Gli alluvionati già abbandonati: “Zero fondi, rischiamo collasso”. I comitati dei cittadini della Romagna colpiti dai disastri di maggio contro Meloni e Bonaccini

(DI NATASHA RONCHETTI – ilfattoquotidiano.it) – Non risparmiano nessuno. Né il governo – al quale contestano di aver stanziato fino ad ora solo 4,5 miliardi, peraltro spalmati su tre anni, a fronte di una stima di 9 miliardi di danni – né la Regione, a cui addebitano varie lacune, in particolar modo relative al “ruolo che la gestione del territorio dei passati decenni può aver avuto nel rendere la Romagna tanto vulnerabile”. L’assemblea dei comitati degli alluvionati romagnoli, a poco più di tre mesi dal disastro del maggio scorso, ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla premier Giorgia Meloni e al presidente della Regione Stefano Bonaccini. Una lettera che precede di pochi giorni la riunione tecnica convocata per il 24 agosto a Bologna dal commissario alla ricostruzione, il generale Francesco Figliuolo. Vertice che serve a decidere quali interventi sono più impellenti per rimettere in sesto strade e ponti distrutti. Una road map che non comprende gli indennizzi e che dovrà stabilire le priorità. “Gli aiuti alle famiglie che hanno perso la casa o subìto danni ingenti passano inevitabilmente in secondo piano”, dice Danilo Montevecchi, portavoce del comitato di Faenza, una delle cittadine maggiormente colpite dalle alluvioni del 3 e del 16 maggio. Dall’entroterra bolognese al Ravennate per arrivare alla provincia di Forlì-Cesena, gli otto comitati riuniti in assemblea alzano la voce a pochi giorni dallo stizzito botta e risposta tra Meloni e Bonaccini sulla ricostruzione. Voce apartitica, chiariscono dopo lo scontro istituzionale (si richiamano ai soli “valori fondamentali della Costituzione”), per denunciare l’esiguità degli stanziamenti e la lentezza nell’erogazione dei contributi.

Fino ad ora molte famiglie, ma non tutte, hanno ricevuto tremila euro, ai quali se ne dovrebbero aggiungere altri duemila. Sono i soldi stanziati dalla Protezione civile. E sono una goccia nel mare. “Il decreto del governo, convertito in legge, prevede di risarcire tutto, ma dal momento che gli stanziamenti sono spalmati su più anni di questo passo ce ne vorranno almeno otto o nove per ricostruire”, osserva Montevecchi, spiegando che i comitati hanno fatto una stima: servirebbe una media di almeno 20-30 mila euro a famiglia. E per adesso il governo, per finanziare il Cas – contributo di autonoma sistemazione – e il Cis – contributo di immediato sostegno – ha messo a disposizione appena 120 milioni di euro, a fronte di 60 mila unità immobiliari danneggiate. Una dotazione totalmente insufficiente. “Ci chiediamo quando verrà stanziata una cifra dignitosa a disposizione dei nuclei familiari colpiti, dal momento che 120 milioni di euro risultano essere troppo pochi. La drammaticità della situazione impone uno stanziamento adeguato e immediato”, scrivono i comitati.

La stima complessiva di nove miliardi di danni riguarda tutto: le opere pubbliche, le unità produttive, le abitazioni. Ma i 4,5 miliardi stanziati dal governo sono vincolati alla ricostruzione più urgente indicata da Figliuolo: le infrastrutture. E restano ancora fuori dalla partita le imprese. Quanto alla Regione, secondo i comitati, non c’è solo il tema della lentezza nell’erogazione dei contributi, lentezza che secondo Montevecchi dovrebbe impegnare Bonaccini nell’individuazione di una procedura “decisamente più rapida”. “I tragici eventi di maggio — scrivono ancora i comitati —, hanno visto emergere alcune criticità nella gestione da parte delle istituzioni locali e nella risposta da parte degli altri livelli amministrativi”. Per questo per gli alluvionati è il momento di avviare una profonda riflessione sulla gestione del territorio. “Non cerchiamo colpevoli ma chiarimenti circa le cause che hanno portato le due alluvioni di maggio ad avere un impatto tanto devastante”. Perché solo così, spiegano, “si può fare in modo che i problemi e le mancanze di ieri non rimangano identici domani”.