NON SOLO ARMI – A Kiev nuova campagna di reclutamento per rimpolpare le truppe. E Mosca promette bonus per chi va al fronte. Prossimo passo: la mobilitazione totale. Intanto l’offensiva ristagna

(DI ALESSIA GROSSI – ilfattoquotidiano.it) – Oltre 500mila soldati uccisi o feriti in 18 mesi di guerra su entrambi i fronti, svelava ieri il New York Times. Oltre 20mila militari da inviare al fronte ogni mese per Mosca, secondo l’intellingence ucraina, mentre Kiev ripiega sul battaglione Azov da riposizionare sulle prime linee e su una campagna che invita i cittadini a “superare le proprie paure” in una mobilitazione praticamente totale. A questo punto, il conflitto non è solo in stanca dal punto di visto strategico, che pure è una condizione ormai accertata dai vertici militari russi, quanto dagli alleati degli ucraini al Pentagono per cui una guerra lunga è immaginabile, ma solo fino all’ultimo ucraino, nonostante la conferma di appoggio arrivata di nuovo ieri dalla Casa Bianca. Sul suolo scarseggiano gli uomini, oltre che i mezzi, dunque, mentre l’autunno si avvicina e la controffensiva dell’esercito di Zelensky – a oggi, stando agli 007 Usa sentiti dal Washington Post – non sfonda a Melitopol, città chiave del sud-est del Paese. Il che significa che Kiev non riuscirebbe a raggiungere uno dei principali obiettivi della sua controffensiva, bloccare entro la fine dell’anno il corridoio terrestre che collega la Russia alla Crimea.

Il territorio occupato, infatti, ,attraverso campi minati e trincee resta ancora ben difeso dalle truppe di Mosca. L’analisi riportata dal Wp, rischia di raffreddare ulteriormente i cuori dei Paesi occidentali, nell’ultimo periodo sempre più scettici sull’efficacia della tanto annunciata controffensiva che nonostante sia sostenuta da miliardi di dollari di armi e attrezzature militari occidentali – non riesce a sfondare.

Forniture che, sebbene Zelensky continui a reclamare F-16 (ieri Danimarca e Norvegia hanno assicurato che i caccia stanno arrivando) per difendere i cieli ucraini in inverno, non si sono arenate: il punto lo ha fatto di recente Analisi Difesa, riprendendo gli annunci di aerei di combattimento Mi-24 in arrivo alle truppe ucraine dalla Difesa ceca, mentre il governo tedesco ha annunciato una nuova tranche di aiuti militari all’Ucraina che include sistemi missilistici antiaerei Iris-T SLM, 4.500 proiettili di artiglieria da 155mm, 10 radar e 4 camion. Poi ci sono i 290 milioni dalla Svezia in armi, e il pacchetto estone che si aggiunge ai 400 milioni di euro già donati all’Ucraina dal governo dell’Estonia.

A preoccupare, però, ora sono gli uomini, stando anche all’impressionante bilancio di vite umane perse al fronte fornite dai funzionari Usa seppure considerato sottostimato, dato che nessuna delle due parti in conflitto fornisce cifre ufficiali, nonché l’intensificarsi delle vittime quest’anno sul versante orientale a un ritmo costante. 
La Russia, riportano i funzionari al Wp si starebbe avvicinando ai 300mila militari persi nel conflitto: numero che include 120mila morti e tra i 170 e 180mila feriti. Cifre minori per l’Ucraina, che avrebbe lasciato sul terreno tra i 70 e i 100mila morti e 120mila feriti. Dato, specificano le fonti, da leggere tenendo presente la superiorità numerica dei russi: l’Ucraina ha infatti 500mila soldati, tra cui truppe in servizio attivo e riserve militari e paramiilitari, mentre Mosca dispone di quasi il triplo: 1.330mila uomini in servizio attivo, di riserva e paramilitari (questi ultimi quasi tutti del gruppo Wagner). Cifre comunque spaventose che già superano il numero di soldati Usa morti durante i quasi due decenni di impegno in Vietnam (circa 58mila) e quasi pari al numero di forze di sicurezza afghane uccise durante l’intera guerra in Afghanistan, dal 2001 al 2021 (circa 69mila). Ancora più impressionante il bilancio se si considera che a novembre l’ultima stima data dal generale Mark A. Milley, presidente del Joint Chiefs of Staff , aveva accertato che i soldati morti o feriti dall’una e dall’altra parte erano 100mila. Molti uomini sono finiti nel “tritacarne” primaverile di Bakmuth, per dirla con le parole del capo della Wagner, Eugeny Prigozhin. Mentre a infliggere il colpo di grazia alle truppe restanti è stata poi la controffensiva estiva particolarmente difficile soprattutto nella fase iniziale, con i soldati di Kiev non addestrati. Nelle prime due settimane, secondo i funzionari Usa sarebbe andato distrutto anche il 20% delle armi inviate a Zelensky.

Eppure, secondo gli analisti russi, è improbabile che la perdita di vite umane scoraggi Putin dal continuare il conflitto: in patria non avrebbe altra scelta che continuare a combattere, e sebbene il Cremlino sembri in qualche modo riluttante ad avviare una mobilitazione diffusa, ha alzato il limite massimo di età per gli uomini che possono essere arruolati nell’esercito. Da qui, la considerazione che se la Russia decidesse di mobilitare più persone, la sua popolazione potrebbe rapidamente sopraffare le riserve ucraine. Tuttavia, secondo il portavoce degli 007 del Ministero della Difesa ucraino, Andrei Yusov, il Cremlino si starebbe servendo di ogni mezzo, compresa la “coercizione”, per poter continuare a mandare uomini in guerra. “Ogni mese vengono mobilitate 20mila persone”, secondo Yusov che ha ricordato come Kiev rispetti la convenzione di Ginevra, ma che “l’unico modo che i soldati russi hanno di salvarsi è consegnarsi volontariamente alle forze ucraine”. Peccato che dall’altro lato del fronte la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ieri ha accusato le élite di Kiev di “approfittare del denaro del contribuente americano per la sua guerra”, abbia rivolto un identico appello ai soldati ucraini perché “puntino le armi” contro il proprio governo o si arrendano alle truppe russe, assicurando che verrà riservato loro “un trattamento umano”. Per incitare invece i suoi cittadini ad andare al fronte, il Cremlino promette bonus per ogni arma ucraina abbattuta.