Alessandro Orsini.

Entrambi hanno ottenuto da Pier Silvio Berlusconi un contratto, cosa che in Rai non era successa per il politologo filoputiniano dopo una lunga discussione politica in commissione di Vigilanza: tra i più accesi oppositori all’introduzione di uno stipendio per Orsini c’era proprio il senatore azzurro Maurizio Gasparri. Resta da vedere come la sua linea controversa sulla guerra possa essere compatibile con quella filoatlantista di Forza Italia incarnata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. In comune, per il momento, c’è solo Pier Silvio. 

«Sono sempre io con la mia squadra, i miei ospiti, le domande, le curiosità e le storie che avete imparato a conoscere in questi anni» dice nel promo del programma Berlinguer, che proverà a portare il suo pubblico sulle reti Mediaset. Dove nell’ultima estate è andata in scena una riorganizzazione drastica dei palinsesti, sempre più privi, per volere di Berlusconi, di “trash”. In effetti, l’offerta informativa di Mediaset con Merlino e Berlinguer si allarga ulteriormente, mentre portano a casa la riconferma Stasera ItaliaZona bianca e Quarta repubblica

Il programma di Nicola Porro (che ha deciso di rinunciare al trasloco in Rai, anche per questioni economiche) dovrà fare i conti con le inchieste di Salvo Sottile su Raitre e, in seconda serata, con la trasmissione di Luisella Costamagna su Raidue e il programma di Francesco Giorgino sulla rete ammiraglia del servizio pubblico. Mentre Giorgino e Sottile punteranno sui servizi (con qualche ospite in studio a supporto nel caso del giornalista siciliano), Tango promette «talk, inchieste filmate, testimonianze e faccia a faccia con i protagonisti. Il ritmo della realtà». 

IL PRESIDIO DELL’INFORMAZIONE

Se il confronto in studio il lunedì sera resta quindi in mano soprattutto a Porro, anche il presidio dell’informazione durante l’access time, la fascia che si colloca tra i telegiornali e la prima serata, in Rai è sottile. Mentre sulle reti commerciali la serata inizia con Stasera Italia (al cui timone si alterneranno Berlinguer e Porro, sostituiti nel weekend da Augusto Minzolini), su La7 torna Ottoemezzo di Lilli Gruber.

Una copertura che sui canali privati, a differenza di quello che è successo in Rai, non si è interrotta nemmeno d’estate, grazie a Stasera Italia e In onda che hanno portato a casa anche ottime medie di share. Soprattutto il programma di Marianna Aprile e Luca Telese è arrivato a toccare anche punte dell’8 per cento. Sulle reti del servizio pubblico, i telespettatori (contribuenti) potranno trovare in quell’orario soltanto i Cinque minuti di Bruno Vespa – che ovviamente conserva anche la terza camera di Porta a porta – e le discussioni del Tg2 Post, entrambi programmi difficilmente troppo critici con la maggioranza. 

Un discorso simile vale per il palinsesto pomeridiano, dove l’approfondimento politico puro sopravvive soltanto nel salotto di Tiziana Panella su La7. Su Canale 5 Myrta Merlino prende le redini di Pomeriggio Cinque, aiutata da una parte della squadra che lavorava con lei a La7, anche se la maggior parte della struttura resta quella di Barbara D’Urso. Il capoprogetto del nuovo programma sarà invece di scuola Rai: Luca Mercenaro è stato a lungo autore di Mezz’ora in più di Lucia Annunziata. Il resto della struttura dell’Aria che tira, in onda sempre al mattino, resterà quasi intatta a disposizione di David Parenzo, che può contare sul capoprogetto Riccardo Zambon. Raiuno, invece, ha scelto per il pomeriggio Caterina Balivo e il suo La volta buona

Insomma, come accade nei tg del nuovo corso sovranista, la politica lascia facilmente il passo ad altri temi, con una certa tolleranza verso il nazionalpopolare. Questo nonostante il servizio pubblico abbia sempre dalla sua la stampella del canone, che renderebbe gestibili anche esperimenti politici più rischiosi in termini di share.

Di fronte agli ascolti bassi, a soffrire di più è infatti  sempre la rete commerciale. Eppure, il servizio pubblico quasi rinuncia in partenza alla gara. Il resto dell’approfondimento sopravvive così soprattutto nei format storici di Raitre: da Report Presa diretta, passando per il Tg3, Linea notte e Il cavallo e la torre di Marco Damilano.

Resta una grande incognita il destino di Massimo Giletti, che sarebbe stato approcciato dagli ambienti di viale Mazzini per alcune conduzioni spot in autunno. I vertici non negano l’interesse per il giornalista, il cui rientro in pianta stabile è fortemente sponsorizzato anche dalla Lega di Matteo Salvini. Ma prima di gennaio, verosimilmente, non si muoverà nulla.