La prima cosa che di solito facciamo al mattino è controllare come se la passa il ministro Roberto Calderoli, statista maxillofacciale. Con gioia abbiamo dunque accolto l’inizio della sua intervista di ieri […]

(di Marco Palombi – ilfattoquotidiano.it) – La prima cosa che di solito facciamo al mattino è controllare come se la passa il ministro Roberto Calderoli, statista maxillofacciale. Con gioia abbiamo dunque accolto l’inizio della sua intervista di ieri a La Stampa: “L’umore del ministro Roberto Calderoli, nel corso della telefonata, sembra ottimo, i toni combattivi, malgrado sull’Autonomia siano piovute anche in questi giorni forti critiche dalla commissione sui Lep da lui stesso istituita”. Insomma, le normali difficoltà di quando provi a fare una secessione mascherata, ma tutto sommato bene. Poche righe dopo, però, l’imprevisto: “Improvvisamente la voce si fa meno squillante, più incerta: ‘…se non mi uccidono prima’. Si apre un breve silenzio. La frase è scivolata quasi per sbaglio nella conversazione e Calderoli sembra pentito”. Il ministro è scosso: “Qualche lobby mi sta facendo capire che non è tanto gradito quello che sto facendo”. Ma come? “Chiedendomi se sono sicuro che mi convenga andare avanti, facendomi capire che forse è meglio se mi fermo”. Pare che il problema sia l’analisi delle erogazioni passate dello Stato ai territori: “Se una Procura dovesse prendere in mano quelle carte, c’è chi passerebbe qualche notte insonne”. L’unico esempio che Calderoli ci regala riguarda l’istruzione: “Il Sud riceve di più rispetto al Nord, poi però si fanno le prove Invalsi e si scopre che nel Mezzogiorno sono indietro di due anni” e qui il nostro ravvede l’esistenza o di “un reato penale” (sic) o di “un reato politico” (?). Frasi da cui si potrebbe dedurre che anche Calderoli è indietro di due anni – e non intende recuperarli – ma soprattutto che quei messaggi minacciosi potrebbero arrivare dalla lobby degli assessori all’Istruzione terroni e forse dei presidi, dei maestri e pure dei bidelli, terroni anch’essi ovviamente (e s’intende meridionali, mentre se fossero africani in calderolese si direbbe “orango”). Diamo per scontato che il ministro sia già sotto scorta, anche perché la lobby della scuola terrona è solo uno dei formidabili nemici del nostro: le minacce potrebbero arrivare – finita la pennicchella postprandiale, posati lo scacciapensieri o il putipù – da qualunque terrone sovvenzionato. Praticamente tutti, direbbe Calderoli: è il vero giallo dell’estate.